Il 31 marzo esce su Apple TV+ un nuovo biopic sul mondo dell’informatica e dei videogiochi, sull’onda del successo di film come The Social Network, Steve Jobs e dei numerosi adattamenti di giochi arcade come Sonic e l’imminente Super Mario. Stavolta il protagonista è Tetris, uno dei giochi più universalmente conosciuti e amati. Il film con Taron Egerton si concentra sulla travagliata battaglia legale per l’acquisizione dei diritti del videogioco. Ma è anche un film che si concentra, pur superficialmente, sulla crisi degli ultimi anni di vita dell’Unione Sovietica, e del suo sempre più imminente crollo. L’ambientazione temporale, ovvero la fine degli anni ’80, è involontariamente emblematica, poiché Tetris rappresenta uno degli ultimissimi sprazzi della moda degli anni ’80 nel cinema e nelle Serie tv, che ha imperversato negli ultimi dieci anni e che ora sta lentamente scemando, per dare spazio alla nostalgia degli anni ’90 e 2000.
La vera storia dietro Tetris
C’è qualcosa di attraente nell’esplorare i dietro le quinte di media famosi in tutto il mondo, che siano film, videogiochi o piattaforme di internet, proprio perché si tratta di esperienze usufruite da tutti, che tutti conoscono o hanno utilizzato almeno una volta nella propria vita. Per questo film come Tetris catturano sempre attenzione, curiosità, e forse un po’ di affetto, visto che il soggetto in questo caso è il videogioco più diffuso e giocato al mondo. Tetris sarà anche conosciuto da tutti, ma lo stesso non si può dire della sua storia, e qui entra in gioco, appunto, la principale attrazione del film.
Il videogioco nacque in Unione Sovietica nel bel mezzo della Guerra Fredda e della rivoluzione informatica, nel 1984, lo stesso anno in cui, in America, fu lanciato il primo Macintosh. L’ingegnere informatico Alexey Pajitnov (interpretato nel film da Nikita Yefremov) l’aveva creato nel tempo perso per intrattenimento personale, ma Tetris (un gioco di parole tra “tetra” e “tennis”) riscosse molto successo tra i suoi colleghi, e così si diffuse rapidamente in tutti gli uffici e i Ministeri di Mosca, causando molti dipendenti a trascurare il proprio lavoro a causa del gioco avvincente, che stava causando dei veri e propri casi di dipendenza e ludopatia.
Pajitnov vuole esportare il gioco, ma le complicazioni burocratiche sovietiche e l’inesperienza del programmatore nel mondo delle licenze portarono ad una lunga serie di documenti, firme e concessioni di validità sempre più nebulosa. Il film Tetris parte proprio da questo punto, nel 1988, in cui il giovane ed entusiasta game designer Henk Rogers (Egerton) viene a conoscenza del gioco e vuole assolutamente acquistarne i diritti per il mercato giapponese in cui lavora. Nello stesso anno la Nintendo intende lanciare il famoso Game Boy: Rogers ha la geniale intuizione di rendere Tetris il gioco di lancio per la console portatile.
Tetris diverte e intrattiene, ma non è The Social Network
Segue quindi una delle storie più travagliate e assurde dietro ad uno dei videogiochi più semplici e innocui mai realizzati, fatta di segreti industriali, cavilli contrattuali, servizi segreti e cadute di imperi mediatici, oltre che dell’Unione Sovietica. L’attore protagonista Taron Egerton, qui anche produttore esecutivo insieme al suo padrino Matthew Vaughn, che l’aveva lanciato nel 2014 con il primo Kingsmen, ha descritto Tetris come più simile al già citato The Social Network piuttosto che a The Lego Movie. Ma a conti fatti, si può dire che sia vero il contrario.
Tetris infatti è sin da subito un film che intrattiene, che vuole raccontare una storia così folle e assurda da non poter adoperare toni seri, cupi e iper realistici come quelli adoperati da David Fincher nel suo biopic sulla creazione di Facebook. Paradossalmente, Tetris è molto più simile a The Lego Movie, sia dal punto di vista estetico, molto colorato e pop (con la sola eccezione dell’ambientazione sovietica, all’opposto grigia e deprimente), sia per la spensieratezza e ironia che permea tutto il film.
Nonostante racconti una storia molto adulta e complessa, in cui non sono assenti atti di violenza e la presenza inquietante del KGB, Tetris in realtà tratta i suoi temi con troppa leggerezza, concedendosi anche delle brevi sequenze stilizzate a mo’ di gioco arcade, con pixelloni grandi e colorati che accompagnano le spiegazioni contrattuali e addirittura fungono da effetti speciali nella sequenza d’azione finale, un inseguimento in auto che sembra uscito da Scott Pilgrim vs. the World.
Il che non è necessariamente un male, anzi rende la narrazione più dinamica e divertente, ma quando arrivano le situazioni davvero pericolose, il cambio di tono non si avverte veramente fino in fondo, e quindi si perde un po’ l’impatto che il film vuole evidentemente trasmettere. Soprattutto verso la fine del film, avvengono così tanti imprevisti e colpi di scena che si perde il senso di climax.
L’annoso dilemma del content value
Inoltre, i personaggi non spiccano mai davvero, ad eccezione forse di Henk, la cui storia è meno interessante di quella di Alexey, la cui situazione complicata con il governo sovietico avrebbe fornito forse un altro tipo di film. Il rapporto tra i due protagonisti non è mai approfondito quanto dovrebbe, anche perché il film si concentra molto sulle famiglie dei rispettivi personaggi più che sull’amicizia che si è creata tra loro due.
Purtroppo Tetris risente molto del fatto di essere nato come film streaming, non destinato alle sale cinematografiche, e forse anche per questo manca di mordente. È un film divertente, ma che alla fine non rimane impresso, e di cui se ne dimentica facilmente dopo averlo visto. Infatti film come Tetris non possono essere giustamente catalogati come veri film, ma più come content, un termine sempre più odiato dalle compagnie come Disney e Apple, ma che indubbiamente prende sempre più significato.
Questi film vengono creati principalmente per aggiungere sempre più contenuti al proprio catalogo streaming, e ad arricchirlo con film e Serie tv esclusivi. Conseguentemente, la produzione e infine la fruizione di questi film saranno inevitabilmente diverse da quelle concesse ad un film destinato al grande schermo. Il che è un peccato, perché film come Tetris avrebbero il potenziale di essere molto, molto più di più di una mera aggiunta al catalogo.
Il crollo dell’URSS secondo Tetris
Tetris si concentra, per ovvi motivi, sul protagonista americano, che ha a che fare con magnati dell’industria conosciuti da tutti, come Nintendo, Atari e Sega. Ma l’aspetto più interessante del film è la volontà di voler narrare il crollo dell’Unione Sovietica. L’ambientazione temporale e spaziale, ovvero la Russia negli ultimissimi anni ’80, hanno avuto senza dubbio un’influenza pesante sulle vicende raccontate nel film, come il coinvolgimento di Gorbachev da parte del magnate Robert Maxwell.
Tetris è permeato da funzionari del governo sovietico e spie del KGB che continuano ad annunciare l’imminente fallimento del comunismo e la fine dell’Unione Sovietica. Per questo motivo, cercano di mettere le mani sull’affare Tetris, corrompendo e minacciando tutti i coinvolti, nel disperato tentativo di arricchirsi prima che la fine arrivi e sia troppo tardi per rifarsi una vita agiata. Sembra quasi che il film voglia addentrarsi in argomenti politici, argomentando su come il comunismo abbia portato alla corruzione e al ripiegamento sul capitalismo per sopravvivere.
Ma ovviamente sono temi affatto approfonditi, nonostante vengano riproposti varie volte nel corso del film. Infatti quasi tutti i personaggi sovietici, ad eccezione di Alexey, vengono rappresentati come delle macchiette da blockbuster, accentuatamente spregevoli o malvagi, minacciosi e altezzosi. Queste monodimensionalità da cartone animato avvalorano il paragone con un film come The Lego Movie, e rendono facile la catalogazione di Tetris nel genere di film adatti a tutta la famiglia: il film di Jon S. Baird tratta una storia vera con modalità leggere e divertenti, in modo da coinvolgere sia i più piccoli che gli adulti. E rimane comunque una storia interessante anche per i non appassionati videoludici.
Seguici su Instagram, Tik Tok, Twitch e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!