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The Blues Brothers, il cinema oltre il musical

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9 minuti di lettura

Commedia con un pizzico di noir, musical arricchito dalla presenza di ospiti illustri, road movie, thriller, film sociale e politico. The Blues Brothers è tutto questo, e già dalla commistione di generi e stili e dalla conseguente difficoltà di collocare il film entro determinati filoni cinematografici, nasce quell’atmosfera intrisa di demenziale genialità, che caratterizza e investe tutto il film, allargando il suo campo di azione al di fuori del semplice musical.

A 43 anni dalla sua uscita nelle sale, avvenuta nel 1980, con la regia di John Landis, The Blues Brothers resta una pietra miliare, una di quelle pellicole capaci di modificare per sempre un determinato linguaggio, risultando anche ai nostri occhi odierni sempre e comunque attuali e valide.

The Blues Brothers rientra a pieno in questa categoria e, per quei pochi che non lo conoscessero o non lo avessero visto, questo articolo può essere inteso come un invito alla visione di un tassello che non può mancare nel bagaglio di un vero cinefilo.
Ma l’aspetto su cui ci si vuole concentrare è: cosa ha portato The Blues Brothers a diventare uno dei film più famosi e più iconici della storia del cinema?

The Blues Brothers, dal piccolo al grande schermo

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Innanzitutto è importante sottolineare come gran parte del successo di The Blues Brothers sia merito del carisma e del talento dei due attori protagonisti: John Belushi e Dan Aykroyd, quest’ultimo anche sceneggiatore del film. La collaborazione inizia nel momento in cui John Belushi, comico già affermato e ospite fisso del Saturday Night Live, incontra un ventenne di Toronto, Dan Aykroyd, aspirante cabarettista e con una forte passione per la musica, in special modo per il rhythm and blues e per il soul.

Fu proprio questa loro passione in comune (Belushi aveva un passato da batterista e cantante) che li porterà all’ideazione di una band, The Blues Brothers, inserita pienamente in un contesto musicale di radice afroamericana, e dalla forte connotazione anticonformista e anarchica. I Blues Brothers iniziano ad esibirsi dal vivo, registrando anche il loro primo album; ma il vero momento di svolta per la band avviene con la loro prima ospitata in televisione, a due anni dalla nascita. Il 22 aprile 1978, muniti di cappello nero, completo nero e occhiali da sole, i Blues Brothers appaiono per la prima volta sul piccolo schermo, ospiti del famosissimo SNL.

Da questo momento in poi, le carriere dei due attori/musicisti non saranno mai più come prima. Il successo fu spropositato per i due personaggi, tanto da far risultare quasi naturale un loro passaggio al grande schermo. Così, il regista John Landis, che aveva già lavorato con John Belushi in Animal House, si dedicò, con non con poche difficoltà, a realizzare il debutto cinematografico della band, fino ad arrivare alla compiuta realizzazione delle figure iconiche di Jake (John Belushi) e Elwood (Dan Aykroyd).

The Blues Brothers, i fratelli anticonformisti

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La vicenda narrata nel corso del film è estremamente semplice: Jake esce di prigione e, insieme al fratello Elwood, viene a conoscenza di un debito di cinquemila dollari che l’orfanotrofio in cui sono cresciuti è costretto a pagare. Per ottenere tale cifra i due cercano di ricostituire la loro vecchia banda per un grande concerto ed è in questo contesto che si sviluppa l’intero film.

Le riprese avvennero tra diversi problemi. Uno su tutti, la personalità irrequieta di John Belushi, di certo non restio all’uso di alcool e sostanze stupefacenti. Per capire la portata di questa “stravaganza”, basti considerare che fu previsto all’interno del budget per il film una quota da destinare all’acquisto di cocaina per John, ma anche per gran parte della troupe.

Il carattere ribelle di John Belushi, che entrò più volte in conflitto con John Landis durante la realizzazione del film, lasciava all’epoca presagire ad un possibile flop della pellicola; esito auspicato anche da una parte della critica e del pubblico, che non vedevano di buon occhio una qualsiasi forma di esaltazione della cultura afroamericana. Ma fu proprio su questa dimensione sovversiva e anticonformista che il film fece leva per raggiungere il meritato successo. I Blues Brothers sono in sostanza due delinquenti, non propriamente dei personaggi “positivi”, costretti a muoversi ai margini della società, non soggetti mai alle regole del “sistema” e, proprio per questa loro natura, vincolati a subire una vera e propria caccia all’uomo.

Come detto in precedenza, l’abilità di Landis fu quella di realizzare un film in cui è presente una grande varietà di sottogeneri. Tra tutti, però, ovviamente la dimensione musicale e propria del musical è quella che più colpisce, rendendo possibili delle vere e proprie esibizioni live filmate, arricchite dalla presenza di illustri ospiti musicali come Aretha Franklin, Ray Charles e James Brown, capaci di colpire e illuminare l’anima dei personaggi e, di riflesso, anche quella degli spettatori.

The Blues Brothers, in missione per conto della musica

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John Landis è riuscito a regalarci un vero e proprio oggetto di culto che sprigiona dal primo all’ultimo minuto una chiara vocazione all’insegna della libertà creativa, palesando anche riflessioni di carattere razziale, politico e sociale.

La vicenda si snoda lungo i quartieri più poveri di Chicago, in cui la Luce emanata dai musicisti blues rappresenta una vera e propria dimensione evocativa grazie alla quale potersi “elevare” spiritualmente. Non a caso Jake e Elwood dichiarano di compiere una “missione per conto di Dio”, e lo stesso Jake, nella scena forse più famosa del film, viene colpito da questa visione trascendentale, folgorato da quella luce mistica. Il demenziale qui non è mai fine a se stesso ma al contrario sa essere la chiave giusta per promuovere i valori di una intera comunità, quella afroamericana, che in questo film, nonostante i limiti della commedia, riesce a mostrarsi senza filtri grazie alla sua musica.

La genialità raggiunta con The Blues Brothers probabilmente rappresenta la vetta massima delle carriere di John Belushi e Dan Aykroyd, ma anche dello stesso John Landis. In futuro le vite del regista e di Dan Aykroyd saranno segnate dalla morte di John Belushi, avvenuta il 4 marzo del 1982 a causa di un’intossicazione dovuta ad un abuso di cocaina ed eroina, soltanto due anni dopo l’uscita nelle sale di The Blues Brothers.

Come spesso accade, questo è il prezzo di chi vive a pieno e senza alcun tipo di freni la propria vita, il proprio lavoro e la propria dimensione di artista. Ma, di conseguenza, accade anche che artisti morti prematuramente riescano, nei loro momenti di maggiore ispirazione, a regalarci perle che resteranno immortali nei nostri immaginari. E allora, con la visione di questo film c’è da consolarsi nel rendersi conto di come questi due personaggi un po’ loschi, con il cappello nero e i Ray-Ban addosso, resteranno per sempre illuminati da quella Luce che unisce Musica e Cinema.


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Classe 1994, laureato in "Tecniche Artistiche e dello Spettacolo" presso la Ca' Foscari di Venezia e attualmente impelagato in studi antropologici.
Da sempre attratto dalla Bellezza, da quell'atmosfera mistica che ti regala la visione di un film, l'ascolto di un brano musicale o la lettura di un bel libro.
Non mi abbandonerà mai la voglia di ricercare costantemente nuovi immaginari e nuove prospettive da cui poter guardare il mondo e chi ne fa parte.

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