Stay Close è la nuova miniserie di otto puntate disponibile su Netflix a partire dal 31 dicembre. La Serie TV, scritta da Danny Brocklehurst, è tratta dal romanzo omonimo di Harlan Coben, scrittore americano di romanzi gialli e thriller ma anche ideatore e creatore della serie TV Safe.
Molte opere di Coben sono state trattate e trasformate in film e Serie TV e sul suo sito ufficiale è possibile trovare un’intera sezione dedicata proprio agli adattamenti cinematografici dei suoi romanzi.
Nonostante sia uscita da pochi giorni, Stay Close dimostra grande vitalità essendo già ai primi posti nel gradimento del pubblico. Il prodotto si mostra ben curato anche nei dettagli, è stato creato e girato in Inghilterra e non sembra avere nulla da invidiare alle produzioni made in Hollywood.
Stay Close è un thriller made in U.K.
Come detto, siamo pienamente nel genere Thriller/Giallo/Poliziesco e infatti Stay Close narra la storia di alcuni uomini spariti nel nulla a distanza di circa un anno l’uno dall’altro. Sulle sparizioni, ovviamente, indaga la polizia; personaggi principali sono proprio un poliziotto, il detective Broome (interpretato da James Nesbitt, che ricordiamo nei panni di Bofur nella trilogia de Lo Hobbit), la madre di famiglia Megan, con un passato da ballerina di pole dance, Cassie (Cush Jumbo, che ricordiamo nelle serie Torchwood e The good wife), il fotografo Ray Levine, ex fidanzato di Cassie (Richard Armitage) e Lorraine, gestrice del locale Vipers e vecchia amica di Cassie (Sarah Parish).
L’intreccio narrativo, ben strutturato, inizialmente appare complesso ma, pian piano, si comprende che tutte le vicende e i personaggi saranno collocati con precisione a ricomporre tutta la storia, con tanto di finale a sorpresa. Soprattutto nella prima parte (i primi 4-5 episodi), alcuni aspetti della vicenda appaiono deboli, poco credibili: è ancora accettabile un protagonista che anziché chiamare la polizia preferisce un improbabile e pericolosissimo faidate?
Alcune coincidenze appaiono addirittura irritanti, tanto da far pensare più ad un fantasy che ad un thriller ma, nonostante tutto, rimane la curiosità di proseguire la visione. Fortunatamente, nel prosieguo, la narrazione appare sempre più credibile e il finale, di quelli che non ti aspetti, costituisce l’apice o il climax inatteso e allo stesso tempo convincente.
Una piccola curiosità a proposito del finale: la versione televisiva è stata modificata rispetto al romanzo originale.
Il ritmo di Stay Close, ad ogni modo, è sempre piacevolmente sostenuto favorendo la visione anche di più puntate o, per i più audaci, di tutta la serie, tutta in un sorso.
Un luogo che diventa protagonista
In Stay Close troviamo anche due luoghi ricorrenti, ambedue legati alle sparizioni su cui indaga la polizia: il Vipers, ovvero il locale di pole dance gestito, come detto, da Lorraine e in cui Cassie aveva già lavorato come ballerina, e il bosco il cui accesso è caratterizzato da una scultura gigante, alta venti metri, rappresentante una testa umana.
Praticamente tutti i personaggi principali accedono al bosco attraverso questa sorta di portale simboleggiato dalla testa gigante. Un refrain, quello del luogo-simbolo, in questo caso il bosco, tipico di alcuni film e serie degli anni ’80 ripreso ultimamente (e sapientemente) ad esempio da Stranger Things oppure Dark.
Nel caso di Stranger Things, che si ispira dichiaratamente agli anni 80, la scelta appare azzeccatissima. In Stay Close difficile stabilire quanto (con)vincente possa essere la riproposizione di questo elemento, così come difficile segnare la distinzione tra una citazione pertinente e una banale scopiazzatura.
Ad ogni modo, per chi possiede meno memoria cinematografica e/o televisiva, tali elementi potrebbero passare inosservati lasciando solo il piacevole alone di mistero che si portano dietro.
Corsi e ricorsi del frangettone “cattivo”
Interessanti e bizzarri anche altri personaggi del film, ad esempio la coppia di killer psicopatici/ballerini (Barbie e Ken) assoldati dal padre di un ragazzo scomparso per far luce sull’accaduto; anche qui, però, pervade una sensazione di déjà-vu o comunque un evidente richiamo a film e telefilm di genere. Il frangettone di Barbie, poi, ricorda, neanche tanto velatamente, un altro frangettone “cattivo”, quello di Alicia Sierra ne La casa di carta, senza contare il capostipite dei super-frangettoni cattivi, ovvero Gogo, guardia del corpo di O-Ren Ishii in Kill Bill.
In fin dei conti, la mini-serie Stay close appare complessivamente ben strutturata e piacevole, e la sua visione certamente consigliata.
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