The Burial è un legal drama diretto da Maggie Betts che riattraversa liberamente una vicenda realmente accaduta negli anni Novanta. È la storia di Jeremiah Joseph O’Keefe (Tommy Lee Jones) e del suo avvocato Willie Gary (Jamie Foxx), impegnati in una lotta contro una multinazionale che è venuta meno agli accordi contrattuali, una mossa subdola per tentare di accaparrarsi a pochi soldi tutta l’attività di Jeremiah.
Il film è stato presentato al Toronto International Film Festival l’11 settembre ed è ora disponibile sulla piattaforma Prime Video.
La causa di Jeremiah
Grazie all’intuizione del giovane avvocato Hal (interpretato da un convincente Mamoudou Athie), Jeremiah scopre i metodi truffaldini della grande compagnia funebre Loewen e decide che è il momento di fare giustizia. Nonostante le perplessità della moglie e le riluttanze dovute alla condizione economica, Jeremiah si convince a denunciare questa potente azienda non tanto per una rivalsa personale, bensì per un senso di giustizia sociale che sposa i buoni valori e si scaglia contro i soprusi dei potenti.
Per addentrarsi in questa impresa che appare impossibile (non per lo spettatore, ovviamente, che si ritrova in un intreccio codificato e ampiamente visto), Jeremiah e Hal si rivolgono all’eccentrico e appariscente Willie Gary, un avvocato afroamericano dal curriculum adamantino ed esperto in lesioni personali (anche se il caso vorrebbe un esperto in contract law). Dopo un iniziale rifiuto, Willie accetta l’incarico, incalzato da Hal che furbescamente fa riferimento a grandi risarcimenti economici e alla possibilità di assurgere allo status di un ideale Johnny Cochran.
The Burial, l’ennesimo Davide contro Golia
Si tratta di una battaglia legale che vede il piccolo uomo, solo e indifeso, raccogliere le forze per combattere i giganti. È un modello visto e rivisto che guarda con nostalgia a un certo cinema anni Novanta e inizio Duemila, ai vari courtroom drama star-driven come Codice d’onore (A Few Good Men, Rob Reiner, 1992), L’uomo della pioggia (The Rainmaker, Francis Ford Coppola, 1997), Erin Brockovich – Forte come la verità (Erin Brockovich, Steven Soderbergh, 2000) e che probabilmente trova il suo prototipo ideale ne Il Verdetto (The Verdict, Sidney Lumet, 1982).
È un tipo di cinema che trova la sua grandezza nella forza delle interpretazioni e della scrittura, narrando della giustizia sociale e di uomini che in virtù di un cambiamento sono disposti a scendere in campo contro una macchina che favorisce i potenti e divora le piccole realtà. La dialettica che The Burial intrattiene con questa tradizione non offre tuttavia alcuno spunto interessante di riflessione. Non si tratta qui di condannare un mancato rinnovamento, che non è necessariamente dovuto, bensì propriamente una mancanza di idee nella scrittura e nella trattazione delle tematiche che svilisce il genere a un codice prevedibile e poco coinvolgente.
Nel momento in cui mancano spunti d’innovazione, è necessario curare la scrittura dei personaggi, la brillantezza dei dialoghi, costruire un percorso interiore dei protagonisti (qui appena abbozzato giusto nel caso di Willie Gary) o quantomeno la stesura di un intreccio che garantisca il trionfo della verità attraverso la costruzione di una tensione emotiva, che restituisca il fardello di una ricerca di prove e metta costantemente in dubbio l’esito della sentenza.
Le intepretazioni attoriali in The Burial
La mole di problemi che presenta The Burial è in qualche modo salvata dalle grandi interpretazioni dei due attori protagonisti, il bravissimo Tommy Lee Jones che riesce a rendere con delicatezza il personaggio di Jeremiah, e lo straripante Jamie Foxx, che dimostra tutta la sua bravura, sia nelle arringhe, gestite con enfasi ed empatia come se fossero sermoni, sia nei momenti più introspettivi e personali. Tra i due c’è una grande sinergia e sì forse con qualche sentimentalismo di troppo, ma l’amicizia che nasce tra i due personaggi, costruita su una serie di valori condivisi come la famiglia e la giustizia, è una delle cose meglio riuscite del film.
The Burial è un film compiacente per il pubblico, con un’aderenza anonima al genere e con tante banalità nella scrittura dei dialoghi e dei personaggi, e anche se ciò dà fortunatamente spazio alle grandi interpretazioni dei due protagonisti e al trionfo dei buoni sentimenti, non è abbastanza per salvare il film.
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