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Questo Mondo non mi renderà Cattivo

Questo Mondo non mi renderà Cattivo, un’Italia sommersa

Zerocalcare torna su Netflix con una Serie ancora più matura e impattante

10 minuti di lettura

“Questo mondo non mi renderà cattivo.” I polmoni si dilatano, la bocca sembra secca, gli occhi sbarrati e la pelle tesa. Il corpo si muove in preda a convulsioni involontarie, la sensazione è che su tal teatrino pietoso siano puntati i diecimila riflettori di un pubblico giudice di questo corpo a cui manca l’aria per respirare. Un attacco di panico. Chiunque abbia mai provato questa sensazione, sa bene quanto la vista si annebbi, i sensi si dilatino e il mondo si deformi, come riflesso in una pozzanghera; il peggio però è sentire il proprio respiro ansimante, quasi primordiale nel suo animalesco affanno, mentre un polpo stringe forte attorno alla gola. “Questo mondo non mi renderà cattivo.”

Manca l’aria. E molti Italiani, pur non avendo mai vissuto l’esperienza di un effettivo attacco di panico, sanno bene cosa voglia dire non riuscire più a guardarsi attorno chiaramente, non sentire più l’ossigeno entrare in circolazione: sentirsi sopraffatti, inadeguati e abbandonati. Si tratta di una specifica tutta nostrana, uno di quei non-detti sociali che in un modo o nell’altro, tutti i sessanta milioni sparsi da Trento a Palermo condividono tacitamente.

Questo Mondo non mi renderà Cattivo, nuova Serie di sei episodi, concepita, scritta e diretta da Zerocalcare per Netflix, uscita il 9 giugno 2023, lavora su entrambi i piani: sia quello privato delle insicurezze, dei Polpi alla Gola che ognuno è costretto a portarsi in groppa, sia quello collettivo dello sfascio di una nazione, in cui i cittadini, tutti i cittadini, sia neofascisti che migranti appena arrivati, vengono abbandonati a sé stessi.

Zerocalcare, faro morale degli amareggiati

Questo Mondo non mi renderà cattivo

Attingendo al vasto universo fumettistico di animali antropomorfi, estetica punk e riferimenti culturali pop che lo caratterizza, Zerocalcare tesse uno dei suoi prodotti narrativi più corali e maturi, autocitandosi con arguzia per “ricompensare” i suoi spettatori più fedeli (cameo di Arloc, Paturnia, Osso, Camille…), senza però ricalcare strade già percorse né alienare il nuovo, ampio pubblico che una piattaforma streaming gli consente di raggiungere.

E proprio a proposito di Netflix, va subito specificato che Questo Mondo non mi renderà Cattivo è un monumentale passo in avanti rispetto a Strappare Lungo i Bordi, che nonostante fosse un prodotto solidissimo poteva forse essere accusato di risultare un poco sfilacciato narrativamente e vagamente legnoso nell’esecuzione. Con questa nuova serie, Zero e il team di disegnatori che ha lavorato con lui hanno alzato l’asticella in tutti i sensi: fluidità dell’animazione, regia, sceneggiatura e persino scelta delle musiche sono stellari.

La somma di questi elementi restituisce un prodotto sinceramente profondo e onesto, nel quale l’autore non predica e non giudica, piuttosto accompagna lo spettatore attraverso il labirinto della vita e dei sentimenti che la governano. Tutto inizia a Rebibbia, dove un Calcare ormai quarantenne e i suoi amici di sempre Sara e Secco, si trovano a dover fronteggiare un’ondata di odio neofascista -Zero stesso spiega che li chiama “nazisti” solo perché in Italia “fascista” non è più percepito come un insulto- rivolto a un centro per migranti nel quale sono stati trasferiti in trenta, fra uomini, donne e bambini appena sbarcati in Italia e già cacciati da altri centri di Roma.

La situazione si complica quando un vecchio amico di Calcare si ripresenta nel quartiere dopo vent’anni di personalissimo inferno e prende parte all’odio schierandosi dalla parte dei fascisti. Solo dalle premesse narrative si potrebbe pensare ad una lagnosa riflessione trita e ritrita sull’accettazione e la condanna dei populismi, mentre invece Questo mondo non mi renderà Cattivo cerca di capire, di dialogare con “il nemico” e illustrare i punti d’ombra di un’Italia spaccata, mettendo in dubbio prima di tutto sé stessi e al contempo cercando di salvaguardare quei valori imprescindibili.

Valori che trascendono qualsiasi schieramento politico perché prima di tutto umani, fondati su tre precisi pilastri: aiutare chi te lo chiede, andare al passo del più lento e non lasciare indietro nessuno. Queste parole vengono pronunciate da Sara, la fedelissima amica di Zero, suo “faro morale” fin dall’infanzia (e probabilmente miglior personaggio della serie). Ecco, paradossalmente Zerocalcare e la sua ironia carica di umanità sono forse uno dei pochissimi fari culturali Italiani che illuminino la nazione con quell’arte capace di spingerci a essere migliori.

Da un punto di vista più strettamente politico invece, l’autore non vuole “convincere” nessuno che in fondo alla sua coscienza non sappia già distinguere cosa è giusto e cosa sbagliato: in questo senso, Zero fa da Armadillo non tanto alla classe politica di sinistra -messa giustamente alla berlina- ma al suo elettorato che ha perso le speranze e non sa più in che miti di fratellanza e uguaglianza credere. Questa serie-armadillo pone tutti gli interrogativi più scomodi, quelli che fanno paura e che costringono a dissotterrare gli Scheletri più scomodi: riconsiderare i propri privilegi, ingoiare i propri pregiudizi in favore del dialogo e scendere attivamente in campo al momento giusto.

Questo Mondo non mi renderà Cattivo, non lasciare spazio all’odio

Questo Mondo non mi renderà Cattivo

Eppure, il fumettista non si tira indietro da giudizi secchi e irrevocabili: nulla, assolutamente nulla può giustificare il neofascismo. Non c’è inferno che tenga, esperienza di vita disastrata o infanzia problematica che non possano essere affrontati per migliorare sé stessi senza calpestare gli altri. Certo, nessuno è perso per sempre, questo è un altro punto fondamentale che la serie vuole sottolineare, ma è anche inutile tentare di giustificare chi rifiuta il confronto a priori. In uno dei monologhi più significativi dei sei episodi, Secco spiega che esiste tanta gente che ha sofferto e continua a soffrire senza mai usare la propria situazione come scusa per prendersela coi più deboli. Il mondo non li ha resi cattivi.

So che non è molto professionale passare alla prima persona, ma parlando di opere come questa è forse impossibile non sentirsi coinvolti: non è facile. So che non è facile. Non è facile per me, probabilmente non è facile neanche per voi che leggete non diventare cattivi. Gli estremismi sono dietro l’angolo quando il clima si fa pesante e il popolo si spacca come sta succedendo negli ultimi mesi in Italia, la violenza e gli slogan diventano sempre più allettanti quando lo stato, indipendentemente dal suo colore, è assente. La rabbia e la frustrazione, sia di chi vorrebbe un mondo più equo, sia di chi è stato infarcito di paure che garantiscono voti facili, stanno trasformando l’Italia in un relitto.

Forse siamo tutti sott’acqua, viviamo in una moderna Atlantide sommersa di odio e insicurezze, uno stivale che ogni giorno viene lentamente eroso dalle onde del mare nero che lo circonda; siamo tutti con l’acqua alla gola, in modi diversi e per i quali nessuno dovrebbe permettersi di giudicare l’altro, ci contorciamo annaspando in cerca di aria pulita: in mezzo al buio del fondale marino, dal quale migliaia di cadaveri libici ci fissano, serie come Questo Mondo non mi renderà Cattivo sono lame di luce solare che sfuggono alle onde oscure e schiumose della tempesta, insidiandosi fra loro e illuminandoci tutti. Io, prima persona singolare, credo che sarà la cultura fatta così a salvarci.

Ci vorrà tempo e tanti altri Zerocalcare, ma la nostra unica possibilità è ripartire da una cultura che non discrimini nessuno, che parli un linguaggio snello e popolare, ma che al contempo educhi chiaramente su cosa è “buono” e cosa è “cattivo”; il confine fra le due cose è sottile e non facile da inquadrare: ci sarà da lottare, ma non ci dovrà mai essere spazio per odiare.


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Appassionato e studioso di cinema fin dalla tenera età, combatto ogni giorno cercando di fare divulgazione cinematografica scrivendo, postando e parlando di film ad ogni occasione. Andare al cinema è un'esperienza religiosa: non solo perché credere che suoni e colori in rapida successione possano cambiare il mondo è un atto di pura fede, ma anche perché di fronte ai film siamo tutti uguali. Nel buio di una stanza di proiezione siamo solo silhouette che ridono e piangono all'unisono. E credo che questo sia bellissimo.

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