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Piggy, il bullismo ha le ore contate

In sala l'ottimo esordio iberico, dove la rivalsa sociale assume sembianze splatter

9 minuti di lettura

Piggy l’esordio cinematografico del regista e scrittrice spagnola Carlota Pereda, è fuori nelle sale italiane dal 20 luglio 2023.

Basato sul precedente cortometraggio omonimo della regista, vincitore del premio Goya 2019, Piggy è un’opera cruda, fatta di sangue e carne, che trae la propria forza da tematiche sociali importanti come bullismo e emarginazione sociale.

Piggy, la violenza rinchiusa in una singola parola

piggy film tratto dal romanzo premio goya 2019

Il film ci racconta la storia di Sara (Laura Galán), un’adolescente spagnola sovrappeso che, tra lo studio e il lavoro nella macelleria dei propri genitori, vive la propria vita in un piccolo paese situato nella campagna spagnola. Solitaria e impaurita, Sara tiene perennemente lo sguardo rivolto verso il basso con indosso un paio di cuffie utili a isolarla dal mondo esterno; una realtà che sembra essere sempre in agguato, pronta ad aggredirla e ferirla. La giovane ragazza è, infatti, spesso preda di costanti episodi di bullisimo da parte di alcune ragazze del luogo, che la scherniscono attribuendole il nomignolo “Piggy”, derivato a causa del suo aspetto fisico.

Un giorno, durante un bagno nella piscina del piccolo paese, Sara incontra uno strano uomo silenzioso (Richard Holmes) che si ritrova ad assistere all’ennesimo episodio di violenza nei confronti della giovane. Ma, oltre a prenderla in giro, le tre ragazze addirittura le la borsa e i vestiti. Disperata, Sara torna verso la propria dimora in lacrime subendo le urla violente di chi incontra lungo la strada. Cercando rifugio in una piccola via sterrata, scoprirà di colpo una scomoda verità riguardo al destino delle tre ragazze e di quello strano uomo conosciuto poco prima in piscina. Una verità macchiata di sangue, come quello impresso contro il finestrino posteriore del furgone dell’uomo.

Il dolore dell’emarginazione

Piggy nel ruolo di Sara in una scena del film

Grottesco e inquietante, Piggy risulta essere un film decisamente interessante grazie alla propria messa in scena e all’ambientazione circostante in cui è immerso. Il realismo della campagna e della provincia spagnola si rivela essere, infatti, un’ottima cornice per la narrazione di una storia che vive di sguardi e sussurri. Attimi che sembrano rincorrere costantemente la protagonista indiscussa del film.

Ogni abitante del piccolo paese è per Sara un pericolo: i loro sguardi, le loro parole e il loro giudizio sono armi pronte a infliggerle ferite che cerca di curare tramite l’auto-isolamento e il nutrirsi compulsivamente con dolci e bevande gassate. Neppure la propria famiglia è per Sara un rifugio sicuro. Il comportamento della madre Asun (Carmen Machi) possessivo e severo e l’incuranza del padre, sono ulteriori catene che fanno vivere la ragazza in un costante senso di prigionia e di immobilità.

L’incontro con lo strano uomo sconosciuto diventa così il primo appiglio per la giovane per sperimentare una forma di umanità. Nello sguardo dell’individuo misterioso, Sara non trova giudizio né disprezzo bensì una forma di comprensione basata sulla consapevolezza che entrambi condividono il destino di essere due emarginati. Due freaks, reietti confinati ai bordi di una società abituata a guardare con sospetto e malignità chi sembra essere diverso. L’uomo però, a differenza di Sara, ha deciso di reagire a questo mondo ribaltando i ruoli e trasformando così carnefici in vittime.

Ma per quanto gli atti dell’uomo possano risultare brutali, non sono questi a far funzionare l’aspetto orrorifico del film. Questa caratteristica, affonda le sue radici, invece, nelle paure sociali racchiuse nella protagonista. Tutta la tensione, infatti, viene costruita sul continuo senso di pericolo provato da Sara (e magistralmente restituito dall’ottima interpretazione della Galán) nell’essere perseguitata da ciò che la circonda: durante la visione, anche lo spettatore si sente così spaventato, immerso nel rischio costante di essere aggredito, bullizzato, preso di mira dai sorrisi beffardi e sguardi malevoli pronti a ferirci.

Grazie a questa costruzione narrativa, si sviluppa dunque un interessante ribaltamento di ruoli che rende “mostruosi” i personaggi più comuni e più umani coloro che vengono invece etichettati “diversi”, come la protagonista e il killer misterioso.

Non mancano in questi alcuni riferimenti ad altre opere: se lo scenario bucolico spagnolo può ricordare l’ambientazione di alcuni film come Non aprite quella porta, l’immagine della protagonista totalmente cosparsa di sangue riporta inevitabilmente alla memoria Sissy Spacek in Carrie – Lo Sguardo Di Satana, di Brian De Palma. Altro racconto che, seguendo la filosofia del romanzo di Stephen King, punta il dito contro la violenza sociale e il bullismo, piaga mai affrontata seriamente dalle istituzioni.

Ma a differenza di quanto avviene in Carrie, la regista sceglie per la protagonista una strada differente. Evitando il cliché della vendetta, Pereda sceglie di sviluppare il personaggio di Sara non intorno all’odio per il prossimo, bensì attorno al rispetto verso sé stessa e alla ricerca di una propria forza interiore che possa portare a una reazione nei confronti del mondo circostante.

Piggy, un’opera che non nasconde la sporcizia sotto il tappeto

piggy la famiglia di Sara in una scena del film

Un aspetto decisamente funzionante del film è senz’altro la voglia da parte della regista di mettere in scena un’opera che “non nasconde la sporcizia” ma che, a suo modo, la mette in risalto per sfruttarne la potenzialità.

La carne umana, le frattaglie di animali macellati, il sangue, il cibo eccessivamente abbondante, i rifiuti lasciati lungo le rive del fiume, sono elementi che conferiscono alla pellicola un’identità particolare e densa di realismo, grazie anche all’abilità della regista di muoversi in questo ambiente con una regia fluida e ben calibrata.

Quest’ultima infatti si avvale saggiamente di movimenti di macchina differenti tra loro a seconda di ciò che la narrazione ci vuole trasmettere: particolarmente interessante tra questi è l’uso della soggettiva durante l’episodio di violenza in piscina, che riesce a restituire lo spettatore il dolore e il senso di angoscia provati dalla protagonista.

Notevole sul fronte tecnico anche la fotografia di Rita Noviega, capace di sfruttare l’uso del controluce per definire i contrasti interni alla narrazione, e quello della penombra per risaltare, invece, alcuni elementi presenti negli allestimenti interni.

Un esordio interessante, tra sangue e grida

Piggy Sara nella locandina ufficiale del film

Seppur non privo di difetti, Piggy si rivela essere dunque un’ottima prova d’esordio. Un film dal forte potenziale narrativo che si avvale di ottime interpretazioni recitative da parte di tutto il cast, prima su tutte la protagonista Laura Galán.

Un’opera matura e particolare che fa intuire le potenzialità di Carlota Pereda, una regista che, se giocherà bene le proprie carte, potrebbe farsi spazio come una tra le più interessanti autrici dei prossimi anni.


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Nato nel 1993 , giusto in tempo per vedere Pulp Fiction l’anno dopo. 
Sono un musicista che ha una passione patologica per il cinema. Adoro la sala e sono fermamente convinto che debba esistere un girone infernale per quelli che parlano a voce alta durante il film. Scrivo, vivo, faccio cose, vedo gente.

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