Shtisel. Una storia semplice di vita quotidiana, ma con il potere di tenerci incollati allo schermo. A muovere inizialmente il nostro interesse è la cultura, così distante da noi, dei personaggi. Ebrei ultraortodossi che vivono nel quartiere di Geula a Gerusalemme. A scandire le loro vite, momenti di preghiera, abitudini precise e lo studio della Tohra. Ma la vita non è altrettanto prevedibile.
Una diversità che unisce
Una volta che ci siamo immersi in questa cultura, una volta che ci siamo abituati alla preghiera recitata prima di bere un bicchiere d’acqua, una volta che baciare lo Mezuzah sullo stipite della porta è diventato un rito abituale ai nostri occhi di spettatori, cominciamo a capire davvero la serie tv.
Matrimoni, nascite, lutti. Quella che stiamo guardando è la nostra vita. Paure, dubbi, sogni e aspirazioni. Sentimenti umani che nulla hanno a cha fare con religioni e credenze. Perché tutti noi vogliamo sentirci realizzati, come individui, come genitori, come figli. Ma il percorso non è facile e non sempre raggiungiamo i nostri obiettivi.
Sullo schermo, noi
Entrano in gioco quindi Akiva, ultimo genito della famiglia Shtisel, spinto a trovare moglie, ma senza essere certo che la vita matrimoniale faccia per lui. Il suo sogno è dipingere, ma non è un’attività decorosa secondo la società in cui vive. La sua vena artistica è costantemente schiacciata dal padre, Shulem, anziano capo famiglia che cerca di fare il meglio per figli e nipoti, ma non sempre riesce nel suo intento.
Poi abbiamo Giti che deve affrontare il tradimento del marito e trovare la forza di perdonarlo. Non per ultima la giovane Ruchami con il suo desiderio di diventare madre che potrebbe costarle la vita. Ma di personaggi ce ne sono molti, ognuno con le proprie peculiarità e debolezze in cui potrete identificarvi.
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Disponibile su Netflix in ebraico, lingua che non si sente tutti i giorni, Shtisel è un esempio di quanto le avversità e gli imprevisti possano piegarci, redendoci però più forti se alle spalle si ha la determinazione di andare avanti, sempre e comunque. Religiosi, atei, agnostici. Siamo tutti uguali di fronte all’incertezza della vita. E questa è una certezza.
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