In un precedente articolo sulla Serie TV di punta di Apple TV+, Ted Lasso, avevamo affermato che non serve essere esperti di calcio per gustarsela. Il dubbio che frena molti all’inizio è infatti proprio questo. Ted Lasso in fondo vive in un limbo e non era così scontato il suo successo: da una parte il suo argomento principale, che gira attorno al calcio, non proprio un topic per tutti; dall’altra la piattaforma stessa, l’ultima tra le arrivate e una delle prime in assoluto che decide di puntare il suo palinsesto totalmente su opere originali. Ma, come sempre viene specificato nel suddetto articolo, Ted Lasso è una Serie tv sulla decostruzione degli stereotipi e, aggiungeremmo, sulla crescita dei suoi singoli personaggi.
Ciò ha reso il progetto avviato da Bill Lawrence e Jason Sudeikis (lui stesso interpreta il protagonista Ted Lasso) un autentico successo, chiacchieratissimo tra la critica e amato tra il pubblico. In questo modo, siamo arrivati alla terza stagione con un programma fitto e sviluppato lungo dodici episodi da 45/50 minuti ciascuno.
Attualmente su Apple TV+, oltre alle prime due stagione già disponibili, sono usciti due episodi su dodici programmati della terza stagione. L’appuntamento settimanale è ogni mercoledì, ma commentiamo finora quello che abbiamo visto.
Dove eravamo rimasti con Ted Lasso?
Il motto di Ted, “Credici”, non è mai stato così importante come in questi primi due episodi della nuova stagione. Dopo la promozione in Premier League della squadra che allena, il Richmond AFC, Ted Lasso deve fare i conti con nuovi rivali e un’agguerrita schiera di giornalisti che danno il suo club per spacciato addirittura prima del loro esordio.
Il Richmond, infatti, parte svantaggiato, essendo una squadra ancora instabile, povera di classe e arguzia calcistica, e soprattutto perché costituisce il fanalino di coda dei club londinesi. In città, infatti, ci sono altre due squadre, conosciute ai più come Chelsea e West Ham, nettamente superiori di livello grazie a una rosa dei giocatori di classe. Proprio il West Ham, poi, è allenato dall’ex consigliere raccattapalle di Ted Lasso, e ora rivale, Nathan Shelley (Nick Mohammed).
Ma per approfondire tutte le sottotrame, romantiche o meno, che sono state sviluppate lungo le due precedenti stagioni, e che vengono intrecciate con efficacia all’interno della trama principale, servirebbe più di un articolo. Questo perché Ted Lasso è un The Office che il Regno Unito ha sempre voluto vedere sui propri schermi. Il calcio, come risaputo, non è che un espediente narrativo (alla stregua di un enorme MacGuffin, o di una Dundler Mifflin Paper Co.); la Serie tv si concentra maggiormente sul dietro le quinte del Richmond, le partite e i momenti salienti della squadra vengono mostrati solamente alla fine (o all’inizio) di un percorso psicologico e di crescita dei singoli personaggi.
Ted Lasso 3, credici e il resto è storia
La squadra del Richmond, composta non solo dai suoi giocatori ma anche dalla villain pentita Rebecca Welton (Hannah Waddingham) e manager della squadra, il segretario Higgins (Jeremy Swift), il burbero allenatore ed ex star del Chelsea Roy Kent (Brett Goldstein). Un brulicare di situazioni e personaggi, tutti approfonditi nelle loro vite private e paure che vengono riversate puntualmente sul luogo di lavoro, il Richmond appunto, e che di conseguenza inceppano in continuazione la programmazione della squadra.
A capitanarla, d’altronde, c’è lo stesso Ted Lasso: depresso, grottesco, con una crisi famigliare da affrontare dall’altra parte dell’oceano, impacciato, e soprattutto con una costante incapacità nel fare il suo lavoro, che lo rende un inetto ma allo stesso tempo un simpatico personaggio, archetipo delle insicurezze umane.
Proprio per questo il suo motto è, e rimane, “Credici”: nelle mani di Ted Lasso, e in quelle di tutta la squadra, ora chiamata ad affrontare un campionato dove nessuno crede in loro, rimane solo la speranza che è messa, però, costantemente a dura prova.
Le Ombre di Ted Lasso
In questo senso la Serie tv lavora molto bene nello sviluppare il personaggio di Nathan Shelley. Un coriaceo ragazzino che da semplice assistente di grado zero nello stadio del Richmond, si trasforma in un impietoso allenatore del West Ham, una delle squadre più forti della Premier League (nonché acquistata da Rupert Mannion, il diabolico ex marito di Rebecca interpretato da Anthony Head).
La storia di Nathan è una perfetta cartina al tornasole delle incertezze che circondano la psicologia di Ted Lasso. Quest’ultimo ha, infatti, creduto fin da subito nel timido ma promettente ragazzo che a bordo campo aveva il solo scopo di raccogliere palloni e riordinare cinesini; proprio in un momento, tra l’altro, in cui nessuno avrebbe scommesso una lira su di lui. Nathan è, a tutti gli effetti, una creazione di Ted: un giovane prodigio che, però, gli ha immediatamente voltato le spalle, e che ora, lo scredita come inetto incapace.
D’altra parte Nathan incarna perfettamente il sogno americano, pilastro fondativo delle idee di Ted Lasso (risuonato tra l’altro dall’esclamativo Credici appiccicato all’ingresso del suo ufficio). Il fatto che quel ragazzino, ora diventato un’ombra da affrontare, sia una sua creazione, rende la Serie tv un sapiente miscuglio di commedia tragica.
Ted Lasso 3 non è una commedia qualunque
Tutto questo si riflette, infatti, anche sulle scelte tecniche e artistiche della Serie: se il Richmond si allena, come al solito, nel classico stadio semiaperto e accogliente che abbiamo imparato a conoscere nelle prime due stagioni, il West Ham ne è la perfetta contrapposizione. Nathan è impettito, la divisa nera evoca una disciplina militare che si contrappone al grigiore dei suoi capelli, invecchiati proporzionalmente con la sua presa di coscienza malvagia; lo stadio è oltremodo chiuso, un anello che chiude le porte a un rigore architettonico e mentale, incentrato sulla paura e un orgoglio marziale egoistico.
Ted Lasso è, insomma, un concentrato di tragedia, comicità grottesca e azione pura; a ridare tutto ciò, però, non è il semplice gioco del calcio, o una fedeltà ai personaggi semplicistica da sitcom anni ‘90. La Serie è un modo di ridere e di cogliere la serialità nella sua evoluzione più moderna, aiutata da una trama complessa ma ben esplicata, e servita su un ottimo piatto d’argento che lambisce il politicamente corretto, senza mai, tuttavia, finirci dentro in pieno. Il successore family friendly di The Office? Staremo a vedere.
Ted Lasso vi aspetta su Apple TV+, con il resto della terza stagione, ogni mercoledì fino al 31 maggio.
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