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Christoph Waltz in The Consultant

The Consultant, un thriller di promesse non mantenute

7 minuti di lettura

Disponibile su Prime Video a partire dal 24 Febbraio, tratta dall’omonimo romanzo di Bentley Little, e composta – per adesso – di soli 8 episodi, The Consultant vede Christoph Waltz nei panni di un consulente assunto per migliorare le attività della CompWare, azienda del settore gaming, che finirà però per rivelarsi una presenza demoniaca in grado di sovvertire completamente le abitudini dei dipendenti, manipolandone le menti e mettendo a repentaglio le loro stesse vite.

Già showrunner e creatore di Servant, la serie tv targata Apple, prodotta e girata in parte da M.Night Shyamalan, la penna dietro a The Consultant è Tony Basgallop, mentre la regia è affidata a Matt Shakman, il volto dietro la macchina da presa di WandaVision e di un consistente numero di episodi di alcune delle serie tv più importanti del decennio. Ad affiancare Christoph Waltz sono invece, su tutti, Nat Wolff, Brittany O’Grady e Aimee Carrero.

The Consultant, l’elefante nella stanza

The Consultant, Craig ed Elaine

The Consultant inizia come fosse La fabbrica di cioccolato. Il biglietto d’oro è quello per incontrare Sang, fondatore e CEO della CompWare, che non produce squisite tavolette di cioccolato, bensì videogiochi per smartphone. Alcuni bambini hanno così la possibilità di fare un tour dell’azienda, ma una volta entrati nell’ufficio di Sang, uno di loro lo ucciderà sparandogli alla testa. La notte stessa, tra il profondo sconcerto dei dipendenti, Regus Patoff (Christoph Waltz), misterioso consulente nominato proprio dall’ormai defunto CEO, varcherà la soglia della CompWare, prendendo le redini dell’azienda.

Insospettiti da un’identità alquanto controversa e dal suo evidente ed inquietante desiderio di spingere i dipendenti verso una competitività tossica, creando così un’atmosfera di forte tensione, Craig (Nat Wolff) ed Elaine (Brittany O’Grady) inizieranno ad indagare sul suo passato, portando a galla terrificanti verità che metteranno a rischio la loro incolumità e quella delle persone a loro care. Mentre Craig porterà a termine la propria crociata contro Patoff, Elaine si troverà invece a fare i conti con il proprio elefante nella stanza, e la sua sete di ambizione la porterà ad assecondare le sue crescenti e paradossali richieste.

Il lato nero del lavoro e dell’attualità

The Consultant, Regus Patoff e Craig

The Consultant si configura quindi come un thriller la cui crescente tensione viene smorzata, di tanto in tanto, da alcune deviazioni che strizzano l’occhio alla commedia nera. Si può dire essere anche un interessante spaccato su alcuni dei più discussi temi di attualità. Non mancano infatti critiche implicite all’assurda politica delle armi negli Stati Uniti, così come le riflessioni sull’effetto dei videogiochi sulle menti più fragili, sul terrore di non essere ricordati o il desiderio di immortalità.

Sulla scia di Severance – seppur con risultati imparagonabili qualitativamente parlando – The Consultant affronta soprattutto il problema dell’etica tossica sul luogo di lavoro. Se la serie di Dan Erickson porta avanti una critica feroce contro le assurde dinamiche aziendali che portano i lavoratori all’alienazione, rendendoli schiavi di uno spietato sistema capitalistico, Basgallop sembra invece interessato ai giochi di potere. 

Patoff è un burattinaio che muove a piacimento le proprie pedine, per creare un ambiente di lavoro sempre più produttivo ma riprovevole dal punto di vista morale. La possibilità di ottenere un ufficio nella parte manageriale diventa così una battle royale tra dipendenti e, soprattutto, l’opportunità per interrogarsi riguardo la predisposizione delle persone a spingersi oltre i propri limiti etici per arrivare al potere o per compiacerlo.

The Consultant è infine una spy story di segreti nel seminterrato, eccellente nel creare tensione nello spettatore – interessanti in questo senso i continui crepitii delle scale di vetro ogni volta che Patoff vi mette piede -, ma non altrettanto nel mantenere le promesse giurate fino all’ultimo episodio.

The Consultant, un diavolo in giacca e cravatta

Regus Patoff in The Consultant

Uno degli aspetti più interessanti di The Consultant è sicuramente l’associazione tra la figura di Patoff e quella di un sadico diavolo che si nutre delle sofferenze altrui. Tra le luci al neon che caratterizzano l’estetica della serie, il rosso non è soltanto il colore del sangue, ma quello della perversione e del peccato. Christoph Waltz è perfettamente calato nella parte di quello che sembrerebbe un demone in grado di entrare nella mente delle persone, manipolarle e plasmarne i pensieri a suo piacimento.

“Entra ogni volta e quando vuole. Ha lui il potere”

I continui rimandi alla religione e alla spiritualità, all’idolatria o all’esorcismo, sembrano far propendere la narrazione verso questa direzione, se non fosse che la natura di Patoff è implicitamente palesata già dal primo episodio, affievolendo così la suspense per quello che poteva e sembrava essere il potenziale colpo di scena.

The Consultant pone tanti interrogativi e si serve di moltissimi spunti di riflessione per cercare di cogliere l’attenzione dello spettatore. Una volta arrivati però alla chiusura finale, l’intrigo trova una risoluzione solo parziale, e troppe questioni vengono lasciate senza risposta o alla mercé dello spettatore. Diavolo o mentore? A voi la scelta.


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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