Andrej Tarkovskij è stato uno dei più grandi registi russi del ‘900. Il suo cinema è caratterizzato da una forte atipicità stilistica di carattere simbolista e da una struttura narrativa non convenzionale e in qualche modo rivoluzionaria nel cinema sovietico.
Il messaggio sotteso a questa ricorrente oscurità stilistica è di tipo esistenzialista, spirituale, e in questo caso è ravvisabile una marcata ascendenza bergmaniana, ma anche metafisica, di un mondo-altro, una dimensione di alterità lontana dalla realtà empirica e sensibile.
Riscopriamo insieme tre film per comprendere la poetica di Andrej Tarkovskij, nato oggi 90 anni fa.
Lo specchio, sperimentare l’illusione
scendevi come una vertigine
saltando gli scalini, e mi conducevi
oltre l’umido lillà nei tuoi possedimenti
al di là dello specchio
poesia recitata all’inizio del film di Arsenij Tarkovskij, padre del regista e poeta
Lo specchio è certamente uno dei film più interessanti e iconici del regista. Infatti qui lo sperimentalismo di Tarkovskij raggiunge il suo apice, attraverso un’audace utilizzo del dispositivo simbolista sullo sfondo di una trama scollegata, frastagliata e nebulosa, in rapporto mimetico rispetto alla dimensione onirica del sogno, ma si potrebbe anche supporre di incubo.
Un sogno, un incubo forse, è quello che ci viene presentato sulla pellicola, ed è autobiografico. Infatti la trama parla della storia di vita del regista, che ne racconta infanzia, adolescenza, la guerra vissuta, l’abbandono e il ritorno del padre, la solitudine della madre e la separazione dalla moglie. Tutto in chiave onirica, perché le sequenze del film ci vengono presentate in modo assai nebuloso, quasi dovessimo davvero sperimentare la visione di un sogno.
Alla fine scopriamo che il sogno è quello fatto da un uomo, Aleksej, alter ego del regista, che viene ripreso sul letto della sua convalescenza con un uccellino in mano. E la frase che chiude il film è detta proprio da quest’uomo:
Lasciatemi stare. In fondo io volevo soltanto essere felice
Nostalghia, fuggire dall’alienazione
Nostalghia è un film del 1983 girato in Italia. In questi anni infatti Andrej Tarkovskij, a causa soprattutto della repressione politica fattagli per il film Lo specchio in Urss, deciderà di scappare in Italia. Il suo primo film qui, con l’aiuto del sceneggiatore Tonino Guerra, è proprio Nostalghia.
Un poeta russo decide di partire per l’Italia dove si vuole dedicare alla scrittura del compositore russo Sosnovskij. Qui, nella città di Bagno Vignoni, conosce una serie di personaggi che come lui sono espatriati, estraniati dal mondo, e non riescono a conciliare loro stessi col mondo che li circonda, sprofondando in una forte dissociazione spirituale ed esistenziale. La nostalgia è quella scappatoia con con la quale i personaggi possono illudersi di poter fuggire dalla loro alienazione.
Bisogna tornare alle basi principali della vita
senza sporcare l’acqua.
Che razza di mondo è questo
se è un pazzo che vi dice
che dovete vergognarvi!
monologo di Domenico
Stalker, un picnic sul ciglio dell’esistenza
Stalker, l’ultimo film che vi proponiamo, è più famoso e conosciuto di Andrej Tarkovskij. Siamo di fronte ad un film di fantascienza, metafisica, tratto dal romanzo Picnic sul ciglio della strada dei fratelli Strugackij, ma l’interpretazione che ne fa il regista è tutt’altro che fedele al testo originario.
Il viaggio è esistenziale, all’interno della ”Zona”, questo spazio fantascientifico, per certi aspetti riconducibile ad una dimensione quasi post-apocalittica, nucleare. Uno spazio metafisico, irreale, ma che fa da sfondo in realtà ad un altro viaggio, un viaggio interiore compiuto dai personaggi, sui vari punti di vista rispetto alla vita, che si scontrano, si mettono in discussione, e alla fine si congiungono, dando luogo così ad una maggiore compiutezza dell’io e dell’esistenza.
Per tale ricerca ontologica o esistenziale si può dire che questo film è ascrivibile al genere d’autore.
Mi hanno sovente domandato cos’è la Zona, che cosa simboleggia, ed hanno avanzato le interpretazioni più impensabili. (…) La Zona è la Zona, la Zona è la vita: attraversandola l’uomo o si spezza o resiste. Se l’uomo resisterà dipende dal sentimento della propria dignità, dalla sua capacità di distinguere il fondamentale del passeggero.
Intervista a Tarkovskij
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