Speravo de morì prima è la nuova miniserie televisiva italiana diretta da Luca Ribuoli. La serie tv si concentra sugli ultimi anni di carriera di uno dei più grandi calciatori di sempre: Francesco Totti, lo storico capitano della Roma. La serie è basata sull’autobiografia Un capitano, scritta dal giocatore stesso in collaborazione con il giornalista Paolo Condò. Le prime due puntate sono state trasmesse il 19 marzo su Sky Atlantic.
Queste, tra l’altro, hanno già diviso il pubblico, la critica e gli stessi tifosi della Roma. C’è chi sembra avere apprezzato il prodotto e si mostra fiducioso per le restanti quattro puntate e c’è chi, invece, ha mostrato delle perplessità, ritenendo gli episodi frutto di un prodotto alquanto basso, senza una reale verità di fondo, ma concentrata solo sullo sguardo del Capitano. La serie, tuttavia, cerca di andare oltre questo limite.
A dominare è il percorso che Totti ha compiuto con la maglia giallorossa (un percorso di ben ventisette anni) e Speravo de morì prima cerca di raccontare il periodo tormentato di colui che è visto come una vera e propria leggenda.
Speravo de morì prima: nei primi episodi l’ultimo anno sul campo
Ci troviamo all’ultimo anno di carriera di Francesco Totti (Pietro Castellitto), ovvero il 2017. Il calciatore è soggetto a continui infortuni, la sua è un’età ormai avanzata per gli standard calcistici e su di lui piomba lo spettro del ritiro, parola che qualunque professionista a livello agonistico non vorrebbe mai sentire, men che meno una bandiera del calcio contemporaneo. L’ultimo problema fisico avviene durante la panchina di Rudi Garcia, che viene esonerato a causa dei continui scarsi risultati.
Al suo posto viene chiamato l’allenatore Luciano Spalletti (Gianmarco Tognazzi). Un acquisto più che legittimo, dal momento che l’ex giocatore toscano ha ricoperto l’incarico di allenatore della Roma dal 2005 al 2009, terminando la stagione con un esonero. Il ritorno di Spalletti sembra tranquillizzare Totti. Il rapporto tra i due sembra alquanto stabile e molto professionale. Tuttavia, approdato alla Roma, Spalletti sembra mettere le carte in tavola sin da subito, accusando i giocatori di scarso impegno e di poca grinta in campo.
Totti, che fino a quel momento godeva di una certa posizione all’interno della società, non è esentato dalle accuse di Spalletti. Nonostante egli sia il capitano, la sua carriera è ormai avviata al capolinea e l’allenatore cerca in tutti i modi di trasmettere questo messaggio, con rimproveri nello spogliatoio e sul campo di allenamento e tramite le mancate convocazioni alle partite di campionato. Il rapporto tra i due si spacca, portando gli stessi tifosi della Roma a “tifare” o per lui o per Spalletti. Una storia che sa di tragicomico, ma che nasconde ben altro.
Un breve sguardo
Le prime due puntate di Speravo de morì prima ci mettono di fronte a un dato: la serie non sembra avere grande pretese. Lo scopo è sì, quello di illustrare i periodi istanti di gioco di un grande campione e di riscoprire la carriera sportiva intrapresa dallo stesso, ma ciò che manca è la profondità con cui determinate tematiche e, soprattutto, il profilo del protagonista vengono raccontati. Solo la figura di Ilary Blasi (Greta Scarano) mostra una sua conformità, dal momento che appare come la voce della coscienza e della ragione del marito.
Totti è descritto come il classico coatto di Roma, “conteso” tra la madre, Fiorella (Monica Guerritore), e il calcio, la sua unica ragione di vita. Il profilo delineato dalla Serie TV è quello noto a tutti e di conseguenza non aggiunge nulla di nuovo alla conoscenza dello spettatore, fatta eccezione per chi è completamente digiuno del personaggio.
Ci auguriamo che la Serie TV possa andare oltre alla diatriba Spalletti-Totti, non limitandosi a mostrare il primo come il cattivo e il secondo come il buono. Troppo presto, comunque, per un giudizio completo. È probabile che Speravo de morì prima migliorerà e comunicherà altro che non è emerso sinora. Nel complesso, comunque, Speravo de morì prima è un prodotto che merita di essere visto e seguito, anche solo per pura onestà intellettuale.
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