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La prospettiva forzata: questione di punti di vista

Tutti i segreti di una magia del cinema

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8 minuti di lettura

La prospettiva forzata potrebbe sembrare qualcosa di molto lontano dal nostro immaginario e di difficile comprensione. Se è la prima volta che si sente questo termine si potrebbe pensare che sia una strana illusione ottica usata e applicabile solo dai registi per rendere una certa prospettiva all’interno di una pellicola. Indubbiamente è così ma è molto vicina alla nostra comprensione, anche più di quanto immaginiamo.

La famosissima foto fatta per “prendere” o “tenere” la Torre di Pisa quando si va a visitare la meravigliosa città toscana è un esempio di ciò che andremo a spiegare oggi: La prospettiva forzata ovvero un effetto in-camera creato usando la fotocamera. Questo effetto ottico è in grado di ingannare la vista dello spettatore dando vita ad una spettacolare e cinematografica illusione ottica che rientra a pieno titolo nel campo degli effetti speciali.

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Cos’è la prospettiva forzata?

La prospettiva secondo la definizione della Treccani è la rappresentazione degli oggetti nello spazio in modo da raggiungere l’effetto della terza dimensione; in arte il termine viene usato per indicare i diversi modi di rappresentazione dello spazio secondo i principi scientifici dell’ottica.

La prospettiva forzata è invece una specie di “forzatura” di queste regole scientifiche, ed è creata giocando e manipolando la prospettiva e di conseguenza “ingannando” l’occhio di chi guarda, per far apparire un personaggio più grande rispetto alla sua altezza normale o, al contrario, più piccolo. La prospettiva forzata però non si occupa solo di distorcere l’altezza di un personaggio per farlo apparire diverso ai fini della narrazione ma può intervenire anche su un luogo per farlo sembrare più grande, più piccolo o più esteso di quanto non sia normalmente.

La stanza di Ames: come realizzare la prospettiva forzata

Prospettiva forzata

Un modo efficace per comprendere a pieno ciò che stiamo spiegando è usare come modello la stanza di Ames, una stanza di forma trapezoidale con soffitto e pavimento inclinato a seconda della profondità della stessa. Osservando l’immagine possiamo dedurre che nel punto rosso, ovvero l’angolo più in profondità della stanza, la persona sembri più piccola perché è più distante rispetto al punto da cui si osserva, mentre nel punto verde, l’angolo più vicino al punto da cui si osserva, la persona sembra decisamente più grande. Quindi per rendere l’illusione ottica abbiamo due diverse profondità, anche se dal punto di vista di chi guarda sembra che i due individui stiano sullo stesso asse.

La prospettiva al cinema

Per continuare la spiegazione immaginiamo al posto del punto di osservazione una macchina da presa e otteniamo la prospettiva forzata all’interno del cinema, dove la camera è il nostro occhio, il nostro punto di vista sulla pellicola, e il regista ci fa vedere esattamente ciò che lui intende farci vedere. Una magia che solo il cinema ci può dare, anche attraverso alcuni sorprendenti effetti speciali.

Per realizzare la prospettiva forzata all’interno di un film un personaggio deve mettersi più vicino alla camera per risultare più grande, e uno più lontano per risultare più piccolo. Al fine di dare l’illusione che i due personaggi si trovino sullo stesso asse, e quindi uno di fronte all’altro, i due non devono mai guardarsi negli occhi mentre parlano, ma fissare davanti. Spesso nelle pellicole, per rendere l’effetto ottico, entrano in gioco anche alcuni strumenti scenografici, come vedremo in maniera più approfondita nel caso della trilogia del Signore degli anelli e de Lo Hobbit.

Peter Jackson maestro della prospettiva forzata

Prospettiva forzata

Le atmosfere create da Tolkien nei suoi libri e le innumerevoli creature nate dalla sua penna sono state portate in vita dal regista Peter Jackson che in materia di effetti speciali non si è certamente risparmiato sia per quanto riguarda la trilogia del Signore degli anelli sia per quella de Lo Hobbit, vincendo due oscar per i miglior effetti speciali in entrambi i film.

Oggi sveleremo come Jackson sia riuscito a giocare con la prospettiva forzata al fine di narrare le vicende della Terra di mezzo, affasciando il mondo intero e regalando atmosfere magiche allo spettatore. La prospettiva forzata è usata da Jackson con una camera che si muove, non statica, ciò rende le cose decisamente più complesse poiché si deve tenere l’illusione anche quando il personaggio si muove.

Nella foto vediamo come sia stato realizzato un tavolo molto particolare con alcune parti sottratte e alcune aggiunte al fine di far apparire Gandalf (Ian McKellen), situato più avanti, più alto essendo un Maiar, mentre Frodo (Elijah Wood), più basso essendo un Hobbit. Gli Hobbit secondo la penna di Tolkien dovrebbero essere alti circa 1 metro e 20.

Prospettiva forzata

La stessa magia viene applicata nella scena in cui troviamo Gandalf e Frodo in sella ad una carrozza, realizzata in prospettiva per rendere le due diverse altezze Un altro oggetto scenico realizzato ad Hoc per permettere all’illusione di fare il suo compito.

Il fascino della prospettiva: Harry Potter e molti altri

Lo stesso modus operandi fin ora mostrato e spiegato lo troviamo all’interno di altre pellicole importanti. Tra queste abbiamo Elf e Eternal Sunshine of the Spotless Mind con protagonisti Kate Winslet e Jim Carrey. La prospettiva forzata qui la ritroviamo in una specifica scena del film. Oltre a queste ed altre pellicole al fascino della prospettiva è caduta anche la saga di Harry Potter.

Prospettiva forzata

Questo è il corridoio del Paiolo Magico realizzato grazie alla prospettiva. L’effetto ottico in questo caso dà al corridoio della taverna/albergo per maghi un aspetto decisamente traballante, instabile e fa sì che esso risulti sullo schermo più esteso di quanto realmente sia, dando l’illusione che il corridoio possa essere potenzialmente infinito.


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Giulia, classe '98, milanese ma con radici ben salde nella mia Campania. In generale mi piace definirmi una persona molto curiosa e che si appassiona facilmente alle cose. Mi affascina tutto ciò che regala un' emozione, scrivo per vedere i miei pensieri e poter sviluppare un mio punto di vista sulle cose.