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Succession, quando i soldi comprano l’infelicità

6 minuti di lettura

Se tutto quello che desiderate dalla vita è essere esageratamente ricchi, dovreste prima guardare la serie tv Succession, targata HBO e trasmessa su Sky Atlantic, giunta alla conclusione della seconda stagione.

Succession, la trama

Succession

La serie racconta la storia della famiglia Roy, proprietaria di una potentissima società americana, la Waystar Royco, che opera nel settore dell’intrattenimento e nel mondo dei media e dell’informazione. Il CEO è Logan Roy (Brian Cox), ormai ottantenne ma riluttante ad abbandonare il suo posto. A contendersi la successione sono i suoi figli: Kendall (Jeremy Strong), talentuoso ma fragile; Roman (Kieran Culkin), sfrontato ed esperto di battute inopportune; Siohban (Sarah Snook), ambiziosa e sicura di sé. Assetati di ricchezza e accecati dalla brama di potere, i tre fratelli ingaggiano una guerra senza esclusione di colpi.

La disumanizzante venerazione del dio denaro

Succession

Se il pilot della prima stagione poteva far pensare a Logan come a una vittima del suo stesso potere, circondato com’è da opportunisti e parassiti, durante lo sviluppo della narrazione appare chiaro come in realtà l’uomo sia in effetti un implacabile carnefice e come tutti gli altri rappresentino le vittime delle sue macchinazioni. È in particolare nella seconda stagione che il comportamento del capofamiglia provoca la degenerazione di ogni rapporto umano, sia esso lavorativo, sentimentale o famigliare (emblematico, a tale riguardo, il “gioco” del «porco a terra» nella 2×03).

Alla Waystar Royco «devi essere un killer per farcela» e, quando si tratta di affari, non vi è «nessuna persona reale coinvolta». Ogni membro della compagnia è costantemente sotto esame, e, nella necessità di un «sacrificio di sangue», nessuno può considerarsi fuori pericolo.

Cane mangia cane

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Ad impreziosire la seconda stagione è un accurato approfondimento psicologico dei personaggi, supportato da interpretazioni intense da parte di tutto il cast.
I fratelli Roy, diversi tra loro, ma accomunati dal trauma dell’essere cresciuti in un ambiente famigliare disfunzionale, desiderano disperatamente l’amore e l’approvazione del padre e provano ad ottenerli parlando l’unica lingua che è stata loro insegnata: quella degli affari.

Così Kendall – diventato un corpo senz’anima – cerca di rimediare agli errori del passato facendosi pedina al servizio dei giochi di Logan; Roman tenta disperatamente di fare la mossa giusta per potersi guadagnare il rispetto che gli è sempre stato negato; Siohban, sedotta dalla sussurrata promessa di una posizione di potere, si mostra pronta a sacrificare tutto e chiunque, compreso il marito Tom (interpretato magnificamente da Matthew Macfadyen).

Sorpresa chiave della seconda stagione è l’ingenuo-ma-non-troppo Greg (Nicholas Braun), che si dimostra capace di sopravvivere ai cambi di gioco e trarne un vantaggio personale. Si dovrà invece attendere la terza stagione per conoscere meglio la moglie di Logan, Marcia (Hiam Abbass), enigmatica e impenetrabile sin dal primo episodio, e per assistere all’evoluzione del personaggio di Connor (Alan Ruck), primogenito di Logan e fratellastro degli altri Roy, interessato a lusso e agiatezza, ma non all’azienda di famiglia.

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Scrittura minuziosa e primi piani rivelatori

Succession

Jesse Armstrong, ideatore della serie e vincitore, nel 2019, dell’Emmy Award alla migliore sceneggiatura per una serie drammatica, dimostra una conoscenza approfondita dei retroscena del potere (coi quali si era già confrontato, in chiave satirica, con la serie The Thick of It ). In questo modo Succession fa della scrittura uno dei suoi punti di forza e intrattiene il pubblico a colpi di rapporti famigliari perversi, retroscena scabrosi e personaggi deprecabili, ma al contempo irresistibilmente attraenti.

Fondamentale si dimostra la capacità degli autori di creare un clima di crescente tensione, che esplode con forza negli ultimi episodi, senza mai risolversi del tutto, rendendo dolceamara l’attesa della stagione successiva, colmata da ipotesi, supposizioni e rewatch per tentare di capire i piani dell’indecifrabile Logan Roy.

Le riprese sono realizzate in prevalenza tramite una camera a spalla, in uno stile simile a quello documentario. Le inquadratura si stringono spesso sui volti dei protagonisti, come a voler svelare le emozioni che loro, così coinvolti in uno spietato gioco di maschere e apparenze, non sono mai disposti ad esternare.

Succession, una serie sottovalutata

Succession

HBO si conferma emittente particolarmente attenta alla qualità e, in attesa della terza stagione, Succession, molto apprezzata dal pubblico americano, si merita indubbiamente di guadagnare una maggiore visibilità in Italia. Non le mancano, infatti, gli ingredienti del successo: una trama avvincente, un cast che convince e un team di professionisti poco abituati al fallimento.


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Classe 1996. Laureata in Filologia Moderna, ama stare in compagnia degli altri e di se stessa. Adora il mare e le passeggiate senza meta. Si nutre principalmente di tisane, lunghe chiacchierate e pomeriggi al cinema.