Due topolini caddero in un secchio pieno di panna; il primo topolino si arrese subito e annegò, il secondo topolino non voleva mollare si sforzò a tal punto che alla fine trasformò quella panna in burro, e riuscì a saltar fuori; signori da questo momento io sono quel secondo topolino
Frank Abagnale Sr. (Christopher Walken)
Nasce come consiglio ma diventa mantra. La vita di Frank Abagnale non è raccontabile in poche righe e probabilmente non è bastato nemmeno un film. Ma se doveva essere raccontata, Steven Spielberg, come spesso gli capita, l’ha fatto nel mondo giusto. Prova a prendermi fu girato nel 2002 in 52 giorni attraverso 157 location sparse nel Nord America.
Un tour de force che mira a raccontare un Paese che forse oggi non esiste più, ricco di sogni e speranze nate con la fine della guerra. Gli anni ’60 furono la rinascita per molti Paesi, ma l’America fece da portavoce, raccogliendo il peso dell’egemonia e presentandosi al mondo come modello da imitare. Negli anni, questo ruolo di esempio è andato scemando, forse perché l’idea che stava alla base si è rivelata meno nobile di quanto si credesse o forse perché negli anni le priorità sono diventate altre.
Un film che risulta attuale proprio perché non lo è, ma può essere usato come una fotografia, da guardare per capire com’era, com’è e come sarà.
Il cinema incontra Frank Abagnale
La storia di Frankie (Leonardo Di Caprio) diventa interessante sin dai primi anni di scuola, le difficoltà economiche del padre portano i genitori al divorzio. Consapevole della situazione familiare, cresce la paura e il senso di smarrimento, così il ragazzo sceglie di scappare con pochi soldi in tasca.
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È qui che il genio incontra la necessità, comincia falsando assegni della Panam, nota compagnia aerea americana, fino a diventarne pilota; non appena le acque iniziano ad essere troppo impetuose muove verso nuove rotte, falsifica una laurea in medicina e si finge pediatra. Trova l’amore in un’ingenua infermiera e per convincere la famiglia della ragazza a sposarlo, studia due settimane e supera l’esame da avvocato all’università della Luisiana. La ragazza, fra incoscienza e consapevolezza, tenterà di venderlo all’FBI, ma anche in questo caso l’agente Carl Hanratty (Tom Hanks) non riuscirà a prenderlo.
Passano gli anni e in una cittadina francese, Montrichard, un ragazzo sta stampando con macchine industriali decine, centinaia, migliaia di assegni falsi fino a quando il destino fermerà la sua fuga, l’FBI è riuscito a prenderlo. Una scena comica, nella quale Frankie tenta di nascondersi da Carl fra le enormi stampatrici che riempiono la stanza, ma allo stesso tempo straziante, perché rivela chiaramente quella che è la realtà, c’è un ragazzo impaurito che gioca a nascondino con la vita.
Prova a prendermi, la fuga verso un ideale
Si racconta del sogno americano: soldi, donne e rispetto, è questa la morale? Forse Prova a prendermi non si riferisce alla semplice dicotomia guardia e ladro, ma all’inseguimento di un ideale che come non mai in questa pellicola risulta afferrabile per poi essere compreso e infine lasciato andare. Perché i soldi non fanno la felicità e non cancellano il passato, ma scappare rende liberi.
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Una regia impeccabile, forse leggermente lenta nel finale, sposa una fotografia nostalgica che ricorda la bellezza degli anni 60′, e una sceneggiatura all’altezza, che come spesso accade, permette di trasformare attraverso i dialoghi un buon film in un cult.
Questa è la storia di Frank Abagnale Junior, un ragazzo, come tanti, che a 17 anni ha paura del futuro e non trova sicurezza in una famiglia che non c’è più, e allora? Prova a prendermi.
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