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terra e polvere

Terra e polvere, relazioni e legami all’interno della Cina rurale

Un film scomodo sulla complessità dei rapporti umani all'interno di uno stato sempre più rigido e chiuso

5 minuti di lettura

A pochi chilometri dalle grandi città della contea di Gotai (nella provincia di Gansu a nord della Cina) si distendono deserti, risaie millenarie e campi da coltivare. È lì che Terra e polvere si inserisce, focalizza il suo sguardo, incentra la sua narrazione, lontana dalle metropoli inquinate e alienanti, lontana da quell’analisi filmica urbana che un’intera generazione di registi come Jia Zhangke (Leone d’oro per Still life), Lou Ye (Summer Palace) e Wang Xiaoshuai (Le biciclette di Pechino) hanno approfondito nei loro progetti cinematografici.

Ruijun Li con Terra e polvere, presentato alla 72° edizione del Festival di Berlino e nelle sale italiane dal 30 marzo grazie a Tucker Film, torna nei luoghi d’infanzia per tracciare un forte monito politico e sociale travestito come una storia d’amore tra emarginati che si muove attraverso dune e distese di grano, attraverso luoghi contadini e il fantasma incombente di una città che li vuole inglobare.

Una storia d’amore tra due invisibili

terra e polvere

Youtie è un umile contadino, quarto e ultimo fratello emarginato di una famiglia che ha abbandonato i luoghi in cui è cresciuta per abbracciare la vita e il ritmo della città. Guiying è una donna disabile, incontinente e sterile, maltrattata dai familiari e rimasta ai margini della comunità. Le loro famiglie decidono di farli sposare per non farli morire soli, per levarsi un peso e deresponsabilizzarsi da qualcosa di non voluto. Youtie e Guiying sono quindi due invisibili che si incontrano e riempiono vicendevolmente i vuoti e gli spazi bianchi dell’altro, due persone unite da una decisione e che si innamorano attraverso il silenzio, il lavoro, la condivisione di momenti e istanti sinceri.

Il loro è un nucleo indissolubile, lei con la sua delicatezza scalda e scioglie un animo granitico e burbero, lui con il suo amore silente fa rinascere un fiore spezzato e insieme coltivano campi con l’aiuto del loro asino, allevano animali e costruiscono una nuova casa per allontanarsi dalle incombenze di un mondo industrializzato che li vuole assorbire e togliere dal loro habitat naturale. Un rapporto genuino che deve scontrarsi con il mondo esterno, con una realtà che spinge verso un futuro che non contempla quella terra e quella polvere in cui loro si sentono vivi, verso una prospettiva in cui Youtie e Guiying non si riconoscono e lottano per non abbracciare. 

Terra e polvere è silenzio e rumore

terra e polvere

Terra e polvere è un film di sentimenti che esplodono piano, personaggi che si svelano lentamente, idee e pensieri che si elevano nel silenzio e nei rumori, ulteriori protagonisti oltre ai docili personaggi che Ruijun Li delinea. A parlare è il tintinnio del collare dell’asino, lo sciabordio delle bottiglie attraversate dal vento, il suono della terra calpestata dall’aratro, rumori che disegnano una Cina fuori fase rispetto al resto del mondo, un ambiente sempre più delimitato e spinto a cambiare, a evolversi.

È li dentro che il regista cinese dirama e sviluppa la sua idea stilistica, costruita sull’analisi dei rapporti umani, la loro complessità evolutiva e il beneficio morale che trasmettono, la difficoltà che hanno nello svilupparsi all’interno di un contesto chiuso ed ermetico, dittatoriale e rigido come quello cinese. Non a caso Terra e polvere è stato oggetto problematico per il governo ed è stato censurato e rimescolato in più riprese per poter ottenere il permesso di pubblicazione. Il finale, infatti, risulta poco chiaro e trasmette il messaggio che per tutto il resto del film viene allontanato e rinnegato.

Le idee di Ruijun Li – la città che cannibalizza la campagna, il denaro che vince contro il valore etereo della natura – restano comunque chiare e limpide attraverso i suoi campi larghissimi, l’attenzione maniacale verso la liturgia del lavoro e gli sguardi dei suoi protagonisti, tramite la costruzione di un film mai banale dedito al silenzio e alla purezza dell’immagine in movimento, che pone la direzione verso luoghi sempre più dimenticati, verso un mondo sempre più lasciato in disparte.


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Il cinema e la letteratura sono gli unici fili su cui riesco a stare in equilibrio. I film di Malick, Wong Kar Wai, Jia Zhangke e Tarkovskij mi hanno lasciato dentro qualcosa che difficilmente riesco ad esprimere, Lost è la serie che mi ha cambiato la vita, il cinema orientale mi ha aperto gli occhi e mostrato l’esistenza di altre prospettive con cui interpretare la realtà. David Foster Wallace, Eco, Zafón, Cortázar e Dostoevskij mi hanno fatto capire come la scrittura sia il perfetto strumento per raccontare e trasmettere ciò che si ha dentro.

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