Diretta da David Lowery, la nuova rivisitazione live action di Peter Pan & Wendy è disponibile su Disney+ dal 28 aprile. Quella di Peter Pan è una storia tra le più conosciute e revisionate sul grande schermo, ma che proprio per questo, forse, è arrivata alla fine del suo potenziale.
Peter Pan & Wendy, la storia già conosciuta
La trama è sempre quella: Wendy Darling (Ever Anderson) non vuole lasciarsi alle spalle il mondo giocoso in cui è cresciuta per diventare adulta e viene trovata e “salvata” da Peter Pan (Alexander Molony), eterno bambino di Neverland, che con l’aiuto della polvere magica la fa volare oltre la seconda stella a destra. Insieme ai fratelli John (Joshua Pickering) e Michael (Jacobi Jupe), Wendy combatte al fianco di Peter contro i pirati e racconta storie ai Bimbi Sperduti.
L’antagonista Capitan Uncino, interpretato in questa moderna versione da uno splendido Jude Law, questa volta ci racconta un po’ più di sé. Ripercorriamo infatti la sua origin story, chi era, come è diventato il capitano dei pirati e quale rancore lo spinge a battersi contro Peter Pan ogni giorno che passa.
I punti a favore del remake
Nonostante la già vista e rivista storia, Lowery ha tentato di apportare alla trama una sfumatura altrimenti quasi sempre marginale: l’origine della rivalità tra Peter Pan e Capitan Uncino. Il pirata, si scopre infatti, un tempo era amico di Peter, anzi, era il suo migliore amico. A causa di uno scontro, poi, i due si sono allontanati e Uncino è stato bandito da Neverland, dove ha fatto ritorno solo qualche tempo più tardi, quando, ormai cresciuto, ha salpato le acque dell’Isola che non c’è insieme alla flotta che gli fa da famiglia.
Il tema della famiglia è qui centrale: Uncino narra di essere tornato da Peter Pan proprio in nome dell’amicizia. Una volta rientrato nel mondo-vero, il tempo però era ormai passato e Uncino aveva faticato a ritrovare la sua famiglia, motivo per cui è finito poi con i pirati, i quali invece lo hanno accolto e accudito. Crescendo, è diventato “cattivo” perché circondato da persone cattive. La scelta tra giusto e sbagliato è un argomento sul quale riflettono insieme Uncino e Wendy mentre quest’ultima è tenuta prigioniera sulla nave pirata; lei sostiene che la sua voglia di vendetta e la cattiveria che lo contraddistinguono derivino dal fatto che sia diventato adulto guardando a modelli sbagliati, mentre lui ribatte che tra bene e male un bambino non è in grado di trovare una distinzione, se non a posteriori, quando da adulto si guarda indietro ripercorrendo la propria strada.
La crescita è infatti un altro fondamentale argomento della storia di Peter Pan. Guidati dagli occhi di Wendy, attraverso le sue parole impariamo cosa vuol dire diventare grandi: se dapprima l’essere adulti era un mostro dal quale fuggire, alla fine del film è un’avventura da accogliere a braccia aperte.
I pro di Peter Pan & Wendy sono dunque, in generale, quelli del romanzo originale, se non che in questa versione vengono dispiegati innanzi alle menti fresche dei bambini-spettatori in modo abbastanza soddisfacente, semplice e chiaro. Si cerca di far passare l’idea che un modo giusto di diventare adulti non esista, per cui la paura di crescere è giusto che venga messa da parte per far spazio alla voglia di andare incontro a un’avventura meravigliosa.
Cosa non convince di Peter Pan & Wendy
Per quanto affascinante il mondo di Neverland sia, in questa versione tutto appare piatto. Non ci sono sirene, se non un accenno vaghissimo, non ci sono altre fate al di fuori di Trilli, la ciurma di Capitan Uncino è una miscela di personaggi senza carattere così come lo sono i Bimbi Sperduti e Giglio Tigrato. La stessa Wendy, oltre ad avere un chiaro sviluppo positivo, non si sbilancia in nessun senso; Peter Pan resta un bambino arrogante che combatte da solo senza riconoscere, se non proprio alla fine, l’aiuto che gli viene costantemente offerto dagli amici. Sono dunque personaggi incolori a dare forma alla storia, così come senza quel briciolo di magia è tutto il resto.
Wendy arriva all’Isola che non c’è che già conosce tutto, non si meraviglia praticamente di nulla. L’aggiunta del suo nome accanto a quello di Peter nel titolo del film faceva credere che sarebbe stata meglio esplorata dal punto di vista introspettivo la sua figura, invece delineata soltanto in modo opaco e poco profondo. Inoltre, il momento che avrebbe dovuto segnare il suo passaggio da bambina ad “adulta”, mentalmente si intende – quello in cui lei e Peter si ritrovano a fare da genitori ai Bimbi Sperduti – viene completamente tralasciato. Non sono chiari alcuni riferimenti temporali e il racconto che si crea ruota attorno soltanto al clangore delle spade tra i due protagonisti. Un punto che poteva essere buono, anche perché interessante da scoprire, ovvero che nel mondo magico al di là del Big Ben di Londra tutto si muove in funzione di questa ancestrale rivalità, resta invece nel limbo dell’irrisolutezza.
Hook (1991) di Steven Spielberg, Peter Pan (2003) di P. J. Hogan e anche Wendy (2021) di Zeitlin, avevano già sondato magnificamente il terreno. Quello che resta di Peter Pan & Wendy è un’innovazione che manca, distribuita a sprazzi lungo una storia tratteggiata a singhiozzi.
Peter Pan & Wendy, sì o no?
No, purtroppo. Le intenzioni erano buone e la recitazione generale è notevole, ma la riuscita non è meritevole di lodi. Un remake non necessario e sfortunatamente poco memorabile.
Negli ultimi anni, la Disney si è lanciata in questo percorso di rinascita, che non sempre è riuscito a fare centro. Da Il libro della giungla (2016) a Mulan (2020), passando per Lilli e il vagabondo (2020), i classici disneyani sono tornati al centro dell’attenzione cinematografica impersonati da celebri attori e arricchiti da nuove tecniche CGI. Aladdin aveva approfittato di Will Smith nei panni del genio e La bella e la bestia ha visto ingaggiata la magnifica Emma Watson come nuovo volto di Belle; Dumbo con Tim Burton e Crudelia con Emma Stone hanno permesso un grande guadagno alla Disney, ma erano davvero necessari? Sicuramente fanno scena, e audience, perché chi ha amato l’originale andrà a vedere la versione più recente, seppur scettico; ciò però non toglie che il paragone con la fonte primaria verrà fatto, volente o nolente, e nella maggior parte dei casi non sarà all’altezza delle aspettative.
I remake live action, dunque, restano ancorati a un dubbio: sono il prodotto di un’originalità scarseggiante o quello di un bisogno innato di tramandare grandi classici? Vogliamo credere alla seconda opzione, anche se oltremodo stanchi e delusi – finora.
Seguici su Instagram, Tik Tok, Twitch e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!