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Una scena dal film Race For Glory

Race For Glory, il nuovo Davide contro Golia

5 minuti di lettura

Race for Glory – Audi vs. Lancia è un film italiano del 2024, diretto da Stefano Mordini, già apprezzato per La Scuola Cattolica. La pellicola racconta della sfida tra Audi e Lancia per il campionato mondiale di rally del 1983, corso tra polvere, neve e asfalto. Un film che cerca di imitare e portare in Italia la tradizione dei grandi film sportivi americani, ma che rimane un esperimento riuscito a metà.

Race For Glory, l’occasione di riscatto

Una scena da Race For Glory

1983; L’Audi domina il campionato del mondo di Rally con la sua Audi Quattro, superiore in molti reparti e tecnologicamente avanzata, avendo portato nel Rally la novità delle quattro ruote motrici. La Lancia, storico marchio del circus che sta attraversando un momento di “magra”, è guidata da Cesare Fiorio (qui, Riccardo Scamarcio), ostinato nella sua ricerca di successo e vittorie, ma consapevole che il divario tecnico limita le chance di vincere il mondiale costruttori. Sarà poi con la nascita della nuova macchina 037, molto simile a una macchina da pista, e all’ingaggio dello storico pilota Walter Röhrl (interpretato da Volker Bruch), che si potrà iniziare a credere nella vittoria.

Una corsa alla vittoria, ma senza pathos

Una scena della gara di Race For Glory

Race For Glory è costruito in maniera impeccabile. La fotografia è quella giusta, sporca ma adeguata al racconto della corsa, che cambia a seconda del luogo di gara in cui ci troviamo. La regia è accattivante: si concentra nei momenti di riflessione sui primi piani e sui particolari; è fatta di molte soggettive stradali che accompagnano lo spettatore nella corsa e nel vivo della sfida, allargandosi a landscape e a inquadrature ampie. Gli attori sono tutti in parte la nemesi perfetta del protagonista, da Riccardo Scamarcio, che riesce ad essere simpatico al pubblico nonostante sia un uomo di poche parole, a Daniel Brühl – che nel 2013 era stato il metodico Niki Lauda in Rush -, capace di costruire in poche comparsate un Roland Gumper austero e serioso.

Purtroppo, però, il film sembra rimanere in superficie. La storia è presentata nel modo giusto e le premesse sono interessanti. Race For Glory mostra lo sviluppo dei personaggi, la nascita di alcune tensioni e di alcuni rapporti. Il terzo atto è quello davvero problematico, perché chiude la storia in maniera sbrigativa, senza approfondire dinamiche che ci eravamo portati dietro fino a quel momento.

A un certo punto in Race For Glory si decide che è ora di risolvere la trama e molte dinamiche scompaiono per lasciare spazio alla gara finale. Ad esempio, le tensioni nate tra il personaggio di Scamarcio e il capo tecnico Ennio, interpretato da Giorgio Montanini, sono solo abbozzate e mai spiegate o affrontate; così come il rapporto di affinità tra Fiorio e Jane McCoy, che rimane poco approfondito. Alcuni personaggi poi, che dal trailer sembravano avere un’importanza rilevante, sono in realtà comparse senza un vero scopo, come la giornalista interpretata da Haley Bennett.

La gara finale viene diretta molto bene da Stefano Mordini, che offre colpi di scena interessanti, ma questi ultimi risultano telefonati e rendono l’ultima mezz’ora piatta e incolore, priva di pathos e senza un pay-off emotivo per il pubblico.

Race For Glory – Audi vs. Lancia, è stata una vittoria?

Riccardo Scamarcio e Daniel Brühl nel film Race For Glory

Nonostante queste problematiche, Race For Glory – Audi vs. Lancia è un film interessante, che racconta una storia di riscatto e dimostra anche il cinema italiano può lavorare sul genere e creare film sportivi che abbiano la forza di raccontare storie come questa.

Il film di Mordini soffre di alcuni punti morti e di uno svolgimento non sempre esaltante, ma che mette in scena una compattezza tecnica invidiabile nonostante il poco budget a disposizione, e che cerca di seguire la scia di grandi film dell’ultima decade come Rush e Le Man 66, riuscendo solo in parte a creare quella giusta dinamica tra tensione ed emozione, tipiche dei film sportivi. Un esperimento quindi sicuramente a metà, ma che è importante per l’industria italiana e che deve essere ripetuto.


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Nato a Fermo, anno 1997. Scopro la passione per il cinema e per le serie tv durante l'università, studiando tutt'altro. Appassionato di film scomposti, imperfetti ed esageratamente lunghi, il mio regista preferito è Guillermo Del Toro. Le altre passioni sono la letteratura, il ciclismo e la politica.

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