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Quarto Potere, oltre il capolavoro

Quarto Potere, Orson Welles non ci ha mai detto che cosa pensare

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10 minuti di lettura

La fama di Citizen Kane non sarà mai troppa.

Così scrisse André Bazin in quel mistero teorico che è Che cos’è il cinema?. Serve forse altro per presentare Quarto Potere (Kitizen Kane in originale)? Cosa si può aggiungere alle parole di uno dei più grandi teorici del cinema, che proprio per questo film coniò il termine piano-sequenza (anche se il termine è usato oggi in maniera differente) e che dedicò tanto della sua riflessione a quest’opera firmata Orson Welles?

Si può solo abbassare il capo e godere della bellezza di poter avere Citizen Kane sul grande schermo, dal 24 marzo 2024 nelle sale cinematografiche. Un’occasione come poche per ammirare questa pellicola, uscita nel 1941 e riconosciuta da storici e critici come fondativa del cinema moderno, una di quelle opere d’arte per le quali c’è un prima e un dopo.

Un’esplosione di vitalità

Una scena di Quarto Potere

Per un amante del cinema Quarto Potere è un estro continuo: regia, scrittura e interpretazione di Orson Welles sono esempi sommi di arte. Peter Bogdanovich, ne Il Cinema secondo Orson Welles, scrive cogliendo perfettamente la bellezza di vedere questo film:

“Anche adesso, trent’anni dopo [e noi oggi potremmo dire 80 anni dopo], Quarto Potere è come guardare un artista consumato per la prima volta alle prese con la scoperta inebriante della sua vocazione. Tutte le sue passioni – teatro, magia, circo, radio, pittura, letteratura – all’improvviso si fondano in una sola. Questo spiega perché tanti – anche quelli che hanno visto gli altri film di Welles – continuano a preferire Quarto Potere.

Non è il suo film migliore, né per lo stile né per la profondità della visione, ma è quello circondato dall’aura più romantica. Non solo perché aveva venticinque anni quando lo ha girato, e vi appariva di una bellezza impressionante; o per la natura o la forza del racconto, così emozionanti e avventurosi; ma perché è la luna di miele di un artista e la sua arte.

Nessun altro regista alla scoperta del mezzo cinematografico era altrettanto pronto e maturo. I segni erano giusti. Così anche le circostanze, e non lo furono mai più: si ebbero tutte le risorse tecniche e finanziarie della miglior fabbrica di cinema del mondo (Hollywood). Quarto Potere è l’unica occasione in cui Orson Welles ha potuto mettere sullo schermo esattamente quello che voleva, da tutti i punti di vista.”

Una scena da Citizen Kane con Orson Welles

Nelle due ore di film, se c’è un momento che racchiude perfettamente le parole di Bogdanovich. È la prima sequenza in cui si vede bene il protagonista Charles Foster Kane. Oltre al raccordo sonoro con la scena precedente, la sequenza in questione è carica di vita, anzi vibrante di energia. Si vede infatti il protagonista ancora giovane, sicuro, sfrontato e ironico contro il suo avversario Thatcher, il suo educatore/patrigno.

La scena è costruita in profondità di campo ma i personaggi sono in primo piano, l’ambientazione è la redazione dell’Inquirer, luogo stretto, angusto e scuro dai bassi soffitti, in cui la figura del ricco e giovane magnate sovrasta tutto. Qui Welles interpreta Kane senza modificarsi il volto, con il trucco necessario per rendersi bello allo spettatore ma senza pesanti ritocchi.

Si può così ammirare al meglio il venticinquenne in azione, al pieno della sua “aura romantica”, con grazia ed eleganza, come la macchina da presa, che fa un lento movimento a scendere, quasi impercettibile, per poi scattare all’aumentare del tono della conversazione.

Quarto Potere, uno scatto che stordisce e sveglia lo spettatore

Un'inquadratura da Quarto Potere di Orson Welles

Guardare Quarto Potere vuol dire anche rimanere continuamente storditi, persi, ingannati e ripresi. Orson Welles non accompagna mai lo spettatore per mano. In questa pellicola, c’è ancora tanto di attuale, ogni aspetto forse, dal discorso sul potere all’analisi psicologica frammentata di una vita, dalla stampa all’amore. Ma se si dovesse scegliere un aspetto profondo del film che possa motivarne la visione, è proprio il non stare ad aiutare lo spettatore, il non assecondarlo, rispettandolo così al massimo.

Anche qui c’è la modernità di Quarto Potere rispetto alla sua epoca, rispetto al cinema classico che rendeva tutto facile per lo spettatore. All’epoca, il film era come un viaggio in cui lo spettatore non si accorgeva di entrare, non doveva fare sforzi ma solo lasciarsi andare. Orson Welles va nella direzione opposta, una direzione che solo pochi registi, di qualsiasi epoca e luogo, hanno avuto il coraggio di seguire: chi osserva, ha libertà, può far muovere il suo sguardo dove vuole, deve però sforzarsi, attivarsi per essere partecipe e per capire il significato delle ultime parole di Kane proferite in punto di morte.

Quarto Potere non si piega allo spettatore

Quarto Potere di Orson Welles

Il sistema produttivo di massa odierno rincorre le volontà dello spettatore, con algoritmi che inseguono le preferenze di quest’ultimo, come fosse un ricco sultano da servire, portandogli le pietanze che ama mentre sta sdraiato nel suo harem, troppo occupato ad ingrassare per accorgersi che la propria mente si sta cariando a furia di dolci. Quarto Potere pretende che si alzi, che si attivi, e lo fa senza assecondare scelte ideologiche.

Qui sta la totale fiducia di Welles nell’intelligenza del suo pubblico, una fiducia che è anche politica alla fine, riassumibile in: lo spettatore sceglie in base a quello che lo spettatore sceglie, non lo si porta da nessuna parte precisa, sia essa ideologia o visione del mondo. Non si vuole attivare l’individuo per convincerlo di qualcosa, per portarlo a fare qualcosa, non c’è una tesi a cui si vuole arrivare.

Gli si pone davanti la libertà di scelta in maniera totale e pragmatica. Addirittura, Bazin affermò che lo spettatore potesse scegliere cosa vedere nell’inquadratura, concentrandosi su quello che riteneva importante (e Welles fu d’accordo con questa visione). Per esempio, il film non ti dice “guarda questa critica alla società, guarda come trasfigura i personaggi, dovremmo agire con questa ideologia per opporci”. No, Quarto Potere pone lo spettatore al centro, e gli chiede: “davanti a questa condizione, tu che dici?”.

Siamo ben oltre la soggettiva, oltre il 3D. La partecipazione è più che solo visiva, è libertà. Insomma, si può ancor più riassumere con: spettatore, alzati, ma trova tu la tua strada. Oggi, a 80 anni di distanza, potremmo chiederci se ci saranno ancora film che si fidano così tanto della nostra intelligenza di pubblico, se ci saranno mai film così contemporanei come Quarto Potere.

Un infinito di possibilità

Orson Welles in Quarto Potere

La grandezza del capolavoro di Orson Welles non finisce qui, perché non si può non concludere senza un’altra apertura. Tutto ciò che è stato scritto finora rispecchia la visione, se non l’interpretazione, baziniana di Quarto Potere, quella più scolastica. Ma di modalità con cui analizzare questo film ce ne sono molte altre, ognuna che evidenzia un aspetto diverso dell’opera.

Essendo un’opera che vuole stimolare la libertà di ragionamento dello spettatore a ogni inquadratura, oggi nuove interpretazioni e suggestioni possono venir fuori, specialmente in sala cinematografica. “La fama di Citizen Kane non sarà mai troppa”, scrisse André Bazin.

Per approfondire si consiglia caldamente, oltre i testi citati, anche Orson Welles. Ovvero la magia del cinema Copertina di James Naremore, uno dei testi d’analisi storico-critica più completi sulla filmografia del regista; Orson Welles di André Bazin per approfondire il ragionamento del critico francese.


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Del tipo faccio cose, guardo film, ascolto musica, e via così. Potrei elencare tutto ciò ma dico che son di Lodi e per qualche motivo ne vado fiero, forse ironicamente. Similmente orgoglioso di sapere tutte le battute dei Griffin a memoria. Mangio e consumo di tutto ma ho comunque la camera con troppa roba, è che un po' di caos ci vuole. Tutto sommato però non nuoto male, comunque son del 2001.

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