Si esce finalmente soddisfatti dalla sala dopo Saw X. Da una parte perché il decimo capitolo della serie di film horror ideati da James Wan, diretto da Kevin Greutert e uscito in sala il 25 ottobre, è per fortuna arrivato ai titoli di coda rosso sangue. Dall’altra perché si spera che alle battute finali ci sia arrivata anche la saga stessa, dopo ormai vent’anni di film, tra cui sette sequel (con Saw X otto) e due spinoff.
Saw X, un salto nel passato

Quando si dice al peggio non c’è fine: continuano le sofferenze dello spettatore e quelle dei protagonisti finiti nella trappola di John Kramer (riconfermato il sempre ottimo Tobin Bell). In un prequel ambientato a metà tra gli eventi del primo e del secondo Saw, Kramer scopre che il suo cancro al cervello, incurabile, è arrivato a uno stadio molto avanzato. Gli restano soltanto circa 3 mesi di vita. La speranza si fa meno vana quando un altro malato terminale, che Kramer conobbe durante un incontro di sostegno, dichiara di essere guarito grazie a una tecnica innovativa ma sperimentale studiata dalla famiglia Pederson. La realtà è però più complicata della fantasia, e Kramer trova nuove anime sacrificabili per i suoi giochi.
Lotta per la sopravvivenza tra John Kramer, le vittime e… gli spettatori

Un po’ si era capito; John Kramer, malato, in fin di vita, fatica a trovare la forza per continuare i suoi esperimenti. Di sicuro trovarsi di fronte a delle autentiche fecce dell’umanità, senza neanche un minimo di ritegno o etica nei confronti dei loro simili, può invece aver aiutato. Saw X vuole essere così un anello di congiunzione che copra i buchi di trama tra il Saw primo e il Saw secondo. In fondo, il pretesto di John Kramer nel primo capitolo era quello di compiere l’ultima azione prima della condanna definitiva: il cancro lo ha consumato, lui è già morto, e a constatarlo è la sua presente pantomima nella stanza.
Ma chi non muore si rivede, o meglio, chi incassa tanto abbastanza da poter marciare molti anni su reboot e sequel di sorta, deve per forza sopravvivere. Le ambientazioni di Saw X sono così quelle nostalgiche dei primi capitoli, e ciò che spinge Kramer è quella sana sfiducia nei confronti dell’umanità che in qualche modo vuole passare per giustificato giustizialismo. I giochi del nuovo capitolo ricalcano i pretesti inquietanti di quelli precedenti, l’horror dovrebbe formarsi proprio a partire da essi.
Saw X, nostalgia portami via

Ma sebbene la macchinazione artificiale di John Kramer spinga sui pedali della a-moralità delle vittime, un’intensa prima parte del film fa fatica a penetrare nel profondo dello spettatore.
In modo grottesco, insensato, attraverso una narrazione sentimentalista fine a sé stessa, John Kramer è dipinto come la vittima da mortificare. Loro sono malvagi, fecce dell’umanità, appunto; imperdonabili, hanno fatto del male al protagonista, oggi più un’icona amata da milioni di persone che inquietante presenza spettrale qual era nel primo Saw. Non a caso c’è anche il bambolotto, Jigsaw, ma anche lui appare solo per passeggiare sul red carpet della nostalgia.
What is going on!?

Non solo complicità, dallo spettatore Saw X vuole ricavare anche una specie di contatto affettivo. Ma, complice anche una scena al limite del credibile con un bambino che il protagonista ha conosciuto, si decade praticamente nel ridicolo anche nei momenti più splatter: cervella estratte a mano dagli stessi soggetti, camere a gas con gloryhole per permettere di respirare, cascate di sangue, ragazze appese come insaccati e arrostite con un phon. Non c’è niente da dire su questo, Kevin Greutert è abilissimo nel riuscire ad azzeccare i tempi comici. È un horror, ma nello stile di Scary movie.
E anziché il what a fuck, l’espressione che balza per la maggiorparte del tempo è piuttosto what is going on. Cosa succede? Tuttavia, è da vent’anni che molti se lo stanno chiedendo. Da due decenni il mondo ha conosciuto Jigsaw nella sua vera natura: alto, complottista, paradossalmente onesto, ma soprattutto didascalico, noioso, ripetitivo. È tempo di cambiare musica, i giochi ci hanno stancato da un bel po’.
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Non ho capito i momenti parodistici
Neanche io, è quello il problema
Eh, ma li hai citati ????