fbpx
talk to me copertina

Talk to me e la spettacolarizzazione del trauma

6 minuti di lettura

Il 28 settembre è arrivato in sala Talk to me, horror australiano diretto dai fratelli Danny e Michael Philippou, star della commedia su YouTube conosciuti come RackaRacka. All’esordio come registi, i Philippou si tuffano in una storia da brivido che ha al suo centro un gruppo di adolescenti e una mano ingessata dai poteri sovrannaturali, un film perfetto per aprire la stagione degli horror in vista di Halloween.

Contatti con l’aldilà

talk to me

L’adolescente Mia (Sophie Wilde) ha appena perso la madre e, pur di non rimanere a casa da sola con il padre, col quale non ha un buon rapporto, trascorre buona parte del suo tempo con la famiglia della sua migliore amica Jade (Alexandra Jensen). Una sera, Mia è con un gruppo di amici e accetta di partecipare a un gioco alquanto peculiare: evocare i morti e dare loro il permesso di impossessarsi del suo corpo.

In Talk to me, lo strumento che permette questo scambio con l’aldilà è una mano ingessata, che un tempo apparteneva a una medium. L’esperienza, tanto raccapricciante quanto incredibile, diventa per i ragazzi come una droga e, esagerandone, non colgono il peso delle conseguenze. Il fratello di Jade, Riley (Joe Bird), viene infatti rapito e rinchiuso in un limbo, mentre il suo corpo è soggiogato da spiriti che tentano di ucciderlo. Sta a Mia tentare di liberarlo, riscattandosi dalle sue pessime scelte. Ma per lei potrebbe essere troppo tardi

Talk to me e il riso di fronte alla morte

talk to me philippou

I ragazzi di Talk to me amano trascorrere le loro serate parlando con i morti. Si siedono in cerchio, scelgono un volontario, e danno il via alla seduta. Cellulari rigorosamente puntati, aperti su qualche diretta Instagram o Facebook, oppure pronti per il prossimo stato su Snapchat. Appare uno spirito maligno, visibile soltanto a chi, in quel turno, ha stretto la mano ingessata. Questi si impossessa del corpo del suo corpo, lo fa attorcigliare, gli oscura gli occhi, gli fa dire frasi sconnesse.

Ma è qui il punto: tutti si divertono. Si sconquassano dalle risate, filmano, non vedono l’ora che sia il proprio turno. E allo spettatore viene naturale domandarsi: è davvero possibile che trovarsi faccia a faccia con dei morti – qui rappresentati in tutta la loro marcescenza – e farsi impossessare da loro non scalfisca minimamente nessuno? È la ricerca di approvazione e validazione, tramite le vie dei social, a obnubilare i giovani, i quali fanno di tutto pur di ottenere delle visualizzazioni. Un desiderio di fama invincibile che non contempla le conseguenze e non conosce il rispetto o il timore religioso. 

Che cosa rappresenta la mano di Talk to me?

sophie wilde in talk to me

Per i registi di Talk to me, la mano ingessata rispecchia i vizi più pericolosi che minacciano gli adolescenti, ossia l’alcol e la droga. In senso lato, tuttavia, potrebbe essere vista come il simbolo della dipendenza in generale, sia essa da sostanze stupefacenti, da cibo, o da affetto. Difatti, la formula che bisogna pronunciare per attivare il contatto con l’aldilà altro non è che un richiamo di aiuto contro la solitudine: “Talk to me”, cioè “Parlami”. Una frase che potrebbe anche ricordare un’implorazione a Dio, nel fervore della preghiera: “Parlami”, cioè “Mostrati a me”, sebbene Talk to me sia intenzionalmente scevro di qualsiasi sottotesto religioso, caratteristica che lo distingue dalla stragrande maggioranza degli horror.  

Talk to me, sì o no?

talk to me horror

In un genere afflitto così spesso dalle imitazioni ripetitive e indebolito dall’epidemia dei jumpscare, Talk to me rivela una freschezza ispirata, con un commento sociale attualissimo che nulla toglie all’efficacia della sua componente più paurosa. Non troviamo momenti intrisi di gag inutili, che non farebbero altro che schiacciare il pathos di una scena: Talk to me non si abbandona mai alle soluzioni più facili per suscitare una reazione nel suo pubblico.

Benché impieghi non poco ad arrivare al sodo, e possa dunque apparire lenta per certi versi, la sua volontà di parlare ai giovani è chiara sin da subito, con la sua critica al mondo dei social e la difficoltà a gestire un trauma da soli. In questo è molto vicino a un altro horror eccellente, It follows, visione assolutamente obbligatoria se si è apprezzato Talk to me.  


Seguici su InstagramTikTokFacebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club

Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.