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The Flash

The Flash, la salvezza del DCU arriva troppo tardi

11 minuti di lettura

Dopo una gestazione di quasi 10 anni, esce finalmente uno degli ultimi capitoli del DC Extended Universe, iniziato nel 2013 con Man of Steel di Zack Snyder.
The Flash ottiene il suo primo film cinematografico, dopo varie comparse in film come Suicide Squad e Justice League, venendo interpretato ancora una volta da Ezra Miller.

Il fatto che The Flash sarebbe dovuto uscire 7 anni fa si sente, sia per lo sviluppo della trama che per la familiarità con cui vengono trattati certi personaggi. Il che non è affatto un male, ma riscontra dei problemi quando queste vecchie dinamiche si scontrano con quelle nuove, come il concetto del Multiverso, oggi datato ma all’epoca ancora innovativo.

The Flash, una produzione problematica

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The Flash ha avuto una produzione molto travagliata: annunciato per il 2016, l’uscita è stata continuamente spostata, a causa di continui cambiamenti di sceneggiatori e registi, e alla problematica vita privata della star Ezra Miller. Ad un certo punto sono stati coinvolti registi come Robert Zemeckis e Sam Raimi, e anche gli sceneggiatori dei film sullo Spider-Verse Phil Lord e Chris Miller. Nel 2019 si trovano finalmente il regista Andy Muschietti e la sceneggiatrice Christina Hodson, la pre-produzione inizia nel 2020 e le riprese nel 2021.

La sceneggiatura è un riadattamento di tutte le versioni precedenti, con l’aggiunta di elementi nuovi, come l’introduzione del Multiverso e di versioni alternative di personaggi classici. Tutto sembra essersi risolto, ma negli ultimi anni le insidie del DCEU sono aumentate: tra controversie di registi ed attori, far apparire certi attori nel film si è rivelato problematico. Ray Fisher ed Henry Cavill, rispettivamente Cyborg e Superman, sono diventate personae non gratae nella Warner Bros., e anche i camei di Gal Gadot e Ben Affleck (Wonder Woman e Batman) sono stati messi in discussione. Il film ha quindi subìto innumerevoli reshoot e tantissimi screen test.

A tutto questo si aggiunge poi l’annuncio recente della fine del DCEU e la nascita di un nuovo universo condiviso, orchestrato da James Gunn. La decisione di introdurre il Multiverso è infine stata la salvezza di The Flash, permettendo così di effettuare un retcon e di fungere da ponte per il nuovo universo, che debutterà con Superman: Legacy nel 2025. Infatti, insieme a Aquaman: The Lost Kingdom, The Flash rappresenta il canto del cigno del DCEU. Non è ancora chiaro il fato di Blue Beetle, poiché Gunn ha rilasciato commenti ambivalenti sulla collocazione temporale (o meglio, multiversale) del film.

Quello strano senso di déjà vu

Con tutte queste premesse, va detto che è un vero miracolo che da The Flash sia uscito un film così godibile, con una storia classica ma ben narrata, che utilizza bene le sue premesse e rende giustizia ai fumetti originali. Non mancano i problemi, che non sono pochi, ma nel complesso The Flash è un film ben congegnato, che accontenta i fan e intrattiene gli spettatori casuali. Si potrebbe quasi dire che sia il film meglio riuscito di tutto il DCEU, che ha ricevuto sin dall’inizio uno scarso successo di critica e pubblico.

Eppure, come Barry Allen, costantemente in ritardo, la salvezza e redenzione del DCEU arrivano troppo tardi, anzi arrivano letteralmente al termine di questo universo narrativo, rendendo quindi tutta l’operazione attuata nel film inutile, se non appunto per creare un ponte multiversale con il nuovo universo DC, anche se questo passaggio è ancora tutto da vedere.

Uno degli aspetti più interessanti è proprio l’utilizzo dei personaggi: pur avendo avuto film e comparse estremamente saltuarie in questi anni, rivedere il Batman di Ben Affleck e, soprattutto, il Flash di Ezra Miller, che non è mai stato realmente approfondito, se non in Zack Snyder’s Justice League, crea uno stranissimo effetto di familiarità. Non parliamo di personaggi che sono stati onnipresenti ogni anno nei cinema, come quelli dei Marvel Studios, ma anzi di personaggi che sono apparsi al massimo in tre film, e a distanze molto ampie di tempo.

Eppure, la relazione tra Bruce Wayne e Barry Allen, seppur brevissima, resta una delle cose migliori del film, e incredibilmente tutta la caratterizzazione di Barry è resa veramente bene. Anche se non abbiamo mai avuto modo di conoscerlo, in The Flash si ha l’impressione di aver già visto il suo viaggio, dall’adolescenza scanzonata e irresponsabile all’attuale vita adulta, piena di responsabilità e solitudine. Questo aspetto è uno dei temi fondanti del film, visto che Barry si imbatterà, in una diversa linea temporale, nella sua versione più giovane, appunto molto più infantile e irresponsabile.

L’ottimo equilibrio tra vecchio e nuovo

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L’aggiunta di Michael Keaton, che ritorna dopo 30 anni dal ruolo negli storici Batman di Tim Burton, non è necessariamente il solito fan service vuoto e privo di scopo, ma un elemento che arricchisce la trama, e che prende attivamente parte negli eventi. La gestione di Keaton è molto meglio riuscita, per esempio, di quella di Tobey Maguire e Andrew Garfield in Spider-Man: No Way Home. Anche se risente del solito trattamento visto negli ultimi anni (all’inizio riluttante alla missione, poi improvvisamente motivato ad aiutare i nostri eroi), il Batman di Keaton non distrae e non distoglie l’attenzione dalla trama principale, anzi ne fa proprio parte.

In generale, i primi due atti del film sono resi molto bene: è la classica storia tragica del supereroe, diviso tra due vite, quella eroica e ricca di azione, e quella privata, segnata dalla solitudine e dalle responsabilità. Sono dinamiche viste e riviste, ma se sono raccontate bene hanno sempre un certo impatto emotivo. Inoltre va dimenticato che la storia di Flash non era mai stata raccontata prima al cinema, quindi il film gode comunque di una certa dose di originalità.

Se quindi la prima parte del film è segnata da temi classici e da una buona esecuzione, con un ottimo equilibrio tra umorismo e serietà, The Flash cade nell’atto finale, ovvero nel climax risolutivo. Troppo affrettato e poco approfondito (oltre che prevedibile), la battaglia finale e le sue conseguenze non hanno l’impatto che avrebbe dovuto avere, causato sia dall’approssimazione della narrazione, sia da effetti speciali molto distraenti.

Si sta già molto parlando della scadenza degli effetti speciali, anche se il regista Muschietti li ha difesi sostenendo che la lavorazione di luci e textures sia volutamente resa in questo modo, per rappresentare il punto di vista di Barry quando attiva i suoi poteri. Peccato che questa plasticità artefatta si noti anche nella faccia del “doppio Barry”, chiaramente un deep fake non rifinito. L’annosa discussione sugli effetti speciali nei film di Hollywood degli ultimi anni ritorna ancora una volta, e non è chiaro quanto qui il problema stia nel poco tempo dedicato alla rifinitura del lavoro o ad una pessima scelta artistica.

The Flash, la fine di un’era

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Ad ogni modo, nonostante queste criticità, The Flash è un film che ha molto cuore, con un ottimo equilibrio tra momenti toccanti e strizzatine d’occhio. Purtroppo, però, arriva troppo tardi: l’universo condiviso in qui è ambientato è giunto al termine, la funzione del Multiverso è troppo simile, se non uguale, a quella narrata in Spider-Man: Across the Spider-Verse, uscito solo due settime prima di The Flash (anche qui torna il concetto del “momento canonico“, qui espresso semplicemente come il destino).

Non aiutano i diversi camei, che appaiono verso la fine del film, e che sono già stati oggetto di molte e pesanti critiche. Nonostante qualche comparsa piacevolmente sorprendente e a qualche strizzatina d’occhio ai fan più esperti, si è parlato molto della questione etica e morale dell’utilizzo del deepfake di attori deceduti da tempo, sin dai tempi di Star Wars: Rogue One. Pare che Hollywood ancora non abbia imparato la lezione.

A parte i riferimenti ad altre iterazioni filmiche e non solo, The Flash funge involontariamente da omaggio al DCEU, ricreando parzialmente gli eventi che gli hanno dato inizio in Man of Steel, in modo simile ad Avengers: Endgame, eppure con delle varianti fondamentali: qui non c’è una celebrazione, non c’è una citazione nostalgica, ma solamente uno strumento di trama. Questa rivisitazione dell’eredità del DCEU arriva troppo tardi, complice un universo narrativo troppo dispersivo e fallace, che ha incontrato numerosi ostacoli sin dalla sua genesi.

The Flash sarebbe potuto essere un ottimo punto d’inizio per il suo universo. Invece, per ironia della sorte, rappresenta l’inizio di una nuova era, e la fine della propria.


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Nato a Roma, studia attualmente al DAMS di Padova.
Vive in un mondo fatto di film, libri e fumetti, e da sempre assimila tutto quello che riesce da questi meravigliosi media.
Apprezza l'MCU e anche Martin Scorsese.

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