Drammatiche, comedy, ispirate a storie vere. Ne abbiamo trovate per tutti i gusti! Ecco le Serie TV di ispirazione femminista che abbiamo selezionato per chi ha un’insaziabile voglia di Girl Power!. Irriverenti e fuori dagli schemi, le protagoniste di queste storie ci hanno conquistato dall’episodio uno. Lasciatevi dunque ispirare da questo breve elenco che raccoglie cinque prodotti che ci aiutano a capire un po’ di più il femminismo e le sue sfaccettature attravreso il piccolo schermo.
Unbreakable Kimmy Schmidt (2015-)
Stagioni: 4
Episodi: 51
Durata episodi: 22-28 minuti
Disponibile su: Netflix
Prendi la trama di una serie TV drama e stravolgila completamente tirandone fuori un prodotto esilarante. Ecco ciò che si ottiene è Unbreakable Kimmy Schmidt, serie comedy nata nel 2015 dalle menti di Tina Fey e Robert Carlock. Colorata quasi quanto un cartone animato per bambini e con lo stesso spirito di un fiabesco teen drama, Unbreakable Kimmy Schmidt è un prodotto estremamente divertente, ironico e appassionante. Merito soprattutto della personalità magnetica della protagonista, Kimmy (Ellie Kemper), sfortunata ragazza sulla trentina con una quasi innata ingenuità. Il suo sguardo infantile sul mondo è stato forzato da ben 15 anni di reclusione all’interno di un bunker per mano del sadico Reverendo Wayne (Jon Hamm). La serie si apre con la liberazione di Kimmy che, dopo aver trascorso l’intera adolescenza segregata, viene rigettata nella realtà e non ha la più pallida idea di come si viva nel mondo esterno.
Da aggraziata preadolescente, Kimmy diventa lentamente una donna forte e sempre più indipendente. Lascia da parte il suo lato naif, imparando mano a mano le regole non scritte della nostra società, ma senza mai rinunciare al suo ottimismo. Il percorso di Kimmy incrocia quello di tante donne che hanno dovuto fare i conti con la disillusione di un mondo molto diverso da quello narrato nelle favole. L’imperterrita positività e speranza che Kimmy ripone nel mondo è un vero e proprio atto di ribellione, di chi si rifiuta di rinnegare i propri valori. Questa protagonista frizzante e piena di energie ci ispira a lottare ogni giorno con gentilezza, forza e ironia per un mondo un po’ più simile ai nostri sogni.
Unbreakable Kimmy Schmidt strizza l’occhio al femminismo intersezionale toccando vari temi ad esso legati con profondità e al tempo stesso leggerezza. A partire dalla liberazione di Kimmy, metafora dell’emancipazione da un sistema oppressivo e maschilista. Passando per temi LGBTQI+ come la rappresentazione dell’omosessualità e delle sue sfaccettature rappresentata dai personaggi di Titus (Tituss Burgess) e Mikey (Mike Carlsen): aspirante diva dello spettacolo il primo, operaio italo-americano timido ed insicuro riguardo la sua sessualità il secondo. Non mancano anche momenti dedicati alla lotta contro razzismo e classismo e alla molto sentita questione dei nativi americani.
Unorthodox (miniserie)
Stagioni: 1
Episodi: 4
Durata episodi: 53-55 minuti
Disponibile su: Netflix
Unorthodox è una miniserie del 2020 ispirata all’autobiografia Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche di Deborah Feldman. Esther Shapiro (Shira Haas) è la protagonista: una giovane donna di Brooklyn appartenente alla comunità chassidica, ovvero quella parte della fede ebraica ultra-ortodossa. Ovviamente l’estremismo religioso della sua comunità non va d’accordo con la libertà della figura femminile. Infatti Esther, come ogni donna appartenente allo stesso credo, è incastrata in una vita in cui le è concesso unicamente di sposarsi e procreare, e poche altre cose legate più che altro al suo valore come sposa e madre piuttosto che al suo sviluppo come persona. Decisa a liberarsi di questa vita che non le appartiene, Esther decide di scappare a Berlino dove tenta di rifarsi una vita seguendo solamente le sue regole. Parenti ed appartenenti alla comunità chassidica non le rendono l’impresa semplice, senza contare tutte le difficoltà che derivano da una ritrovata libertà ed emancipazione.
Unorthodox può essere considerata la sorella minore di The Handmaid’s Tale. La tematica ricorrente della donna come “sforna-bambini” ci fa accapponare la pelle ancora una volta. In questo caso, però, con ancora più ripugnanza pensando che non si tratta di una distopia, ma di una storia vera. Solamente una che viene raccontata, in mezzo a tante altre di cui non sappiamo nulla. Esther, la nostra protagonista, con la sua storia cerca di riscattare anche tutte queste vittime silenziose, cercando di costruirsi un’esistenza degna di questo nome.
La forza di questa donna ci è d’ispirazione e la sua storia rimarca l’importanza della libertà. Tenere i capelli lunghi, vestire colorati, coltivare le proprie passioni, amare chi si vuole e fare del proprio corpo ciò che si vuole. Queste piccole grandi libertà segnano la storia di riscatto della giovane Esther, che in soli quattro episodi ci emoziona, ci fa infuriare e ci fa sperare in una realtà migliore.
Fleabag (2016-2019)
Stagioni: 2
Episodi: 12
Durata episodi: 25 minuti
Disponibile su: Amazon Prime Video
Essere un personaggio “femminista” non significa necessariamente essere una protagonista forte, tenace e indistruttibile. Lo sa bene Fleabag. Donna incasinata, incostante e piena di difetti, Fleabag (Phoebe Waller-Bridge) è un disastro su tutta la linea. Gestisce un locale avviato al fallimento; ha un rapporto pessimo col padre, complicato con la sorella e conflittuale con la – insopportabile – matrigna; non riesce ad avere una storia con un uomo che vada oltre a qualche ora di sesso, spesso insoddisfacente.
Cosa ci porta allora ad includere Fleabag in questa lista di SerieTv femministe? La verità della sua protagonista. Infatti, fare un ritratto femminista non significa solo mostrare i pregi, le qualità, le risorse delle donne, ma anche (e forse soprattutto) rappresentarle senza filtri.
Dopo anni, epoche di personaggi femminili votati alla perfezione, di creature salvifiche con le gambe lunghe e il trucco impeccabile, di coraggiose guerriere senza macchia, Phoebe Waller-Bridge ci sfida portando sullo schermo un’antieroina irresistibile, la cui quasi celebrata imperfezione assomiglia a quella di tutte noi. Grazie a Fleabag, ci sentiamo meno sole e, soprattutto, meno in colpa.
La fantastica Signora Maisel (2017-)
Stagioni: 3
Episodi: 26
Durata episodi: 57 minuti
Disponibile su: Amazon Prime Video
Le donne non fanno ridere.
Le donne non hanno senso dell’umorismo.
Le donne non dicono le parolacce.
Le donne sono nate per essere mogli e madri.
Le donne non dovrebbero esporsi troppo, dare spettacolo o, peggio, indossare i pantaloni.
Ma Midge Maisel non ci sta.
Siamo nella New York degli anni 50 e nell’Upper West Side vive una donna che sembra avere la vita perfetta: un marito, due figli, una bella casa e una condizione agiata. Ma un evento improvviso cambierà la visione che Midge (Rachel Brosnahan) ha della propria esistenza, dandole il coraggio di provare ad inseguire un sogno proibito: la stand up comedy.
Comincia così una serie tv divertente, coinvolgente e femminista. Femminista perché, tramite monologhi serrati e brillanti, la signora Maisel descrive – e denuncia – la condizione della donna nella metà del secolo scorso e ne celebra le conquiste. Così, seguendo le vicende della protagonista, assistiamo al percorso che, grazie a grandi e piccole battaglie, ha portato all’emancipazione del “gentil sesso”.
Ad accompagnare la signora Maisel nel suo viaggio femminista, Susie (Alex Borstein), che si veste come un uomo, parla come un uomo, vive come un uomo… o, più semplicemente, come una donna libera.
Unbelievable (miniserie)
Stagioni: 1
Episodi: 8
Durata episodi: 43-58 minuti
Disponibile su: Netflix
A conclusione di questo breve elenco troviamo un’altra storia vera legata al dramma degli abusi. La Miniserie Netflix è infatti tratta dall’articolo di Ken Armstrong e T. Christian Miller “An Unbelievable Story of Rape”, vincitore del premio Pulitzer nel 2016. Unbelievable racconta la storia di Marie (Kaitlyn Dever), giovane ragazza di 18 anni che dopo essere stata stuprata da uno sconosciuto che si era introdotto in casa sua, rimane vittima anche del sistema giudiziario. La sua dichiarazione sull’accaduto non viene creduta dalla polizia e, anzi, Marie viene anche persuasa a ritrattare la sua versione.
Sembra quasi superfluo specificare che invece non solo era tutto vero, ma la giovane donna non è stata nemmeno la sola ad aver subito quella tipologia di aggressione. L’entità di questo caso americano è stata talmente grande da aver incentivato un effettivo cambiamento nell’applicazione della legge per rendere la giustizia un porto sicuro per chi ha bisogno di protezione e comprensione.
Unbelievable, letteralmente “incredibile”, parla di preconcetti che fanno male. Stereotipi di genere e credenze talmente tanto radicate nella mente degli individui da costituire un ostacolo al normale corso della giustizia. La storia di Marie non è un caso isolato e il bassissimo tasso di denunce a fronte di stupri e molestie ce lo dimostrano. Questa serie, resa cinematografica dalla sua parte poliziesca, ci racconta di ingiustizia e dolore. Il fondamento di questi mali è radicato nel sessismo che attanaglia la nostra società che ancora è permeata da una fortissima cultura dello stupro. Il victim blaming (ovvero incolpare sistematicamente la vittima per gli orrori che le sono accaduti) è reale e questa serie ci mostra quanto può essere devastante ed umiliante per individui fragili e bisognosi di aiuto e comprensione.
Articolo di Floriana Bria e Cristina Sivieri
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