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Pearl, una X su Ti West

Fuori concorso a Venezia79, il prequel di "X" racconta le origini di Pearl, interpretata dall'attrice Mia Goth. Grottesco, ridondante, monotonale.

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5 minuti di lettura

Prequel dello slasher X – A Sexy Horror Story (in sala il 14 luglio 2022), Pearl racconta le origini dell’antagonista, l’anziana signora proprietaria della fattoria – insieme al coniuge Howard – afflitta da una violenta, retroattiva ossessione per Maxine (Mia Goth).

Il regista Ti West ha optato per dirigere in parallelo i due lungometraggi, consentendo al personaggio di Pearl di profilarsi alla luce e definirsi individualmente, scardinando la polarità duale edificata nel primo film (l’attrice interpretava il doppio ruolo di Maxine e Pearl).

Nella pellicola presentata fuori concorso nella 79ma edizione della Mostra, West riprende il confronto già anticipato in X tra Maxine e Pearl – la prima una novizia del porno all’alba degli anni Ottanta, la seconda un’anziana afflitta dalla bramosia di gioventù – e lo declina secondo nuove traiettorie, sollecitando una comparazione narrativa con la Pearl delle origini, aspirante ballerina sullo sfondo della prima guerra mondiale.

La Pearl di Mia Goth è una principessa sinistra

1918. All’epilogo del conflitto mondiale, al propagarsi dell’influenza spagnola, intrappolata nella fattoria di famiglia Pearl (Mia Goth) vive nel sogno di diventare una ballerina del cinematografo. L’ambizione della ragazza, in attesa del ritorno del coniuge Howard dal fronte, si scontra con la realtà decadente nella quale è costretta a vivere: il controverso rapporto con la madre, austera e per nulla permissiva, e le delicate condizioni fisiche del padre, reduce di guerra in stato vegetativo di cui Pearl deve occuparsi quotidianamente.

Ambigua, enigmatica, dalle necessità materiche e inverosimilmente brutale, Pearl respira alla ricerca di una vita affascinante, fugge il rifiuto e la logica del “questo è quanto”, mossa dall’urgenza di allontanarsi il prima possibile dalla vita logora fino ad ora conosciuta, inidonea per una persona speciale come lei.

Il diktat repressivo indotto dalla famiglia incide sul temperamento maligno della ragazza, disposta ad annientare ogni ostacolo che sia di intralcio per la sua scalata al successo.

Uno spot in technicolor, ma il Texas non è Oz

Pearl non è un film, ma una successione di fotogrammi in movimento trainati da una regia didascalica d’esecuzione. Ridondante, eccessivo, lacunoso nella struttura, il prequel di West è però un omaggio visibile al Technicolor (immersivo se ci si lascia conquistare dalla soundtrack orchestrale tardo-romantica di Tyler Bates) che riprende l’atmosfera di classici per famiglie come Mary Poppins e Il mago di Oz per virarla in chiave sinistra: esplicito riferimento, la scena in cui Pearl simula un rapporto sessuale con uno spaventapasseri. “Pearl non è necessariamente una persona cattiva, uccide le persone solo perché si mettono in mezzo al suo sogno” sostiene Mia Goth.

Pearl ha coscienza di sé, della propria natura incline al male, alla ricerca costante di qualcuno che la liberi dal senso di oppressione per una vita non all’altezza delle sue ambizioni di fama.

Se in X – A Sexy Horror Story Pearl emergeva fioca sotto centimetri di trucco prostetico, in Pearl angoscia e afflizione fluiscono dall’abbagliante splendore della giovinezza: Pearl subisce la pressione di non essere vista, il tormento di non riuscire a conquistare la vita desiderata.

In questo senso, l’incontro con il proiezionista (David Corenswet) è illuminante, poiché primo a prendere in considerazione la sua prospettiva. Qui si rinverdisce e anticipa la centralità che l’industria pornografica assume in X, nell’attrito tra censura e sessualità disinibita al tramonto dei Settanta.

Dall’eredità nostalgica nell’estetica emulativa dei low-budget (The Texas Chainsaw Massacre) per X, Eliot Rockett passa allo smalto brillante del Technicolor, guardando indietro ai melodrammi di Cukor, Sirk e Ophüls, per invocare un contrasto tra le atmosfere idilliache e il sottotesto creepy del lungometraggio: un’eroina Disney ritratta nella malignità dei propri abissi.


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25, Roma | Scrittrice, giornalista, cinefila. Social media manager per Cinesociety.it dal 2019, da settembre 2020 collaboro con Cinematographe per la stesura di articoli, recensioni, editoriali, interviste e junket internazionali.
Dottoressa Magistrale in Giornalismo, caposervizio nella sezione Revisioni per NPC Magazine, il mio anno ruota attorno a due eventi: la notte degli Oscar e il Festival di Venezia.

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