Grazie all’encomiabile progetto di CAT People, neonata casa di produzione indipendente italiana, ritorna al cinema in un’edizione restaurata in 4K Profondo rosso, uno dei più grandi capolavori del maestro del brivido Dario Argento.
Vero e proprio caso cinematografico del 1975, nonché caposaldo conosciuto e ammirato da tanti registi, Profondo rosso è un imperdibile thriller dalle venature barocche e iper-razionali, impreziosito da una colonna sonora che ha fatto scuola.
La trama di Profondo rosso
In una Roma ora dechirichiana ora hopperiana, dove dominano incontrastati il grottesco e la solitudine, il pianista Marc Dely (David Hemmings) assiste involontariamente all’omicidio di una medium (Masha Méril). Deciso a indagare sul misterioso delitto, Marc trova l’aiuto di un’affascinante giornalista (Daria Nicolodi) con la quale scopre che la morte della medium è incredibilmente collegata a un altro omicidio, ancor più terribile, compiuto molti anni prima. A contrastare le indagini della coppia, c’è però un insospettabile assassino intenzionato a insabbiare la verità con qualunque mezzo e, soprattutto, ammazzando senza pietà. Riuscirà Marc a fare luce sulla faccenda?
Perché rivedere Profondo rosso
Dopo il non molto edificante Le cinque giornate, che secondo le intenzioni di Argento doveva essere un audace esperimento in salsa storico-grottesca, Profondo rosso è di certo l’esito naturale di una certa innovazione stilistica e narrativa cominciata con L’uccello dalle piume di cristallo, altro grande film del regista datato 1970. Ambientazioni naïf, ritmo non di rado sincopato e atmosfere perturbanti rappresentano ancora oggi il marchio di fabbrica di quasi tutta la filmografia di Dario Argento, il quale con Profondo rosso raggiunse di certo la consacrazione assoluta presso il grande pubblico. Il film, infatti, fu un vero e proprio trionfo della stagione cinematografica 1974-1975.
Non sono affatto poche le caratteristiche che rendono il film di Argento un ineguagliabile cult del cinema italiano e non. Si consideri innanzitutto la regia assolutamente innovativa del regista italiano, in grado di destrutturare con uno stile già parecchio consolidato alcuni veri e propri topos di un certo cinema delle indagini. Avvalendosi di un attore – il britannico David Hemmings – che con Blow-up già si era presentato al grande pubblico come detective improvvisato ma altamente intuitivo, il regista romano crea le condizioni ideali per il proliferare di una storia che, al contrario del capolavoro di Antonioni, ha tutte le intenzioni di suscitare manifestamente l’orrore.
Per farlo, oltre al copioso utilizzo di sangue – sono di certo presenti qui i primi chiari aneliti di cinema pulp -, Argento non dimentica di sollecitare quel senso che dopo la vista è maggiormente coinvolto nel processo che conduce allo spavento: l’udito. Su consiglio del collaboratore Carlo Bixio e di Daria Nicolodi, qui in uno dei suoi primi e più importanti ruoli, il regista romano affida la colonna sonora di Profondo Rosso ai Goblin, un emergente gruppo rock progressivo. Originalmente integrate alle composizioni jazz-rock di Giorgio Gaslini, le musiche dei Goblin si rivelano sin da subito un valore aggiunto al film, nonché infernali traghettatrici verso una dimensione tanto moderna quanto angosciante.
Profondo rosso, un film seminale
Ispirata in parte al motivo principale de L’esorcista, la colonna sonora dei Goblin ha a sua volta ispirato tanti altri musicisti e cineasti; il più famoso, forse, il regista americano John Carpenter, il quale ha pubblicamente dichiarato di aver subito l’influsso della magnetica colonna sonora della band romana in uno dei suoi film di maggior successo: Halloween – La notte delle streghe. Che esista dunque una sorta di fil rouge che, collegando due pietre miliari del genere horror come L’esorcista e il primo capitolo della saga di Halloween, passa per Profondo rosso, fa capire quanto il film di Argento meriti un’attenzione del tutto particolare.
L’elenco di ammiratori è lungo: oltre a Quentin Tarantino, che più di una volta ha annoverato Dario Argento come uno dei suoi registi preferiti, figura – guarda caso – uno degli allievi più famosi del papà di Pulp Fiction: Eli Roth. Creatore dell’universo orrorifico di Hostel, Roth considera il regista di Profondo rosso suo vero e proprio nume tutelare, artefice di una grammatica del cinema horror dove sangue, delitti efferati e una certa propensione al sadismo rappresentano forse i lemmi più articolati e complessi. Una grammatica ancora oggi consultata da registi affermati come Luca Guadagnino, James Wan e Gaspar Noé.
Una visione ancora oggi suggestiva
Sebbene sia trascorso quasi mezzo secolo dalla sua uscita in sala, Profondo rosso è un film che non ha perso nulla della sua potenza visiva e narrativa. Alcuni elementi appariranno di certo un po’ vintage; basti pensare al rosso accesissimo del sangue delle vittime o alla narrazione non poche volte frammentaria, quest’ultima sorprendentemente ispirata alla stagione della Nouvelle Vague. Eppure, il capolavoro di Dario Argento non smette di suscitare un interesse vivido e per nulla convenzionale, alimentato da una filmografia che, pur contando negli anni qualche grosso scivolone, ha spesso regalato agli spettatori esperienze spiccatamente immersive e sensoriali.
In tal senso, sono abbastanza chiare le ragioni che hanno portato la CAT People a “scommettere” ancora una volta su Profondo Rosso. È forse proprio sul solco di tali motivazioni se è prevista prossimamente da parte della casa di produzione sarda una nuova edizione in 4K di un’altra perla senza tempo del genere horror: l’indimenticabile e scandaloso Cannibal Holocaust del compianto Ruggero Deodato.
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