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Shōgun, le prime impressioni: il fascino letale dell’Oriente

Shōgun, le prime impressioni: il fascino letale dell’Oriente

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6 minuti di lettura

Disponibile su Disney Plus a partire dal 27 febbraio, con i primi due di dieci episodi che arriveranno a cadenza settimanale sulla piattaforma streaming, Shōgun è una miniserie TV ideata da Rachel Kondo e Justin Marks e ispirata all’omonimo romanzo del 1975 scritto da James Clavell, tratto a sua volta da eventi storici realmente accaduti. Protagonisti di quella che sembra candidarsi come nuova punta di diamante del palinsesto Disney dei prossimi mesi, sono Hiroyuki Sanada, Cosmo Jarvis, Anna Sawai, Tadanobu Asano, Takehiro Hira, Tommy Bastow e Fumi Nikaido. 

Ambientata nel Giappone di inizio anni ‘600, Shōgun dimostra, già dai primi due episodi, un impianto tecnico e narrativo semplicemente eccellente, nonché una qualità e una magnificenza a livello produttivo che certifica la rapida ascesa di FX nel panorama televisivo internazionale, dopo lo straordinario successo di The Bear. La sensazione che queste prime due ore, o poco più, lasciano nelle spettatore, è di trovarsi di fronte a una produzione di livello assoluto, una vera e propria epopea capace di immergersi all’interno della cultura nipponica, raccontando una storia di conflitti sanguinari e politici.

La Serie TV spicca, per adesso, nel mucchio di prodotti dall’animo giapponese che stanno circolando sulle piattaforme e stanno facendo ben parlare di sé, come La consierge Pokémon e Blue Eye Samurai su Netflix.

Shōgun, l’alba di un conflitto

Hiroyuki Sanada in un'immagine di Shōgun

Shōgun è ambientata nel 1600, un periodo particolarmente controverso nella storia del Giappone. Siamo infatti all’alba di una guerra civile, dettata dal sopraggiungere dei portoghesi, insediati ormai da qualche anno sul territorio nipponico, che fino a quel momento era rimasto svincolato da qualsiasi legame con l’Occidente. Quella dei portoghesi, in particolare dei gesuiti, avrebbe dovuto essere una missione di colonizzazione e conversione. Missionari inviati con lo scopo di salvare le anime impure, ma sedotti dalla medesima impurità di una religione mondana, quella del dio denaro.

Il cristianesimo si insinua profondamente all’interno della cultura giapponese e i cristiani assumono un ruolo sempre più centrale all’interno della società, elargendo ricchezze e protezione a coloro che decidono di convertirsi. In questo clima di tensione, la stabilità politica inizia a vacillare

Fulcro della narrazione di Shōgun è Lord Yoshii Toranaga, uno dei più potenti daimyō giapponesi, trovatosi al centro di un intrigo politico che potrebbe causargli la destituzione per opera degli altri Reggenti, favorendo così l’ascesa di Lord Ishido. Tuttavia, il destino di Toranaga è tutt’altro che segnato, perché l’improvviso approdo sulle coste giapponesi di un mercantile olandese e del suo pilota inglese John Blackthorne, potrebbe cambiare i fragili equilibri di potere in suo favore. Blackthorne porta con sé i segreti del Vecchio Mondo, e un conflitto interno è destinato a segnare per sempre la storia del Giappone.

Una maestosa epopea dal sapore d’Oriente

Shōgun, disponibile su Disney Plus

Come abbiamo sottolineato precedentemente, questi primi due episodi dimostrano quanto la narrazione di Shōgun non trovi il proprio centro gravitazionale esclusivamente negli intrighi politici e nella tensione palpabile che si respira a pieni polmoni in ogni sequenza. Piuttosto, in queste prime due ore, spoglie di quell’efferatezza e di quel conflitto verso cui le vicende sembrano tendere inevitabilmente, l’aspetto più interessante della Serie TV ideata da Rachel Kondo e Justin Marks è l’evidente fascinazione per la cultura giapponese feudale e soprattutto per una filosofia di vita così distante da quella occidentale. Fascinazione che viene trasposta anche all’interno del personaggio di Blackthorne.

Da un concetto di onore tipicamente orientale, passando da una ferrea rigidità che ancora oggi caratterizza gli usi e costumi nipponici, fino alla concezione della morte come nobilitazione dell’anima. La figura di Blackthorne serve oltretutto a ricordarci la tendenza dell’Occidente a considerarsi erroneamente culla della civiltà e, di conseguenza, il suo sentirsi in diritto e in potere di colonizzare il resto del Mondo a proprio piacimento, per estirpare un’inesistente barbarie. Il punto di vista di Blackthorne coincide con quello dello spettatore, immerso in un Nuovo Mondo – letteralmente – che lo condurrà lentamente verso una ben più profonda consapevolezza.

Ma Shōgun sembra anche e soprattutto un progetto impeccabile a livello produttivo, con una messa in scena semplicemente sensazionale, una disarmante cura per i minimi dettagli. Ogni immagine è fortemente evocativa, ogni sequenza che scorre sullo schermo porta con sé un’epicità intrinseca e la sensazione è che questi primi due episodi non rispecchino ancora pienamente il potenziale visivo e narrativo dell’opera. Il viaggio è appena cominciato, ma le premesse per un’epopea maestosa sono piuttosto evidenti. 


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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