Nato nel 1960 da madre attrice e padre regista, grande fan di Charles Bukowski e della musica di Lloyd Cole, Sean Justin Penn è notoriamente uno degli attori migliori del nostro tempo, vantando tra l’altro cinque Nomination agli Oscar e due vittorie, entrambe nella categoria di miglior attore protagonista, ottenute per Mystic River (2003) e Milk (2008).
Versatile, o forse meglio dire camaleontico, intenso nello sguardo quanto nelle performance, capace di riempire ogni suo personaggio di umanità trascendendo la mera recitazione per il grande schermo, Sean Penn è uno di quelli che lo schermo lo buca, i copioni li interiorizza, i buoni film te li fa ricordare solo per il fatto di essere parte del cast.
In occasione del suo sessantaduesimo compleanno proponiamo alcuni fra i titoli più noti, e qualche chicca, della filmografia di un attore iconico che lascia il segno ovunque appaia, costantemente al centro di dibattiti e controversie ma anche, per fortuna, motivo scatenante di ondate di applausi.
La Sottile Linea Rossa (1998), Terrence Malick
Candidata a ben sette premi Oscar, tra cui miglior film, la pellicola segue le vicende di una compagnia di fucilieri statunitensi a cui, nel pieno della campagna di Guadalcanal del ’42, viene ordinato di impadronirsi di un campo di aviazione giapponese.
Relegando le operazioni militari sullo sfondo, Terrence Malick sceglie di focalizzare l’attenzione sui soldati coinvolti nel sanguinoso attacco, sulle più profonde paure e frustrazioni, sull’effetto devastante che la guerra ha avuto su ognuno di loro.
Divenuto cult del cinema moderno e non solo, La Sottile Linea Rossa è un ritratto iper-realistico dell’orrore della guerra dal punto di vista dei soldati, consapevoli di essere semplici pedine di una partita da cui nessuno, comunque vada, uscirà vincitore; un’opera trasudante di turbamento e di rabbia ma costantemente alla ricerca di un briciolo di umanità, laddove sembra essere stata spazzata via dall’acqua e dal vento.
La pellicola di Terrence Malick è maestosa e destabilizzante e vanta tra i suoi numerosi meriti, oltre che un cast stellare (tra cui Adrien Brody, John Cusack, Jim Caviezel e Woody Harrelson), una colonna sonora iconica (opera di Hans Zimmer) e una regia impeccabile, perfetta per servire la vera guerra su un piatto d’argento. Un film imperdibile per ogni cinefilo che si rispetti.
Mystic River (2003), Clint Eastwood
Dopo aver vissuto un’esperienza raccapricciante Dave (Tim Robbins), Sean (Kevin Bacon) e Jimmy (Sean Penn), dapprima inseparabili, si allontanano inesorabilmente l’uno dall’altro, e col tempo la loro amicizia si estingue; ma venticinque anni più tardi, quando la figlia di Jimmy viene brutalmente assassinata, le strade dei tre uomini si incrociano nuovamente riesumando vecchi rancori e dolorosi ricordi.
Sei nomination agli Oscar e due statuette portate a casa (da Sean Penn e Tim Robbins, quest’ultimo come migliore attore non protagonista) per uno dei migliori film di Clint Eastwood. Pellicola dura, a tratti disturbante e del tutto priva di filtri e buonismi, specchio della lotta incessante tra luce e ombra che coabitano in qualunque essere umano; una lotta destinata a non concludersi mai, a dimostrazione che non esistano persone buone e cattive, ma solo buone e cattive azioni che chiunque è in grado di compiere.
21 Grammi (2003), Alejandro González Iñárritu
La prima pellicola del regista messicano interamente girata negli Stati Uniti segue le vicende di tre personaggi le cui vite si incrociano dopo un tragico incidente: Paul (Sean Penn), un matematico gravemente malato di cuore, l’ex cocainomane Cristina (interpretata da Naomi Watts) e il pregiudicato Jack (Benicio del Toro), entrato nella spirale del fanatismo religioso.
Secondo film della Trilogia sulla morte di Iñárritu (Preceduto da Amores Perros e seguito da Babel), 21 Grammi esibisce una narrazione frammentata e volutamente destabilizzante, estremamente efficace nel creare tensione e angoscia.
Si tratta di una pellicola cupa e malinconica, che, seppur permeata da un forte senso di morte, lascia emergere qua e là dei barlumi di luce e in cui un attore come Sean Penn è a dir poco perfetto per rendere questo forte senso di ambiguità; una metafora della vita, insomma, ben realizzata, da inserire per certo in una bucket list.
Milk (2008), Gus Van Sant
Il secondo premio Oscar come attore protagonista Sean Penn lo ottiene interpretando Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato ad ottenere una carica politica in America, nella pellicola ispirata alla sua vita, dall’entrata in politica al tragico assassinio del ’78.
In questo film premiato con l’Oscar alla migliore sceneggiatura, Sean Penn veste i panni di un personaggio realmente esistito, rendendogli omaggio ma adattandolo a sé con una buona dose di drammaticità e dolcezza. Altre sei nomination agli Academy Awards per una storia che meritava di essere raccontata e che mira a creare consapevolezza in modo, si può dire, decisamente efficace.
This Must Be The Place (2011), Paolo Sorrentino
Quando scopre che a suo padre non resta molto da vivere l’ex stella del rock di Dublino ormai alla deriva, Cheyenne (Sean Penn), si reca a New York per rintracciare un nazista che aveva perseguitato il genitore in tempo di guerra.
Sean Penn e Frances McDormand entrambi eccezionali nel film forse più ispirato di Paolo Sorrentino, una di quelle perle rare che passano inosservate e che indagano sull’uomo alla ricerca di se stesso, costretto a combattere faccia a faccia contro i suoi demoni.
Premiato con sei David di Donatello, This Must Be The Place è un viaggio tortuoso e colmo di tenerezza percorso a ritmo di Will Oldham e David Byrne dei Talking Heads (autore e interprete dell’omonima canzone), incisivo e commovente nella sua semplicità, riflessivo e intimista dall’inizio alla fine, che merita qualche lacrima versata e più di una visione.
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