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Snyder Cut

#ReleaseTheSnyderCut: potere dei fan o bot pilotati? Il caso si riapre

Un articolo di Rolling Stones proverebbe che Zack Snyder pilotò la campagna grazie alla quale poté tornare a dirigere la Justice League.

8 minuti di lettura

Novità all’orizzonte per i fan di Zack Snyder. La vociferata campagna #ReleaseTheSnyderCut, di cui già vi parlammo in questo articolo, si è rivelata essere ben poco trasparente. Il sostegno alla campagna e il tam tam sui social che aveva portato a rifacimento di Justice League sembra infatti essere stato alimentato da bot e profili falsi.

Vero è che dopo il lutto che aveva colpito la famiglia Snyder, il regista aveva promesso ai fan una propria versione del film per “correggere” la delusione per il film di Joss Whedon. Nuovi personaggi, nuove scene e un tono completamente diverso dovevano essere le componenti di quella che nel marzo 2021 è diventata la Zack Snyder’s Justice League. L’articolo pubblicato da Rolling Stones mette però in dubbio la mobilitazione dei fan che all’epoca fu strumentalizzata per giustificare l’operazione di Snyder, come a risposta all’incontenibile schiera di appassionati che, qualora venissero confermate le ipotesi, potrebbero rivelarsi un esercito di bot.

Le indagini sulla campagna #ReleaseTheSnyderCut

Il putiferio è scoppiato pochi giorni fa quando Rolling Stones ha rilasciato un articolo in cui dichiarava che il 13% dei profili usati per la campagna pro Zack Snyder’s Justice League fossero falsi.

Secondo la rivista, è stato lo stesso Zack Snyder a manipolare il lancio della Snyder Cut, soprattutto alla luce dei rapporti con la Warner Bros, non troppo tranquilli in quel periodo. Rolling Stones ha dichiarato che il regista avrebbe contribuito ad alimentare la campagna – che nel frattempo aveva raggiunto alti livelli di odio verso i dirigenti WB – in particolare dal punto di vista economico: un cartellone promozionale a Times Square (il cui costo può raggiungere i 50.000 dollari al giorno) e un aeroplano al Comic-Con di San Diego con uno striscione che riportava le seguenti parole: “WB #ReleaseTheSnyderCut of Justice League” (il cui costo dovrebbe essere di circa 1.000 dollari per due ore).

Le accuse a Snyder tutt’ora, comunque, rimangono prive di prove. Contro queste il regista si è subito fatto sentire commentando: “se c’è stato qualche burattinaio a fare leva sul fervore dei social media, è stata la Warner Bros, che ha sfruttato i miei fan per aumentare gli abbonati al loro servizio streaming”.

Il movimento social #RestoretheSnyderVerse – lo ricordiamo – ebbe una portata tale da stroncare il film Godzilla vs. Kong con recensioni negative per attirare l’attenzione della Warner Bros e lo stesso Adam Wingard, regista della pellicola del MonsterVerse, fece un appello a Zack Snyder per fermare il comportamento tossico dei suoi fan (che erano arrivati addirittura a minacciare alcuni produttori e dirigenti della WB), vedendosi però rispondere da quest’ultimo con la lapidaria frase: “non controllo i miei fan. Hanno la loro volontà e le loro opinioni; mi date davvero troppo credito”.

Un caso simile di boicottaggio si è verificato anche per il film The Suicide Squad di James Gunn, che ottenne recensioni negative per lo stesso motivo, ma che riuscì a incassare su HBO Max più di Zack Snyder’s Justice League.

Le prove contro la Snyder Cut

In ogni caso, il periodicom Rolling Stones e WarnerMedia si sono affidate a due società esterne che si occupano di monitorare l’autenticità delle campagne sui social media, Q5id e Graphika. Queste hanno individuato attività non autentiche provenienti dalla comunità dello SnyderVerse. Mentre l’Alethea Group ha scoperto che il dominio forsnydercut.com – l’hub di approdo degli sforzi per riportare Snyder al timone dell’universo DC – era, da un certo momento in poi, registrato a una persona che gestiva anche un’agenzia pubblicitaria che promuoveva la sua capacità di portare “traffico istantaneo e a basso costo di Avatar al tuo sito web”.

Rolling Stone ha parlato con più di 20 persone coinvolte sia nel progetto originale di Justice League che nella versione di Snyder, la maggior parte delle quali ritiene che il regista stesse lavorando per manipolare la campagna in corso. Snyder sostiene che, “se c’è qualcuno” che sta tirando le fila del fervore dei social media, è la Warner Bros. “che sta cercando di sfruttare la mia base di fan per aumentare gli abbonamenti al loro nuovo servizio di streaming”. Ma una fonte sostiene che “Zack era come un Lex Luthor che portava scompiglio”.

L’hashtag #ReleaseTheSnyderCut è diventato immediatamente virale su Twitter e su diversi social sin dalla fine del 2019. Infatti, quando la Warner ha annunciato la versione di Snyder, l’hashtag ha raggiuto più di un milione di tweet in un solo giorno.

Becky Wanta, capo dell’ufficio informazione e capo dell’ufficio tecnologico di Q5id ha affermato perentoriamente che:

non c’è alcun dubbio sul coinvolgimento dei bot – e spiega – Ci sono alcuni schemi che i bot emettono e che abbiamo visto in questo caso. Arrivano quasi contemporaneamente e in gran numero. E molte volte l’origine di migliaia o addirittura milioni di messaggi può essere ricondotta a una o due singole fonti. A volte possono essere ricondotti a server insoliti in paesi remoti. E il loro contenuto sarà esattamente simile.

Snyder Cut, gli ultimi aggiornamenti

L’articolo riportato dal magazine ha acceso gli animi – di fan e attori – e le ricerche commissionate da WarnerMedia hanno dimostrato che il 13% degli account che hanno preso parte alla discussione sulla Snyder Cut sono stati ritenuti falsi.

Dopo aver analizzato le discussioni online sull’uscita della Snyder Cut di Justice League, in particolare gli hashtag #ReleaseTheSnyderCut e #RestoreTheSnyderVerse su Facebook, Twitter e Instagram, gli analisti hanno rilevato un aumento dell’attività negativa creata da autori sia reali che falsi. Una comunità identificata era composta da autori veri e falsi che diffondevano contenuti negativi su WarnerMedia per non aver ripristinato lo SnyderVerse. Inoltre, sono stati identificati tre leader principali tra gli autori scansionati su Twitter, Facebook e Instagram: un leader su ciascuna piattaforma. Questi leader hanno ricevuto la più alta quantità di engagement e hanno molti seguaci, il che dà loro la capacità di influenzare l’opinione pubblica.


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Classe 1996. Siciliana trapiantata a Roma, mi sono innamorata dei libri e delle storie narrate da bambina. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, ho intrapreso il mio viaggio all'interno del mondo dell'editoria.

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