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Sopravvissuti, la nuova scommessa di Rai Fiction è una mistery dai toni amletici

3 minuti di lettura

Con Carmine Elia alla regia, Sopravvissuti ha debuttato ieri sera, 3 ottobre, su Rai 1. Una serie mistery-thriller, con dodici puntate – due a serata – e un cast notevole. A tenere le redini della storia è Lino Guanciale, che interpreta Luca Giuliani, lo skipper della barca Arianna, vera protagonista della tragedia.

La trama di Sopravvissuti

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Armando Leone (Luca Biagini) organizza un viaggio che vuole essere un grido di battaglia: sua figlia Arianna è morta di cancro e lui, con la nave che ne prende il nome, vuole commemorarla con una traversata dell’atlantico, allo scopo di raccogliere donazioni da devolvere poi alla ricerca contro il cancro. 

Sulla nave dodici persone, tra cui Lea (Adèle Wismes) compagna di Armando, il medico Gabriele Clementi (Alessio Vassallo) e lo skipper, Luca Giuliani. Tanto felice e piena di speranza è la partenza, quanto tragico è il suo destino: a pochi giorni dal saluto al porto di Genova, infatti, una tempesta si abbatte su Arianna, distruggendola e facendone sparire le tracce dai radar. 

Comincia così un lungo anno di naufragio per i pochi superstiti. I sopravvissuti sono infatti rimasti in sette, la metà dell’equipaggio iniziale. Sarà un anno abissale, che li cambierà nel profondo e scaverà dentro di loro lentamente, logorandoli, mettendoli di fronte alle scelte più difficili. Un anno che terminerà con il loro ritorno a casa, quando vengono ritrovati e riconosciuti. Torneranno a casa, sì, ma sarà difficile chiamare “casa” un luogo in cui a vivere non sono più le stesse persone di prima.

I sopravvissuti tra dubbi amletici

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Nelle interviste, Lino Guanciale continua a ripetere che la tempesta che si abbatte sulla nave Arianna sia una “tempesta perfetta”, shakespeariana quasi: il tronco dell’albero maestro che si rompe, le onde alte come palazzi che circondano l’imbarcazione e le grandi e minacciose nuvole nere che coprono il cielo.

A essere Shakespeariano non è solo l’ambientazione. I dubbi amletici, la difficile scelta tra etica e sopravvivenza, le cose che si è disposti a fare pur di continuare a vedere il giorno dopo arrivare: sono tutti piatti della bilancia che Sopravvissuti mette in scena e che chiede al pubblico di sperimentare. 

La mano di Carmine Elia fa sì che lo spettatore si immedesimi a pieno nei personaggi, divorati dalla fame, dalla sete e da una lotta che prevede la sopravvivenza, sì, ma anche il mantenimento di una certa integrità in quanto persone. Sopravvissuti punge la coscienza del pubblico e lo pone di fronte a continui bivi. Nulla è come sembra, dice Guanciale.


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