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Dahmer NPC Magazine

Ryan Murphy avrebbe contattato familiari e amici delle vittime di Jeffrey Dahmer

4 minuti di lettura

Il creatore di Dahmer, Ryan Murphy, afferma che lui e il suo team hanno contattato 20 famiglie e amici delle vittime durante i 3 anni e mezzo necessari per ricercare e prepararsi per la serie Netflix sul serial killer. Ryan Murphy ha detto:

È qualcosa su cui abbiamo studiato per molto tempo. E noi, nel corso dei tre, tre anni e mezzo in cui lo stavamo davvero scrivendo, lavorandoci sopra, abbiamo contattato 20, circa 20 delle famiglie e degli amici delle vittime che cercavano di ottenere input, cercando di parlare alle persone e nessuna persona ci ha risposto in quel processo. Quindi abbiamo fatto molto, molto affidamento sul nostro incredibile gruppo di ricercatori che… non so nemmeno come abbiano trovato molte di queste cose. Ma per noi è stato come uno sforzo giorno e notte per scoprire la verità su queste persone.

Dahmer, di cosa parla la serie Netflix e qualche critica

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Tra il 1978 e il 1991, Dahmer uccise orribilmente 17 uomini. Secondo la descrizione dello spettacolo, Monster: The Jeffrey Dahmer Story è una serie che espone questi crimini irragionevoli, incentrati sulle vittime svantaggiate e sulle loro comunità colpite dal razzismo sistemico e dai fallimenti istituzionali della polizia che hanno permesso a uno dei serial killer più famosi d’America per continuare la sua follia omicida in bella vista per oltre un decennio. Nonostante l’obiettivo dichiarato, lo spettacolo è stato criticato per la forte attenzione al comportamento orribile di Dahmer e all’inquadratura delle storie delle vittime. 

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Dahmer inoltre, ha ricevuto diversi contraccolpi alle famiglie delle vittime, alcune delle quali hanno accusato Ryan Murphy e il team di non averli contattati. Rita Isbell, sorella di Errol Lindsey assassinato da Dahmer all’età di 19 anni, ha criticato Ryan Murphy per aver tratto profitto dalla tragica storia. Shirley Hughes, la madre di Tony Hughes che aveva una relazione con Dahmer prima che fosse assassinato, ha detto che la serie ha drammatizzato la storia di suo figlio. Ma Murphy e Paris Barclay, che hanno diretto gli episodi sei e 10, hanno affermato che lo spettacolo consisteva nel rendere le vittime più di una statistica.

La serie Monster: The Jeffrey Dahmer Story, appena sbarcata su Netflix, sta facendo parecchio parlare di sé. Molti, infatti, sono incuriositi come spesso accade quando si raccontano le storie di serial killer e personalità borderline che riescono per molto tempo a sfuggire alla giustizia nonostante compiano i più efferati crimini.

Essendo una serie firmata da Ryan Murphy, autore geniale ma dal gusto estremamente patinato (basta pensare a un suo progetto precedente come Ratched), alcuni hanno tuttavia notato come la storia sia raccontata estetizzando la figura di questo assassino seriale, interpretato con grande maestria ma anche con un fascino ambiguo da Evan Peters, con commenti che si dicono addirittura “nauseati” dalla visione. A scagliarsi contro questa produzione sono però soprattutto i famigliari delle vittime dello stesso Dahmer, che si dicono scandalizzati dalla spettacolarizzazione che la serie offre.


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