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Locandina di Spider-Man 2

Spider-Man 2, perché dopo vent’anni è ancora il miglior cinecomic

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11 minuti di lettura

Oggi i film di supereroi sono una tale abitudine, che siamo all’opposto dello spettro: l’epoca d’oro sembra alle spalle, la sensazione è quella di un generale sovraccarico e crescente insofferenza verso i cinecomic, mentre il pubblico si rivolge a prodotti come The Boys, che decostruiscono il mito del supereroe uno schizzo di sangue alla volta. Eppure, c’è stato un periodo in cui i cinecomic erano pochi, e ognuno di essi era un evento, una fresca novità: è il 2004 quando esce nei cinema Spider-Man 2 di Sam Raimi, sequel del successo planetario dello Spider-Man di due anni prima e tra i pionieri di un cinema, quello dei supereroi, che dopo due decenni porta ancora a scuola.

N.B.: seguiranno spoiler!

Peter Parker prima di Spider-Man

Spider-Man (Tobey Maguire)

La vera forza di Spider-Man 2, e ciò che ancora oggi lo rende un metro di paragone, non sta nei combattimenti o negli effetti speciali. Il grande cuore dell’opera di Raimi sta nel suo protagonista.
C’è molto più Peter Parker che Spider-Man: poteva sembrare un controsenso, all’epoca, per un film di supereroi, ma questo permette una profondità e un’immedesimazione dello spettatore nel proprio beniamino, al quale rimane fortemente affezionato superando la prova del tempo (e il miliardo al botteghino di Spider-Man: No Way Home ne è la prova).

Peter Parker è l’eroe del popolo per definizione: non è un miliardario, né un dio. È solo un ventenne che lotta con problemi quotidiani in cui tutti possono identificarsi: deve pagare l’affitto, studiare all’università, lavorare, trovare il tempo per Harry (James Franco) e per Mary Jane (Kirsten Dunst), che cerca in tutti i modi di proteggere dalla verità.

Peter fa estremamente fatica a bilanciare la sua doppia identità, e quasi non vediamo fisicamente Spider-Man per la prima buona mezz’ora di film. Sembra girargli tutto male, tra il tirannico proprietario di casa Mr. Ditkovich, Doc Ock a piede libero (ci arriveremo), zia May che sta per essere sfrattata, Harry furioso per la morte di suo padre, MJ delusa per le sue continue assenze, il suo professore (il Dr. Connors) contrariato dai suoi bassi voti e non ultimo, J. Jonah Jameson che continua la sua crociata mediatica contro Spider-Man. I pochi gesti gentili che riceve sembrano giganteschi, come una festa di compleanno a sorpresa, o una fetta di torta offerta da Ursula, la figlia di Ditkovich.

Nota a margine proprio su JJJ: J.K. Simmons dimostra ancora di essere uno dei casting più azzeccati della storia della Marvel (tant’è che, semplicemente, è stato impossibile cambiare attore per l’MCU), dando il suo meglio nei panni del fumantino direttore e regalandoci una prova assolutamente esilarante, con tanto di istantanee entrate direttamente nella cultura di internet.

J. Jonah Jameson (J. K. Simmons)
Mi può pagare in anticipo?

La vita continua a prendere a schiaffi Peter, fisicamente e metaforicamente, che nonostante tutti i suoi sforzi, semplicemente, non ce la fa. Tutti, prima o poi, ci sentiamo arrivare al punto di sovraccarico, e Peter nel suo essere profondamente umano non fa eccezione: il punto di rottura è la festa al planetario, in cui MJ accetta la proposta di matrimonio del figlio di JJJ e un ubriaco Harry s’infuria con lui davanti a tutti per la sua difesa di Spider-Man. Tutto questo, unito alla perdita dei suoi poteri dovuta al continuo stress, portano Peter a dire basta. Niente più Spider-Man, solo Peter Parker, e la sua vita sembra migliorare, per un po’.

Il peso delle scelte e l’eroe in ognuno di noi

Spider-Man 2: Peter abbandona il costume.

Spider-Man 2 è un film sulla scelta e sulle responsabilità. La responsabilità più grande, data dai suoi poteri, che Peter sceglie di ignorare per concentrarsi sulla sua vita. Quante volte siamo tentati di evitare i nostri doveri? È una piacevole scappatoia, ma per Peter, come per tutti, non può durare. Così, mentre il tasso di criminalità a New York s’impenna, il ragazzo salva una bambina da un incendio, con le sue sole capacità. La forza di Peter è sempre stata oltre i suoi superpoteri: non sono che un mezzo per l’eroe che lui è già, un eroe di cui la città ha bisogno.

Non può essere che zia May a ricordarglielo, perdonandolo per le circostanze che hanno portato alla morte di zio Ben. In un toccante discorso, May gli fa capire che sono eroi come lui a dare forza alle persone, ad ispirarle a tenere duro un secondo di più. Questa scelta, però, comporta un prezzo:

Io penso che ci sia un eroe in ognuno di noi, che ci mantiene onesti, ci dà forza, ci rende nobili, e alla fine ci permette di morire con dignità, anche se a volte dobbiamo mostrare carattere e rinunciare alla cosa che vogliamo di più. Anche ai nostri sogni.

Doc Ock e Spider-Man, Otto e Peter

Otto Octavius (Alfred Molina), Spider-Man 2

Spider-Man 2 non avrebbe lo status che ha, senza un antagonista davvero memorabile. Il dottor Otto Octavius del bravissimo Alfred Molina è un villain che colpisce davvero al cuore Peter perché non è intrinsecamente malvagio com’era Norman Osborn, né assetato di potere. Peter lo ammira profondamente e lo ritiene un modello di tutto ciò che vorrebbe essere: un genio, che lavora per il bene dell’umanità e che è riuscito a tenere stretto anche l’amore. Dal canto suo, Otto si affeziona subito al giovane studente, insegnandogli il vero valore dell’intelligenza e che essere brillante ma pigro non basta.

Otto, però, soccombe sotto il peso della sua ambizione. Accecato dalla sua hybris, vola troppo vicino al Sole (letteralmente, si potrebbe dire), perdendo la sua amata Rosie e divenendo Doc Ock (“un certo Otto Octavius si ritrova con otto estremità. Ha fatto tombola!“), controllato da quegli stessi bracci meccanici che dovevano incanalare il suo genio. Pur di rincorrere il suo sogno, rischia di distruggere la città: è Spider-Man a contrastarlo, ma è Peter a farlo rinsavire. L’altra scelta del film, infatti, è proprio quella di Otto, che si rifiuta di morire da mostro, riprendendo il controllo e sacrificandosi per affondare il reattore.

Dock Ock è un antagonista che mette alla prova Peter sia fisicamente, regalandoci combattimenti eccezionali, e soprattutto emotivamente. È per questo che la loro reunion in No Way Home è così toccante e meritata.

Spider-Man e Doc Ock

Sam Raimi senza freni

Peter Parker/Spider-Man (Tobey Maguire)

La mano dietro a tutto è quella geniale di Sam Raimi. Il padre de La Casa ha preso l’Uomo Ragno e gli ha dato una profondità ed uno spessore emotivo ancora oggi invidiabili, combinandolo con delle sequenze d’azione eccezionali. La sequenza del treno è diventata subito un instant classic del cinema pop moderno, ma ogni combattimento tra Spidey e Doc Ock è girato in maniera magistrale e coinvolgente, con anche una CGI più che avanzata per l’epoca (che si portò a casa la statuetta agli Oscar, infatti). In particolare va sottolineato il lavoro sui bracci meccanici di Doc Ock, ai quali viene data un’espressività incredibile, come se fossero veri esseri senzienti con degli occhi e delle espressioni.

Spider-Man (Tobey Maguire) e Doc Ock (Alfred Molina)

La scuola horror di Raimi batte un colpo anche in un film per ragazzi, nella scena del massacro di Doc Ock all’ospedale, dalla quale film dell’orrore moderni dovrebbero ancora prendere appunti. Dall’altra parte, il regista del Michigan non rinuncia a quel gusto squisitamente camp di fine anni Novanta-inizio Duemila, che però non è mai eccessivo, bensì ben bilanciato con il dramma, l’azione e l’umorismo.

Spider-Man 2 guarda ancora dall’alto tutti i film tratti da fumetti proprio per aver saputo combinare alla perfezione la componente più prettamente fumettistica con quella filmica d’intrattenimento. Attenzione: non si parla di miglior film in sé, ma cinecomic. Non è ancorato al realismo come il Cavaliere Oscuro nolaniano, né costantemente sopra le righe come I Guardiani della Galassia o, al contrario, prettamente drammatico come Logan, per citare alcuni dei migliori esempi del genere. Spider-Man 2 trova il giusto mix, sapendo quando far ridere, quando stupire e quando colpire nel profondo, grazie ad un cuore incarnato da un protagonista in cui ogni spettatore può riconoscersi ed un antagonista che rappresenta l’altra faccia della medaglia dell’eroe.


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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