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Suspiria Dario Argento

Suspiria, lo spettacolare incubo di colori di Dario Argento

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9 minuti di lettura

Suspiria, il capolavoro del maestro dell’orrore Dario Argento, torna nuovamente nelle sale italiane a partire dal 12 febbraio 2024.

Film fondamentale che ha segnato l’apice creativo del regista romano, Suspiria è un’opera visiva strabiliante, un’esperienza cinematografica resa unica dalle sue particolari atmosfere e dalla sua forte identità che, ancora oggi, rappresenta una fonte di ispirazione costante per moltissimi registi e cineasti.

Suspiria, danze macabre e terrificanti verità

Suspiria Susy in auto

La storia di Suspiria è quella di Susy (Jessica Harper), una giovane studentessa americana che giunge a Friburgo, in Germania, per poter entrare a far parte della più prestigiosa scuola di danza della nazione. Il suo ingresso nella scuola è segnato però da un evento spaventoso: due studentesse sono rimaste uccise in circostanze del tutto misteriose e violente.

Nonostante questo, Susy inizia il suo percorso formativo all’interno dell’accademia, facendo la conoscenza delle insegnanti e di alcune compagne che frequentano il suo stesso corso. Tra queste, diviene amica di Sarah (Stefania Casini), la quale le rivela dettagli preoccupanti sulla strana natura della scuola. Poco a poco, Susy inizierà così a venire a conoscenza di particolari inquietanti, di fatti terribili e di incubi incastrati tra le antiche mura di quell’edificio che nasconde al suo interno una terrificante e sconcertante verità .

Suspiria, sussurri e grida in technicolor

Suspiria di Dario Argento

La maestosità visiva di Suspiria è uno degli aspetti che, indubbiamente, rendono l’opera di Dario Argento un film indimenticabile. La maestria registica di Argento è qui perfetta: la macchina da presa si muove lenta negli interni dell’accademia, trasmettendo un senso d’inquietudine costante e di claustrofobia, paragonabile a quello presente dentro la versione dell’Overlook Hotel di Kubrick in Shining. Anche nelle scene di violenza, Argento dimostra ancora una volta il suo talento, riuscendo a creare l’orrore e lo stupore nell’animo dello spettatore, che viene travolto dalla brutalità dei vari omicidi.

Oltre alla regia, l’artista romano riesce a dare il meglio di sé anche nella messa in scena. Ogni elemento è straniante e, allo stesso tempo, elegante: i drappi, le tende, gli arazzi e gli ambienti gotici in stile Art Nouveau (con tanto di citazioni a Escher) creano un’ambientazione a dir poco perfetta. Anche la rappresentazione di elementi orrorifici – primo su tutti la pioggia di larve – è sempre estremamente accurata e credibile, anche grazie all’uso di effetti speciali analogici che ancora oggi riescono a stupire per la loro efficacia.

Ma l’elemento tecnico forse più importante risulta essere la scelta cromatica della fotografia, vero carattere identitario della pellicola. Luciano Tovoli, su indicazione di Argento, riesce a dipingere gli ambienti con colori accesi e forti contrasti, creando atmosfere uniche e suggestive. Anche l’uso delle ombre e dei tagli espressionistici sono calibrati in maniera impeccabile, riuscendo a costruire dei veri e propri quadri di stampo surrealista.

Un tripudio visivo di colori, reso possibile grazie all’uso di lenti anamorfiche e lo sviluppo della pellicola con la tecnica della Tecnhicolor IB (che andava a enfatizzare così i colori primari come rosso, verde e blu), già usata in film come Il Mago di Oz e Via col Vento. Un’altra intuizione interessante pensata dallo stesso Tovoli fu quella di illuminare i volti degli attori con la luce riflessa proveniente da tende retro-illuminate, provocando sui loro volti particolari sfumature cromatiche.

Suspiria, il suono dell’orrore tra sintetizzatori e Bouzouki

Suspiria Dario Argento

Se la fotografia di Suspiria rappresenta la sua personalità estetica, è doveroso affermare che la musica ne rappresenta pienamente l’anima. La colonna sonora, firmata dai Goblin, band che già aveva composto gli indimenticabili brani di Profondo Rosso (“Dopo quel film non potevo essere così pazzo da non richiamarli” ha dichiarato lo stesso Argento), riesce a sondare territori sonori che ricalcano la dimensione dell’occulto, tramite l’uso non solo di strumenti ma anche di voci sussurrate (registrate dallo stesso Claudio Simonetti) e vocalizzi strozzati.

Il suono di Suspiria è oltremodo caratteristico, grazie anche all’intuizione dello stesso Argento, dopo un suo viaggio ad Atene, di usare tra gli strumenti principali un Bouzouki, strumento tradizionale greco, sfruttando le particolari armoniche create dalle sue corde talvolta accordate su toni gravi, in modo da creare un effetto simil-dissonante e inquietante. Massimo Morante, componente storico dei Goblin, sottolineò inoltre che lo strumento era concettualmente legato alla figura della strega antagonista Helena Markos, a causa delle sue origini greche.

Sono ovviamente presenti anche un gran numero di sintetizzatori analogici, perfettamente orchestrati, e un sapiente uso del Celesta, sul quale è costruito il tema principale della pellicola, una sorta di ninna nanna dai toni oscuri e misteriosi. Per volere del regista, la colonna sonora fu spesso suonata durante le riprese, in modo da mettere gli attori e la troupe in uno stato di angoscia e di ansia costante, utile a enfatizzare maggiormente l’atmosfera horror del film.

Suspiria, una favola squisitamente oscura

Suspiria di Dario Argento

Le ispirazioni che hanno aiutato il regista romano a concepire il film sono molte. La prima tra queste è sicuramente il libro dello scrittore britannico Thomas De Quincy intitolato Suspiria de Profundis, un’opera in cui venivano descritte Le Tre Madri ( Mater Lacrimarum, Tenebrarum e Suspiriorum ), personaggi portatrici di morte e disperazione.

L’intuizione di Argento fu però quella di mescolare la tematica di De Quincy con la forma narrativa delle fiabe europee, accostabili a quelle dei fratelli Grimm, e mettendo al centro della narrazione la figura della strega, rimodellata dal regista in una chiave più moderna e altolocata, ponendola così in un contesto urbano e lontano dalla tipica tradizione folkloristica.

Cercando di ricalcare uno stile prettamente fiabesco, il regista decise di costruire la messa in scena sull’incontro di stilemi di stampo espressionistico (e riconducibili dunque al cinema tedesco) con altri appartenenti a una dimensione più infantile e fantasiosa, prendendo come riferimento principale un ulteriore capolavoro della storia del cinema: Biancaneve e i sette nani.

Per quanto strano possa apparire, non sono poche le congruenze riscontrabili tra i due film. Oltre alle movenze, cariche di enfasi, della stessa Harper (che ricordano perfettamente quelle della principessa Disney) sono molti gli elementi che Argento ha “saccheggiato” dal film di animazione del 1937. Tra questi, ad esempio, troviamo gli occhi che appaiono dal buio, il pavone legato alla figura della strega cattiva e lo stesso uso della tecnica della Technicolor IB.

Suspiria, una tavolozza di colori per altri artisti

Ma se sono molte le opere che hanno ispirato Suspiria, sono ancor di più quelle che hanno tratto ispirazione dall’incubo Horror di Dario Argento.

Non sono pochi, infatti, i registi che hanno dichiarato il loro amore per la pellicola. Oltre a Tarantino (che lo ha inserito tra i suoi film preferiti di sempre) è facile riscontrare l’influenza di Suspiria in film recenti come Climax di Gaspar Noé o Neon Demon del danese Refn.

Un capolavoro che, dunque, ancora oggi riecheggia nel mondo del cinema per la sua spettacolarità e la sua natura completamente artistica e creativa. Un incanto oscuro che, come un sussurro, continua a stregarci, di anno in anno.


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Nato nel 1993 , giusto in tempo per vedere Pulp Fiction l’anno dopo. 
Sono un musicista che ha una passione patologica per il cinema. Adoro la sala e sono fermamente convinto che debba esistere un girone infernale per quelli che parlano a voce alta durante il film. Scrivo, vivo, faccio cose, vedo gente.

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