Paradise Murdered

Paradise Murdered, un thriller grottesco che poteva dare di più

Il film d'esordio di Kim Han-min al Florence Korea Film Fest

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Alla sezione Omaggio a Park Hae-il del Florence Korea Film Fest appartiene anche Paradise Murdered, primo lungometraggio con Kim Han-min alla regia; una pellicola diffusa negli anni con l’attributo di horror ma che lo stesso regista, durante la Masterclass dello scorso 1 aprile, ha definito ‘più un film comico di serie B grottesco e casereccio’, che anche un non amante del genere horror potrebbe apprezzare. Ecco spiegate le ragioni per cui Kim Han-min ha centrato il punto, ma anche alzato pericolosamente l’asticella delle aspettative.

Il paradiso sporco di sangue

 Paradise Murdered

La storia si svolge su un’isola con la fama di paradiso, eppure abitata da sole sedici persone a causa di strane voci sulla presenza di spiriti maligni. Dicerie non prese troppo sul serio, fin quando non spuntano fuori i corpi insanguinati di due isolani e qualcun altro, in preda al delirio, dichiara di riuscire a vedere i fantasmi.

L’atmosfera di Paradise Murdered ricorda lontanamente quella di Dieci Piccoli Indiani, e parimenti quella del più recente Glass Onion – Knives Out. La pellicola d’esordio di Kim Han-min, in effetti, è ambientata in un set malagevole e circoscritto in cui la lontananza dalla terraferma (anche visto e considerato che la storia si svolge negli anni ’80) gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della trama e influenza fortemente l’agire dei personaggi; ciò regala una sensazione simile alla claustrofobia che, da sola, pone le basi per un thriller interessante.

L’omicidio di partenza è anch’esso una saggia scelta, un espediente che mette subito in allerta lo spettatore e lo mantiene attivo; in più la regia di Kim Han-mi manifesta un solido studio pregresso e riesce a valorizzare i punti salienti del copione facendo un uso adeguato e intelligente della tecnica. Un alto livello di cura formale che ha permesso a Paradise Murdered di invecchiare in maniera eccellente e di essere godibile oggi proprio come nel 2007, anno in cui è stato distribuito per la prima volta in Corea del Sud.

Paradise Murdered, disorganico e tentennante

Paradise Murdered

Veniamo ora agli evidenti problemi del film, non gravi se considerati singolarmente ma influenti sulla qualità complessiva dell’esperienza. In primis, un finale pseudo-fantascientifico prevedibile già da subito, a dirla tutta anche un tantino forzato, e che, tra l’altro, poco si adatta all’impostazione semi-horror della scena di apertura. In secondo luogo, è palpabile l’indecisione di Paradise Murdered nel mantenere fede all’identità che si attribuisce, oscillando tra un genere cinematografico e l’altro senza riuscire ad esaltare (nonostante lo sforzo della regia) anche solo di uno le caratteristiche più cruciali.

Esempio lampante il ricorso ad una comicità inefficace di certo non artefatta visto il contesto della narrazione, ma che tende a perdersi nelle pagine del copione tra schizzi di sangue, deliri e colpi di fucile. E anche la matrice horror di stampo sovrannaturale, in Paradise Murdered, manca di incisività, poiché venduta allo spettatore come predominante ma non approfondita a sufficienza nel film: il risultato? Un horror di tentativo che di fatto non spaventa, ma si limita a incuriosire e che, al massimo, inquieta per brevi lassi di tempo.

Paradise Murdered

Paradise Murdered è in effetti, come lo stesso Kim Han-min aveva anticipato, un film grottesco adatto ai non amanti del terrore, ricco di comicità folkloristica e casareccio nella messa in scena, ma anche una pellicola incapace di lasciare il suo marchio e la cui visione soddisfa solo in alcuni momenti, col potenziale per diventare una perla nascosta ma che fallisce nel raggiungimento dell’obiettivo.

Non che ogni pellicola debba essere un capolavoro per lasciarsi guardare con piacere e più di una volta, ma viste le doti attoriali del cast (Park Hae-il più di tutti) e le possibilità di sviluppo di un’idea di base così interessante, in molti la definirebbero un’occasione sprecata. Sarà colpa delle tante pellicole che abbiamo già visto: fossimo stati in sala nel 2007, e soprattutto qualche decina di film fa, Paradise Murdered sarebbe sembrato ai nostri occhi più originale.


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Classe 1996, dottoranda in Ingegneria Industriale all’Università di Napoli Federico II, il cinema è la mia grande passione da quando ho memoria. Nerd dichiarata, accanita lettrice di classici, sogno di mettere anche la mia formazione scientifica al servizio della Settima Arte. Film preferito? Il Signore degli Anelli.

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