Robot Dreams è ambientato in una New York alternativa, popolata da animali antropomorfi e robot, all’apice degli anni 80. Qui, il protagonista Dog è solo e decide di costruirsi un amico. Con la sua nuova spalla meccanica, Dog passeggia per le strade di New York: mangiano hot dog, si divertono sui pattini e contagiano con la loro felicità le persone attorno a loro. Robot è come un bambino, imita, si caccia nei guai e segue il suo amico in spiaggia. A causa di un malfunzionamento però, il robot si ferma e Dog sarà disposto a fare qualsiasi cosa per raggiungere e riparare il suo amico, abbandonato tra la sabbia e le intemperie.
Robot Dreams è il nuovo film di Pablo Berger, prima opera d’animazione per lo studio Arcadia e prossimamente distribuito in Italia da I Wonder Pictures. Si tratta di una commovente e rocambolesca storia d’amicizia che resiste alle stagioni ed evolve nel tempo, prendendo derive oniriche e avventurose in una New York piena di musica e allegria. Pablo Berger adatta l’omonima graphic novel di Sara Varon, si diverte a esplorare in chiave fantastica la giungla urbana della Grande Mela, a citare grandi classici del cinema muto e moderno, ambientati nella città più iconica del mondo.
Robot Dreams, un gioiello d’animazione tradizionale
Il team di talenti che hanno realizzato questo lungometraggio arriva dagli studios di Cartoon Saloon, già noti quest’anno per Il Drago di Mio Padre, e da produzioni internazionali (Klaus, ad esempio). Il compito principale degli autori è stato riadattare la storia nello stile della “linea chiara“, tipica della scuola di fumetto franco-belga e del fumettista Hergè, animando i soggetti e rendendoli fedeli ai concept originali: notevoli e spassose sono le comparsate dei protagonisti nella città e nella metropolitana. Si gioca sulla doppia natura di animali e cittadini, creando gag spiritose e dallo spirito slapstick.
Le linee tonde e i colori chiari restituiscono una grossa vivacità ai personaggi e sono caratterizzati alla perfezione nel loro concept, tanto che sembrano fotografie e reportage di strada. Nella loro umanità si muovono e sognano in modo goffo, familiare e tenero: c’è una grossa varietà di personaggi ed ognuno ha la propria forza, così come la propria storia (che s’intreccia e si scontra con quella dei due protagonisti).
Più che la fantasia e la geniale sregolatezza di Zootropolis, in Robot Dreams ci sono la poesia di Charlot e la leggerezza di Monsieur Hulot.
Robot Dreams, un carosello allegro di musica pop
Fondamentale in Robot Dreams è la musica che risuona in strada, nelle grosse radio portatili e nelle tv: il contesto degli anni 80 si sposa con la leggerezza e il tono spensierato del film che è anche una lettera d’amore verso la New York di quegli anni, che cambia con il tempo e ospita varie etnie e comunità nei suoi quartieri. La cultura pop viene riadattata in un’ambientazione fantastica ed entra nelle vite dei protagonisti, invadendone pure i sogni.
I suoni della città si scontrano con le musiche e quasi si insinuano nella colonna sonora che risulta ricca e particolareggiata, immergendo lo spettatore in un contesto urbano che quasi può toccare con mano. Alfonso De Villalonga, collaboratore assiduo di Pablo Berger dai tempi di Blancanieves, crea un’alchimia di musiche e suoni dal gusto jazz che si adatta a un contesto urbano, al ritmo del film e ai sentimenti dei protagonisti.
Robot Dreams non è soltanto una favola sul valore spensierato e leggero dell‘amicizia ma anche una storia sull’evoluzione di essa e sui cambiamenti drastici che comporta, generatori di sconforto e senso dell’abbandono, grigiori che passano con il ricordo di una giornata al mare e con una hit estiva che risuona in strada. È un inno all’ottimismo e alla leggerezza che non si può dimenticare.
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