Il cinema è l’arte che più di tutte offre la possibilità di creare nuovi mondi, vivere avventure spettacolari e conoscere universi fantastici. Registi e creatori sono sempre stati stimolati a sperimentare e cercare nuove tecniche allo scopo di aumentare le possibilità visive e narrative. Come non citare il primo grande pioniere della storia del cinema? Georges Méliès, che partendo da spettacoli di magia e numeri di prestigio arriva a scoperte fondamentali che sono ancora oggi la base della cinematografia. A lui è infatti possibile far risalire un primitivo uso della Stop Motion, la tecnica cinematografica di cui vogliamo parlare in questo articolo. Ma prima di ripercorrere le tappe che hanno portato alla nascita di questa tecnica, vediamo in che cosa consiste.
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Cos’è la stop motion?
La stop motion è una tecnica di animazione video che si basa sulla medesima logica realizzativa dei cartoni animati, solo che ai disegni si sostituiscono delle fotografie. Per animare un secondo dovranno essere scattate 24 fotografie, in modo tale che le stesse, viste in sequenza in rapida successione, diano vita a un movimento fluido, senza scatti e all’apparenza totalmente normale. LaStop Motion viene comunemente utilizzata per riprendere oggetti inanimati, pupazzi, modellini ambientati in allestimenti in miniatura; gli oggetti verranno cambiati di posizione, saranno spostati e modificati gradualmente, ogni fotografia richiede difatti una modifica minima e molto precisa.
Stop motion, infinite possibilità
La tecnica Stop Motion non è utilizzata solo nel cinema, ma anche in video musicali e in campo pubblicitario e apre a possibilità creative di grande effetto, surreali e straordinarie, impossibili da realizzare realmente. All’interno del termine Stop Motion è possibile fare distinzioni riferibili soprattutto al soggetto ripreso e animato.
Con il termine Claymation ci si riferisce a pupazzi in plastilina animati, pensiamo per esempio al celebre pupazzo Pingu o ai prodotti dello studio di animazione britannico Aardman Animations creatore tra gli altri di Wallace e Gromit, Galline in fuga, Giù per il tubo, Shaun, vita da pecora, e il recente nominato agli Oscar Shaun, vita da pecora: Farmageddon.
Puppet Animation è usato per indicare pupazzi, modellini, marionette ambientati in una scenografia in miniatura. Sono assimilabili a questa categoria i film in stop motion più famosi come per esempio Nightmare before christmas, Coraline e la porta magica, La sposa cadavere.
La Pixilation è quando il soggetto dell’animazione sono attori dal vivo; è una tecnica che ricorre spesso nei film delle origini o utilizzata in video clip musicali come per esempio Road to Nowhere dei Talking Heads.
La Cutout animation è la tecnica Stop Motion utilizzata per animare pezzi di carta ritagliati; usata nel cinema di animazione prima dell’affermazione della tecnica d’animazione tradizionale, viene in alcuni casi utilizzata ancora oggi. L’esempio più celebre è sicuramente South Park di Trey Parker e Matt Stone, prima di essere sostituita dall’animazione digitale.
Object Animation è una forma di animazione in stop motion che prevede l’uso di oggetti che non hanno carattere umano o animale, come pupazzi o modellini. Un esempio tra tutti potrebbero essere i mattoncini LEGO usati per realizzare i così detti Brickfilm, film in cui la stop motion viene abbinata ad altre tecniche d’animazione. The Lego Movie del 2014 e i successivi film della casa, sono stati creati tramite animazione digitale, ma con l’intenzione di emulare l’aspetto dei brickfilms in stop-motion.
Con Model Animation ci si riferisce all’animazione di modellini all’interno di film in live action per creare effetti speciali e rendere possibile la presenza di creature fantastiche in un mondo reale.
Brevi cenni storici
Georges Méliès è colui che, dopo i fratelli Lumiere, ha dato un primo forte impulso all’arte cinematografica ed è oggi universalmente ricordato come il padre degli effetti speciali. Provenendo dal mondo della prestidigitazione vede nel cinema possibilità infinite per allargare i suoi trucchi e renderli ancora più emozionanti e d’impatto sul grande pubblico. La possibilità di raccontare storie fantastiche alimentate da effetti visivi totalmente nuovi e spettacolari è alla base delle conquiste raggiunte da Méliès e tra queste possiamo collocare anche la Stop Motion. Il regista la utilizza, per esempio, nel suo film più famoso: Viaggio sulla luna del 1902 che appartiene alla serie dei viaggi fantastici a cui si è assiduamente dedicato. Possiamo riconoscere l’utilizzo di una primordiale Stop Motion nell’avvicinamento del volto della luna.
Ma il film che è storicamente riconosciuto come il primo realizzato con questa tecnica è Fantasmagorie di Emil Cohl del 1908.
Per realizzarlo sono stati eseguiti centinaia di disegni, trasferiti su pellicola negativa e poi fotografati. Il titolo Fantasmagorie allude a una variante della lanterna magica con cui si proiettavano immagini fantastiche sui muri; il film, infatti, non ha una trama compiuta, ma è una successione di immagini con l’unico scopo di affascinare il pubblico mostrando le infinite possibilità offerte dal mezzo cinematografico.
Un altro nome che è necessario fare in questo breve excursus storico è quello di Ray Harryhausen, effettista e animatore statunitense ricordato proprio come il maestro della Stop Motion. La sua rilevanza è dovuta all’aver utilizzato e perfezionato una particolare tecnica da lui denominata Dynamation (ora comunemente chiamata Model Animation) che consiste nell’inserire modellini o pupazzi di creature fantastiche all’interno di film in Live Action e utilizzare quindi la tecnica Stop Motion per dare vita a effetti speciali sopperendo alla mancanza di tecnologie quali CGI e motion capture. La tecnica prevede l’uso della Stop Motion abbinato alla retroproiezione del film precedentemente registrato su uno schermo di fondo davanti al quale si trova la miniatura con i modellini delle creature che bisogna animare. Il tutto verrà ripreso congiuntamente.
La tecnica è stata ispirata a Harryhausen dalla visione di King Kong di Willis O’Brien, 1933 in cui vi si fa ricorso proprio per il gorilla gigante. Il primo film in cui Harryhausen la utilizza è Il risveglio del dinosauro del 1953.
È doveroso nominare il lavoro svolto per la produzione della trilogia originale di Star Wars che viene lodata ancora oggi per l’abile e innovativo uso di tecniche per la realizzazione degli effetti speciali in un’epoca in cui ancora la tecnologia non offriva le infinite possibilità odierne. Una tecnica simile a quella di Harryhausen è stata usata dalla Industrial Light & Magic, sezione della Lucasfilm interamente dedicata agli effetti speciali digitali, per realizzare la celebre battaglia degli Hoth presente nel quinto capitolo della saga, secondo in ordine di produzione L’impero colpisce ancora del 1980. I quadrupedi imperiali sono dei modellini che vengono regolati manualmente fotogramma per fotogramma. In questo caso non viene usata una retroproiezione del filmato davanti cui far muovere i modelli, ma si fa ricorso a sfondi dipinti manualmente. In realtà la tecnica impiegata si discosta da quella di Harryhausen e si configura come una sua evoluzione. Denominata Go Motion vede l’utilizzo anche della computer grafica per minimizzare i problemi di scatattosità nei movimenti dovuti al fatto che i modellini fotografati sono sempre immobili. L’intervento digitale permette di farli muovere durante il momento dello scatto.
Tipologie ed esempi
Molti sono i nomi di registi e animatori che si potrebbero fare per parlare dei migliori esempi di film in Stop Motion realizzati oggi. Lo studio di animazione Laika, per esempio, si dedica esclusivamente alla Stop Motion e si è occupata della realizzazione di film tra i più famosi e di successo nel genere come Coraline e la porta magica, di Henry Selick, 2009, ParaNorman di Sam Fell e Chris Butler, 2012 e Kubo e la spada magica di Travis Knight, 2016.
Henry Selick è uno dei registi più famosi ad essersi dedicato a film d’animazione in Stop Motion, sua è infatti la regia di Nightmare before christmas. È anche grande amico di Wes Anderson per cui si è occupato degli effetti speciali subacquei de Le avventure acquatiche di Steve Zissou del 2004, e avrebbe dovuto collaborare anche alla realizzazione del primo film del regista in Stop Motion Fantastic Mr. Fox, ma abbandona il progetto per dedicarsi a Coraline e la porta magica e viene sostituito da Mark Gustafson. Wes Anderson realizza poi un altro film con questa tecnica nel 2018, L’isola dei cani.
Due esempi di Stop Motion
Nightmare before christmas è l’opera d’animazione in Stop Motion probabilmente più famosa di sempre. Il film, uscito nel 1993 per la Touchstone Pictures, succursale della Disney, è scritto e ideato da Tim Burton, ma esce con la regia di Henry Selick dal momento che Burton era impegnato sul set di Batman; Il ritorno, ma è quanto più di burtoniano si possa immaginare. È l’esempio perfetto di come la Stop Motion venga utilizzata per creare un universo fantastico abitato da creature, mostri ed esseri strani. Il mezzo è impiegato per dare consistenza reale alla fantasia gotica del suo autore, impersonare una fiaba sbilenca e anomala che probabilmente se realizzata con la tecnica d’animazione tradizionale non avrebbe avuto lo stesso impatto sul pubblico. I personaggi di cui vediamo le storie sono pupazzi veri che hanno preso vita, non sono dei disegni, abitano e agiscono in un mondo parallelo a cui ci è concesso affacciarci per la durata di un sogno, anzi di un incubo. La commistione tra animazione e musical aumenta la carica favolistica del racconto ed è la scelta che ha permesso al film di essere una delle storie più affascinanti mai viste a schermo fino a diventare un cult irrinunciabile. Il film è stato candidato agli Oscar 1994 nella categoria Migliori effetti speciali, dal momento che non esisteva ancora la categoria Miglior film d’animazione.
Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson si situa agli antipodi di Nightmare before christmas ed dimostra come la stop motion possa davvero essere piegata alle più disparate esigenze di autori e registi. In questo caso non assistiamo a un mondo fantastico che si anima e vive la sua propria esistenza, ma a una storia reale ambientata in un mondo reale, e questo di per sé è già una stranezza. Il maggior uso della stop motion, infatti, viene fatto per conferire vitalità a personaggi animati, scegliere di creare e rappresentare esseri umani è ai limiti dello straniamento. In più, la storia è ideata e scritta da Charlie Kaufman e i personaggi pur essendo reali mostrano delle caratteristiche, dei particolari che inducono a pensare siano dei pupazzi o degli esseri robotici animati, appunto, in stop motion. La tecnica serve a creare quella sensazione di ambiguità in cui il dubbio di star guardando una fantasia o una storia reale rimane fino alla fine.
Kaufman poi inserisce le sue paranoie, le sue idiosincrasie, i suoi riferimenti colti che aprono la possibilità a ulteriori letture ipotizzabili, più o meno necessarie alla fruibilità del prodotto. Sicuramente, però, col suo secondo film da regista offre al pubblico un prodotto originale ed estremamente interessante con almeno due scene (quella del rapporto sessuale e della colazione) che così ben scritte e girate raramente si vedono in un film, anche e soprattutto un film live action. Il film è stato premiato con il Leone d’argento per il Gran premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia nel 2015.
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