All’inizio degli anni Duemila, il mondo della serialità cambia per sempre, cannibalizzato da un astro nascente: Ryan Murphy. Il regista, sceneggiatore e produttore approda in televisione come un Re Mida della serialità e, da quel momento, firma il suo patto con il successo televisivo, così come Stephen King ha fatto con quello editoriale. E il riferimento non è casuale, dato che benefattore è per Murphy un altro Stephen del grande schermo, Spielberg, a cui nel 1999, l’aspirante regista, allora giornalista per The Miami Herald, invia lo script di una sua sceneggiatura: Why Can’t Be I Audrey Hepburn? Lo squalo del cinema la compra.
Da quel momento, Murphy si addentra famelico nel mondo televisivo, collezionando film e serie TV che, gradualmente, incorporano il suo timbro distintivo: patinato, orrorifico, comico, drammatico e pervasivamente intessuto nel panorama LGBTQ+. Murphy è un demiurgo glam pop che non ha paura di plasmare il mondo contemporaneo con un’estetica curata e una scrittura graffiante. Tutti i prodotti con la sua firma cavalcano così un’accelerazione ipnotica e irresistibile per lo spettatore, collezionando caratteri unici e riconoscibili.
Ryan Murphy: di chi stiamo parlando?
Classe 1965, Ryan Murphy nasce il 9 novembre a Indianapolis, figlio di una scrittrice e di un giornalista. Frequenta la Warren Central High School dove, a 15 anni, fa coming out e si destreggia tra la presidenza di un fan club di Meryl Streep e il coro della scuola (poi ispirazione per il gioiello Glee). La scrittura lo accattiva all’università grazie al giornale universitario, dove Murphy pone le basi per la collezione di quotidiani per cui scrive negli anni a seguire: tra questi The Washington Post, New York Daily, Los Angeles Time e Entertainment Weekly, oltre al già citato The Miami Herald.
La benedizione di Spielberg lo conduce sulla strada dell’audiovisivo, iniziando come creatore di una serie TV, Popular. È però con la FX che il nostro firma il suo successo, grazie all’innovazione esplosiva del medical Nip/Tuck. Siamo nel 2003 e il nostro regista ha già tracciato le basi per una fisionomia narrativa distinguibile. Nel 2006, poi, Murphy firma la regia del primo dei suoi soli due lungometraggi in oltre vent’anni di carriera: Correre con le forbici in mano.
Proprio il fatto che Murphy non si sedimenti su un solo genere e cerchi l’esplorazione in più formati lo rende un personaggio appetibile al mondo multiforme che si appresta a raccontare. Per questo la sua brillante filmografia non può essere mappata solo da un punto vi vista registico, ma verrà analizzata anche, e principalmente, da un punto di vista produttivo. A un rivoluzionario e trasformista del mondo televisivo, ecco la nostra selezione.
Da cosa iniziano tutti: Dahmer
Titolo: Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer
Anno: 2022
Formato: 10 episodi da 45/63 minuti
Interpreti: Evan Peters, Richard Jenkins, Molly Ringwald, Niecy Nash
Già pronta per il rinnovo, la serie Netflix Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer ha governato l’autunno 2022 con oltre 856 milioni di ore di visione nei primi 28 giorni dall’uscita. Il pacchetto in 10 episodi su Jeffrey Dahmer, cruento serial killer americano, arrestato nel 1991 dopo vent’anni di delitti, unisce due feticismi di Murphy: il genere antologico e il true crime. Con alla guida uno degli attori feticcio della sua intera filmografia, Evan Peters, Murphy offre un ritratto disturbante e intelligente del mostro che fu Dahmer.
Murphy, nel ruolo di ideatore e produttore esecutivo della serie TV, punta sulla capacità metamorfica di un attore fidato, con uno sguardo immersivo che cerca la voracità ammaliante e respingente di una storia vera e cruda nella sua efferatezza. Tra etica ed estetica, avvolto da una roboante bufera mediatica, Dahmer è un prodotto che incanala lo spirito di Murphy all’apice della sua carriera, abbracciato a una sete mai paga di raccontare squarci di cronaca nera americana per proiettarne l’orrore contemporaneo. Sicuramente è il prodotto che tutti vogliono vedere, ma forse non il primo per amare il timbro di Murphy senza condannarne la follia.
Da cosa vi consigliamo di iniziare: The Normal Heart
Titolo: The Normal Heart
Anno: 2014
Durata: 133′
Interpreti: Mark Ruffalo, Matt Bomer, Julia Roberts, Jim Parsons, Taylor Kitsch, Alfred Molina
Nel 2014, Ryan Murphy dirige e produce il suo secondo film: The Normal Heart. La pellicola, tratta dall’omonima opera teatrale di Larry Kramer e trasmessa dalla HBO è un gioiello di struggente trasporto. Non si tratta solo della potenza del cast che l’accompagna (Matt Bomer, Mark Ruffalo, Julia Roberts), ma anche dell’intima delicatezza con cui Murphy racconta la diffusione dell’AIDS negli anni Ottanta attraverso lo sguardo interno di un giornalista, interpretato da Ruffalo, che lotta contro l’indifferenza collettiva per rendere la stessa comunità gay consapevole di un’epidemia letale.
In The Normal Heart fa gioco il glam anni Ottanta che condisce spesso la filmografia di Murphy sullo sfondo di canzoni pop. Tuttavia, il coinvolgimento emotivo permette allo spettatore alle prime armi di conoscere il genio di Murphy oltre la patina di sovrastrutture ed eccessi che arricchiscono e penalizzano al tempo stesso la sua produzione. Qui Murphy è puro nella narrazione senza filtri di un tema che gli sta a cuore e che segue con una sensibilità certosina. Conosciamo così il Murphy senza maschere che ci incanta in un ritratto reale.
Un mix per proseguire: American Crime Story & American Horror Story
Titolo: American Crime Story Titolo: American Horror Story
Anno: 2016- in corso Anno: 2011-in corso
Formato: 3 stagioni da 29 episodi per 42-74 minuti Formato: 11 stagioni da 12/13 episodi per 35-71 minuti
Interpreti: Penelope Cruz, Darren Criss, Ricky Martin, Beanie Feldstein Interpreti: Evan Peters, Jessica Lange, Sarah Paulson, Emma Roberts
La passione per il genere antologico connota in maniera inconfondibile la produzione di Ryan Murphy. Ai prodotti con una returning season, Murphy preferisce infatti serie TV autoconclusive, al termine delle quali può cimentarsi con nuove storie. Soprattutto se, come nel suo caso, il bacino narrativo da cui attinge è la cronaca nera americana, costellatosi negli anni di efferati volti dall’intrigante piglio drammaturgico. Accorrano quindi appassionati di horror e true crime per un mix esplosivo, tradotto in due progetti simili per alcuni aspetti, in cui Murphy riveste il ruolo di produttore esecutivo: American Crime Story e American Horror Story.
La prima serie TV, di cui Murphy è regista e produttore, affonda le radici nel 2016, dove, sempre sotto l’ala protettrice della FX, Murphy scandaglia e approfondisce celebri casi mediatici. Su tre stagioni, quindi, passano sotto i riflettori il caso O.J. Simpson, l’assassinio di Gianni Versace e il sexgate che coinvolse il presidente americano Bill Clinton con la storia di Monica Lewinsky. Murphy traspone quindi il documentario in fiction, sviscerando i dettagli che incuriosiscono lo spettatore e spettacolarizzandoli in narrazioni di qualità.
Con American Horror Story, invece, battezzata nel 2011 e ora disponibile su Disney+, Murphy, nelle vesti di creatore, sceneggiatore e produttore, si addentra in un mondo labirintico che abbraccia cronaca, leggende metropolitane e folclore pepato di horror in un pacchetto eterogeneo che fa dell’eccesso il suo nutrimento. American Horror Story è infatti il pentolone dei desideri proibiti di Murphy che, il nostro, spinge in una dimensione proibita, magnetica e folle. Nel caso di ACS assistiamo quindi a una narrazione mediata dalla cronaca, nel caso di AHS, invece, lo spettatore deve essere pronto a lasciarsi stupire e ad accettare, sia nei pregi che nei difetti, l’ubriaca visione caleidoscopica di Murphy.
Per innamorarsi: Glee
Titolo: Glee
Anno: 2009-2015
Formato: 6 stagioni da 13/22 episodi per 42 minuti
Interpreti: Lea Michele, Corey Monteith, Dianna Agron, Naya Rivera, Jane Lynch, Matthew Morrison
Dopo aver abbracciato il lato più intimo e quello più estroverso di Murphy, lo spettatore può dirsi pronto per incontrare un capolavoro che ha tenuto una generazione incollata al piccolo schermo per sei stagioni. Correva infatti il 2009 quando Murphy, insieme a quelli che diverranno i suoi storici collaboratori, Ian Brennan e Brad Falchuk, dava alla luce Glee. Il teen drama, con protagonisti i membri del gruppo corale della McKinley High School (Glee Club), non è solo un pastiche di cover pop iconiche, ma anche il terreno in cui Murphy eccelle nella sua primigenia penna sferzante e scorretta, irresistibile e colorata, rivoluzionando per sempre un genere.
Il lato tragicomico dell’adolescenza si sposa così con una panoramica musicale che educa e intrattiene tra le plurime linee relazionali dei personaggi. Nonostante nella vita reale alcuni attori abbiano incontrato una morte precoce, aleggiando un’ombra sulla storia di Glee, questo prodotto è, per gli ultimi avventori dell’era Millennial, l’innamoramento dell’Innamorati Di. Sicuramente si consolida come un rituale di passaggio audiovisivo per i teenager, ma ha tanto potenziale che può essere riscoperto anche più avanti. Non dimentichiamo, poi, che qui Murphy c’è a 360 gradi come creatore, regista, sceneggiatore e produttore.
Da cosa non vi consigliamo di iniziare: Ratched
Titolo: Ratched
Anno: 2020
Formato: 8 episodi da 46/62 minuti
Interpreti: Sarah Paulson, Finn Wittrock, Cynthia Nixon, Sharon Stone
Disponibile su Netflix, Ratched è una serie TV monografica sulla sadica infermiera del classico cinematografico di Miloš Forman, Qualcuno volò sul nido del cuculo (1976). Il personaggio, vestito da una delle attrici fisse di Murphy, Sarah Paulson, è indubbiamente interessante e il contesto del manicomio è uno scenario già affrontato da Murphy nella seconda stagione di AHS, Asylum. Tuttavia, il risultato è un prodotto a metà, che pecca di approfondimento psicologico sulla protagonista e non calca sul sadismo di un personaggio conturbante.
Insomma, Ratched, di cui il nostro è creatore, regista e produttore, sembra essere un prodotto di contorno della grande capacità esecutiva di Murphy. È anche vero, però, che di fronte a una produzione sterminata e continuamente stimolata da nuove idee, non si possa sempre imbroccare la buca vincente. Murphy ha però sicuramente trovato la sua direzione e continua a conservare un tocco distintivo, come dimostrano altre chicche da aggiungere sicuramente alla lista: Pose, The Politician e Scream Queens. Buona visione!
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