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Rumore, inquietudine difficile da spiegare

Rumore, un’inquietudine difficile da spiegare

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5 minuti di lettura

L’ignoto tra le porte di casa. Un ignoto che scappa, sfugge, si fa sentire per poi arrivare tutto in una volta sola, senza spiegazioni. Rumore è un corto che tratta di questo, insinuandosi in uno spazio tra horror e indagine nel pensiero umano.

È una sera come tante, quando un uomo comincia a sentire uno strano suono intorno a casa sua, un rumore che aumenta sempre più fino a diventare qualcos’altro. “I fatti di quella notte, per me, rimarranno sempre indelebili” dice il protagonista, in un’angoscia unita a un certo mistero.

Rumore, inquietudine difficile da spiegare

Rumore, qualcosa di oltre l’esperienza comune

Alex Romanello, classe ’97 di Udine, è il regista di questa piccola opera – piccola di durata ma non per le riflessioni che può portare. La dinamica del rumore esterno, alieno ma vicino, intimo ma sconosciuto, è un elemento ricorrente nel genere horror fin dagli inizi, che si parli di cinema o di letteratura. Basti pensare alle opere dei padri dell’horror, come Edgar Allan Poe, coi suoi molti racconti (l’esempio classico è Cuore Rivelatore), ma soprattutto a Howard Phillips Lovecraft, con Ratti sui Muri e il suono inquietante dello zampettio dei topi nelle pareti di una vecchia casa, rumore dal quale scaturisce l’intera narrazione; inoltre, qui rintracciamo il mix tra racconto personale, atmosfere horror e un dimensione altra inspiegabile.

Nel cortometraggio Rumore tutta la profondità della ricerca di Lovecraft non c’è ancora e tutto è ridotto all’essenziale, ma questo è giustificabile, e forse proprio voluto e cercato. Forse è solo la ristrettezza economica in cui navigano i giovani registi che aguzza l’ingegno? Eppure, la produzione dietro a Rumore è tutt’altro che di scarsa qualità: Alex Romanello sembra proprio operare un ritorno al minimalismo del genere.

Cioè mette in atto l’eliminazione degli elementi superflui, tenendo un’ossatura coerente: un singolo personaggio (interpretato da Dario Comisini, che è anche voce narrante); un’ambientazione casalinga, comune e senza elementi distraenti; un rumore oscuro. Quest’ultimo risulta incombente, generatore di soli dubbi, così come il protagonista, che a fine film pare cambiato: che abbia visto qualcosa, oltre che sentito?

Oppure, e qui c’è una grande suggestione dal sapore lovecraftiano, che sia tutto frutto della folle immaginazione del protagonista? Nei romanzi dell’autore de Il richiamo di Cthulhu, quasi sempre, si apprende la storia attraverso una narrazione spesso fatta da una persona ritenuta pazza; così a fine racconto c’è sempre una possibilità, remota ma non assente, che tutto il racconto sia falso.

Veridicità dubbia

Qui, in Rumore, dato che che le vicende sono narrate sempre e solo da un personaggio, e considerando poi che lui in primis non ha sicurezze, i dubbi sulla veridicità del racconto si pongono. Alex Romanello è abile a giocarci, a stare tra i due mondi, partendo dal cartello che apre il film: “Ispirato ad una storia vera” – sarà affidabile?

Questi spunti sono molto interessanti, sono suggestioni che alimentano domande. Tuttavia, delle criticità Rumore le ha, come molte opere giovani. Il corto è un frutto acerbo a cui mancavano pochi giorni per maturare. La regia, per esempio, in alcune sequenze è forse troppo repentina e veloce, con qualche scelta poco congeniale. Inoltre, si sente forse la presenza di troppi cliché, dell’horror ma anche di altri generi e stili che poco si sposano con Rumore.

Il cortometraggio resta godibile, ovviamente, seppur con qualche scelta che può far storcere dei nasi. Alla fine, l’opera funziona, non perché incuta paura ma perché muove una certa curiosità nello spettatore, curiosità che il regista ha avuto il coraggio di affamare per poi non sfamare mai.

Cortometraggio recensito in collaborazione con Milan Shorts Film Festival.


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Del tipo faccio cose, guardo film, ascolto musica, e via così. Potrei elencare tutto ciò ma dico che son di Lodi e per qualche motivo ne vado fiero, forse ironicamente. Similmente orgoglioso di sapere tutte le battute dei Griffin a memoria. Mangio e consumo di tutto ma ho comunque la camera con troppa roba, è che un po' di caos ci vuole. Tutto sommato però non nuoto male, comunque son del 2001.

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