Dopo lo straordinario successo ottenuto con Rogue One – A Star Wars Story, diventato incredibilmente uno dei film più amati dell’universo di Star Wars, Gareth Edwards torna nelle sale di tutto il mondo, a partire dal 28 settembre, con The Creator, film fantascientifico con protagonisti, su tutti, John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe, Allison Janney e la giovane esordiente Madeleine Yuna Voyles.
Esteticamente estasiante, specialmente a fronte di un budget di “appena” 80 milioni di dollari, il film di Gareth Edwards è anche concettualmente interessante, soprattutto in un momento storico in cui la questione intelligenza artificiale infervora il dibattito pubblico. The Creator non è certamente privo di difetti, ma è tuttavia una delle più convincenti pellicole originali di fantascienza che abbiamo avuto modo di vedere negli ultimi anni sul grande schermo.
The Creator, guerra all’IA
In un futuro prossimo gli umani e le IA, sotto forma di androidi e simulat – androidi con le sembianze umane -, convivono sulla Terra. L’esplosione di una testata nucleare a Los Angeles, apparentemente causata volontariamente dalle intelligenze artificiali, determina l’inizio di una guerra tra gli Stati Uniti e le suddette, che trovano rifugio in Nuova Asia, dove le popolazioni locali accettano di convivere pacificamente.
Alcuni anni più tardi, precisamente nel 2065, Joshua (John David Washington), un agente delle forze speciali americane, viene inviato sotto copertura con l’obiettivo di uccidere Nirmata, la mente dietro al progetto che ha dato vita alle intelligenze artificiali. In Asia però Joshua si costruisce una nuova vita e sposa Maya (Gemma Chan), dalla quale aspetta una figlia. Tuttavia, quando durante una missione improvvisa le forze speciali americane fanno irruzione nella loro casa, Maya scopre il suo coinvolgimento in quella brutale guerra e, mentre cerca di fuggire insieme ad alcuni androidi, viene uccisa da Nomad, un’arma in grado di individuare e annientare le IA.
Cinque anni dopo Joshua, ormai ex agente, viene coinvolto in una nuova missione. Le intelligenze artificiali sono in possesso di un’arma che potrebbe cambiare radicalmente le sorti della guerra, mettendo a serio rischio la supremazia americana. L’obiettivo ovviamente è distruggerla il prima possibile, e il dubbio che Maya possa essere ancora viva convince Joshua a prendere parte alla spedizione. Quello che le forze speciali americane non sanno è che l’arma in questione è una bambina simulat, e per l’uomo diventerà impossibile ucciderla.
The Creator, un’ode al cinema di fantascienza
The Creator è la sintesi estetica e concettuale del cinema di fantascienza degli ultimi quarant’anni. È chiaro ed evidente fin da subito che Gareth Edwards abbia trovato ispirazione in alcuni dei più granitici capisaldi del genere, e più in generale della storia della settima arte, plasmando la propria creatura intorno a stilemi ben definiti, che non fanno della pellicola una copia carbone dal carattere esclusivamente emulativo, quanto piuttosto un’affascinante commistione.
Lo abbiamo accennato precedentemente, The Creator è esteticamente appagante come pochissime altre pellicole fantascientifiche nell’ultima decade cinematografica, e questo perché, con grande maestria, e soprattutto consapevolezza, Gareth Edwards costruisce il proprio immaginario distopico infondendovi quell’amore per il genere che contraddistingue la sua filmografia fin dagli albori della sua carriera. Consapevolezza perché, in un film originale, che non può quindi contare su un world building pregresso, diventa fondamentale inserire elementi che facciano viaggiare la mente del pubblico verso un immaginario collettivo.
Dall’utopia urbana e l’estetica al neon di Blade Runner, da cui il regista trae ispirazione per modellare i propri androidi intorno a quel concetto di replicanti ideato da Ridley Scott, passando inevitabilmente per Star Wars e l’evidente similitudine tra Nomad e la Morta Nera, fino a lambire il cinema di Neill Blomkamp, con l’ideale politico all’interno della fantascienza e la visione apocalittica di District 9.
Da James Cameron, con l’eterna lotta tra l’uomo e la macchina di Terminator e il militarismo americano di Avatar, fino – distaccandosi dalla fantascienza – ad Apocalypse Now, che ricalca nel parallelismo con la Guerra del Vietnam e in alcune sequenze tra i villaggi asiatici, The Creator è una vera e propria ode al cinema di fantascienza, e forse al cinema tutto.
La critica all’imperialismo americano
La morale politica di The Creator è piuttosto spietata, chiaramente antimilitarista e ferocemente critica nei confronti dell’imperialismo americano. La scelta di Gareth Edwards di ambientare gran parte della narrazione in Asia, e più precisamente di raccontare una guerra tra gli Stati Uniti e quelle che, seppur intelligenze artificiali, possono e devono essere considerate delle popolazioni asiatiche, non è certamente una casualità. Le IA – in quel suddetto parallelismo con la Guerra del Vietnam – prendono il posto dei Viet Cong, e anche la guerra assume gli stessi valori ideologici.
La narrazione americana disegna i tratti di un inevitabile conflitto per la sopravvivenza, nel momento in cui l’evoluzione dell’IA porterebbe all’estinzione degli esseri umani. Dall’altra l’interesse primario delle intelligenze artificiali è invece quello di far cessare la guerra in nome di una convivenza civile, tanto che l’arma costruita, ovvero la bambina, ha esattamente quello scopo. Affiora così, neanche troppo implicitamente, il suprematismo americano, la vera ideologia dietro quel conflitto.
L’umanizzazione dell’IA
Per portare avanti la sua spietata critica, Gareth Edwards umanizza profondamente le IA, e mentre gli americani ripetono continuamente quanto esse non siano effettivamente vive, ma siano “soltanto programmazione”, il regista insinua un dilemma etico nello spettatore, dimostrando il contrario, donandogli sentimenti umani, facendoli sembrare tali in tutto e per tutto. The Creator non è un film impeccabile, e nella seconda metà della sua narrazione rivela purtroppo una sceneggiatura piuttosto derivativa, ma la sua morale è così potente, la sua messa in scena così entusiasmante, che ogni difetto perde di rilevanza.
La pellicola dipinge gli americani come gli unici veri nemici, contrapponendosi a un’America che troppo spesso esalta la propria eroicità. Il messaggio di Gareth Edwards ha il sapore di una sentenza: persino le intelligenze artificiali sono più umane degli americani. E quindi, come in Rogue One, The Creator diventa la storia di una ribellione contro il lato oscuro, ma dell’umanità.
Seguici su Instagram, TikTok, Facebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!