Percoco – Il primo mostro d’Italia è la pellicola d’esordio di Pierluigi Fernandini in uscita nelle sale della penisola il 17 aprile 2023.
Il film, prodotto da Altre Storie in collaborazione con Rai Cinema, vede come protagonista Gianluca Vicari nei panni di Franco Percoco, il killer barese responsabile della strage dei propri familiari e passato alla storia come uno dei primi “mostri” del secolo scorso.
Percoco – Il primo mostro d’Italia, una storia crudelmente vera
Il film racconta la storia di Franco Percoco, giovane studente ventiseinne, che sembra condurre una vita apparentemente ordinaria nella Bari del 1956. Ben vestito e sorridente, Franco si muove per le vie della città insieme ai suoi amici e alla sua ragazza Tina (interpretata da Rebecca Metcalf), con la quale progetta di sposarsi. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando, dopo una notte di tempesta, i genitori di Franco spariscono improvvisamente insieme al figlio minore Giulio, ragazzo affetto dalla sindrome di Down.
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La scomparsa, inaspettata a tutto il vicinato, viene giustificata dallo stesso Franco che dichiara di avere accompagnato durante la notte la propria famiglia al treno in partenza per Montecatini, meta in cui la famiglia era solita recarsi per cure termali. I vicini sembrano convincersi delle parole di Franco, nonostante una strana puzza inizi a diffondersi per tutto il condominio…
Ricostruito sulle vere documentazioni e testimonianze dell’epoca, Percoco – Il primo mostro d’Italia, focalizza l’attenzione della narrazione sui 12 giorni in cui il giovane Franco ha convissuto con i cadaveri della propria famiglia, cercando di sottolineare i tratti caratteriali del protagonista e dei suoi disturbi paranoici.
Percoco – Il primo mostro d’Italia, una chiave troppo “soft”
Nonostante le ottime ricostruzioni e una storia dal buon potenziale, il problema principale della pellicola risiede nella mancanza di coraggio da parte del regista e dei produttori di rendere il film realmente incisivo, scegliendo di “attutire” i toni ed evitando la possibilità di inserire elementi realmente disturbanti all’interno della messa in scena.
Pur divenendo questi più presenti durante l’ultimo atto della pellicola, risultano però essere fin troppo tenui in tutto lo svolgimento della narrazione: siamo infatti ben lontani dagli echi polanskiani di film come Repulsion o L’inquilino del terzo piano, riferimenti cinematografici essenziali che avrebbero potuto donare all’opera di Fernandini un climax costante di paranoia e di ansia, finalizzato a coinvolgere emotivamente lo spettatore.
La scelta di indorare la pillola (forse attribuibile più ai produttori della pellicola, che al regista stesso) diviene invece così un punto debole che rende Percoco – Il primo mostro d’Italia un film privo di tensione e, a tratti noioso.
Una chiave soft che, oltre ad ammorbidire il lato dark della storia, sembra quasi essere volutamente conservatrice (come nel caso delle scene di sesso, sempre ben attente a non mostrare assolutamente niente che possa risultare “scomodo”) e poco interessante.
Percoco – Il primo mostro d’Italia, qualche pregio tra tanti difetti
Nonostante il poco coraggio, il regista dimostra comunque di avere una buona mano, sfruttando la cura della messa in scena e cercando di valorizzarla grazie alle riprese dettagliate dei vari elementi presenti nell’arredamento della casa del protagonista. Sono presenti anche alcune buone intuizioni nel modo in cui Fernandini immortala le ambientazioni esterne della città, cercando di restituire allo spettatore l’atmosfera tipica del dopo guerra. Una buona prova che, nonostante qualche sporadico errore, si pone come il punto di forza principale della pellicola.
Discreta, seppur non eccelsa, anche la fotografia che da il proprio meglio nelle scene notturne all’interno dei bordelli in cui il protagonista si reca in cerca di sesso, caratterizzate da tagli di luce di colori differenti che sembrano sottolineare il dualismo della personalità del giovane.
La recitazione dei vari attori, invece, non sempre risulta convincente. Sebbene infatti Gianluca Vicari riesca a donare al proprio personaggio una personalità piuttosto credibile, alcuni dei comprimari faticano a causa di uno stile eccessviamente sopra le righe. L’esempio più lampante è l’interpretazione di Rebecca Metclaf nei panni di Tina che, enfatizzando troppo il proprio ruolo, non appare capace di trasmettere empatia allo spettatore.
Sconsiderato è anche l’uso della colonna sonora: quasi onnipresente, la composizione musicale si appoggia su riferimenti canonici che finiscono inevitabilmente per invecchiare la pellicola, affidandosi a interventi prevedibili e fin troppo retorici all’interno di un film che dovrebbe cercare di investire la propria forza nella costruzione della tensione, sfruttando i silenzi o i vari rumori ambientali.
Percoco – Il primo mostro d’Italia, un’occasione persa
In conclusione, si può affermare che Percoco – il primo mostro d’Italia sia un film che, nonostante le buone potenzialità, non riesce a risultare davvero convincente.
Un vero peccato per un film che , con un po’ di coraggio in più, sarebbe riuscito a divenire un’opera notevole di spicco nel panorama italiana e che invece, purtroppo, non resta altro che un’occasione persa.
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