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Raised by Wolves, come sono i primi episodi diretti da Ridley Scott

10 minuti di lettura

Androidi, guerre, scenari post-apocalittici. Questo e altro ancora è Raised by Wolves, nuova serie fantascientifica targata HBO Max e creata da Aaron Guzikowski che l’8 febbraio ha fatto il suo debutto su Sky Atlantic. Tra i produttori esecutivi spicca il nome di Ridley Scott (Alien, Blade Runner), che ha anche diretto i primi due episodi. Le (alte) aspettative sono state appagate? Scopriamolo insieme.

Una nuova umanità (forse)

Raised by Wolves

A seguito della distruzione della Terra, due androidi (Madre, interpretata da Amanda Collin, e Padre, interpretato da Abubakar Salim) approdano sul pianeta Kepler-22b con lo scopo di popolarlo con una nuova civiltà. Per fare ciò hanno a disposizione sei embrioni, che crescono e accudiscono. Col passare degli anni, però, i bambini muoiono a causa di incidenti o malattie. Solo Campion (Winta McGraith), il cui nome deriva da quello del creatore degli androidi (di cui non sappiamo nulla se non che li ha programmati per prendersi cura l’uno dell’altra e portare a termine la missione), sopravvive.

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In una situazione già di per sé drammatica, Madre inizia a presentare dei malfunzionamenti e si rivela una vera e propria minaccia per l’incolumità di chiunque le si pari davanti, essendo molto più suscettibile e violenta. Il pericolo maggiore è rappresentato dai suoi occhi: una volta perso il controllo, Madre riduce infatti in poltiglia chiunque incroci il suo sguardo. Per questa ragione inizia a utilizzare gli occhi di un altro androide, conservando i propri per ogni evenienza. Madre può inoltre assumere le sembianze di chi preferisce.

Nel pilot non si assiste quindi solo all’introduzione dei personaggi e degli eventi, ma si entra subito nel vivo della storia. Tante sono le cose che vengono rivelate e altrettanti sono i colpi di scena che spiazzano completamente lo spettatore. Di particolare rilievo è la caratterizzazione dei due androidi: se Madre è molto rigida e non ammette compromessi, Padre è più assertivo e flessibile, fa spesso battute e cerca di frenare gli impulsi violenti della compagna. Questo crea un contrasto interessante tra i due personaggi. I robot, inoltre, esprimono le loro emozioni in maniera fortemente umana, tanto da non apparire artificiali.

Raised by Wolves, Atei contro Mitraici

«Non progrediremo mai se non resisterai all’impulso di cercare conforto nella fantasia. Siete atei. Pacifici, tecnocrati. Ed è l’unica via per il progresso».

Sin da subito comprendiamo che gli androidi sono stati programmati per essere atei e che la società che vogliono costruire su Kepler-22b è di stampo tecnocratico. Non c’è spazio per la religione, in nessuna forma; l’unica cosa su cui si fa affidamento è la scienza. Campion è però poco convinto dalle parole di Madre e crede nel potere della preghiera, che pratica di nascosto nonostante gli sia stata vietata.

È evidente il tema della libertà delle scelte individuali: Raised by Wolves vuole farci chiedere se sia corretto inculcare nei propri figli la dottrina religiosa o l’ateismo, per quanto a chi li cresce possa sembrare giusta l’una o l’altra cosa, piuttosto che lasciare che i loro pensieri si sviluppino man mano che crescono.

Raised by Wolves

Madre racconta spesso ai suoi piccoli la storia del conflitto terrestre tra fedeli e atei. I primi (e vincitori), chiamati mitraici, ritenevano fosse peccato che gli androidi crescessero dei bambini; per questa ragione, hanno inviato un’arca di soli esseri umani verso Kepler-22b equipaggiata con capsule criogeniche. Gli atei, d’altro canto, hanno costruito una nave più leggera e veloce, con al suo interno i due robot e gli embrioni, che è riuscita a raggiungere il pianeta molto più in fretta.

Il secondo episodio si apre con un lungo flashback della battaglia tra mitraici e atei (siamo a Boston ed è il 2145). Seguiamo le vicende di due non credenti, Caleb (Travis Fimmel) e Mary (Niamh Algar) che, pur di salire sull’arca e sopravvivere, si sottopongono a un intervento di chirurgia plastica per rendere il loro aspetto identico a quello di due religiosi, Marcus e Sue, di cui si sbarazzano in seguito. Scoprono che la coppia aveva un figlio, Paul (Felix Jamieson), che accudiscono una volta giunti sulla nave. Proprio Caleb sarà l’unico a sopravvivere alla furia distruttrice di Madre quando lui e altri mitraici, finalmente giunti con l’arca nell’orbita di Kepler-22b, cercheranno di convincere Campion ad abbandonarla per stare con loro.

Raised by Wolves

I mitraici si chiedono inoltre se il bambino sia l’orfano destinato a salvare l’umanità di cui parlano le profezie. Se è ancora troppo presto per fare ipotesi, è chiaro il ruolo chiave di Campion, a cui appartiene anche la voce narrante nella prima puntata. Questo getta già una luce sui futuri sviluppi della serie, ma la cosa non viene approfondita oltre.

Secondo tentativo

Raised by Wolves

Prima di distruggere l’arca terrestre (il cui nome era, non a caso, Paradiso), Madre prende due ragazzi e tre ragazze e li porta con sé su Kepler-22b, col fine di riprovare a popolare il pianeta. Oltre a Paul, cattura anche Tempest (Jordan Loughran), Hunter (Ethan Hazzard), Vita (Ivy Wong) e Holly (Aasiya Shah). Sono tutti, ovviamente, mitraici e soprattutto Hunter assume un atteggiamento di aperta ostilità nei confronti di Madre, che punta a spogliarli della loro fede. Campion li lascia però pregare di nascosto e in lui Hunter vede un possibile collaboratore.

Scopriamo inoltre che Tempest aspetta un figlio, e per questa ragione Madre vuole tenerla il più possibile al sicuro: da lei dipendono le sorti dell’impresa dei due androidi. Vita e Holly sono state tenute per ora sostanzialmente in disparte dalla narrazione, mentre Paul è al centro di due questioni: la prima è il rapporto col falso padre (che intanto viene trovato da un gruppo di umani sopravvissuti alla distruzione dell’arca) e l’eventuale futura scoperta della sua vera identità; la seconda è la già menzionata profezia mitraica.

Raised by Wolves: un inizio non privo di difetti, ma intrigante

Raised by Wolves

In soli due episodi, Raised by Wolves ha messo molta carne al fuoco. I temi sono chiari e gli sviluppi delle molte trame aperte potrebbero regalare grosse sorprese. Il punto forte della serie, per ora, sembra essere la trama, sorretta da performance attoriali molto convincenti, specie da parte di Amanda Collin, Abubakar Salim e Winta McGraith. Gli effetti speciali, seppur non sempre convincenti, riescono a dare un forte senso di spettacolarità, mentre le tinte prevalentemente fredde e neutre creano un’atmosfera che ben si adatta alle vicende narrate.

Tuttavia, proprio a causa dei numerosi eventi di cui si è parlato sopra si ha la costante impressione che le scene non si prendano davvero il loro tempo. Tutto sembra accadere troppo in fretta e ciò, unito ai raccordi di montaggio spesso imperfetti, rompe l’immersione dello spettatore. Insomma, due difetti non da poco che infieriscono sull’esperienza di visione, che sarebbe più coinvolgente se il ritmo fosse più contenuto. Di sicuro, però, la serie suscita interesse e porta a voler conoscere di più dei misteri di Kepler-22b (cosa sono le creature che compaiono alla fine del secondo episodio e perché sono apparse solo ora, dopo così tanti anni?), vedere come si evolverà il rapporto tra androidi, giovani mitraici e Campion e scoprire il futuro di Caleb e l’esito della gravidanza di Tempest.


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Classe 1999, pugliese fuorisede a Bologna per studiare al DAMS. Cose che amo: l’estetica neon di Refn, la discografia di Britney Spears e i dipinti di Munch. Cose che odio: il fatto che ci siano ancora persone nel mondo che non hanno visto Mean Girls.

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