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The Forgiven: lo sguardo indiscreto del Sahara tra lutto e orge

9 minuti di lettura

Cosa succede quando una coppia di coniugi dell’alta borghesia si trova nella terra del Sahara? Calpesta, uccide e si abbandona ai fuochi dell’impeto. Il caldo desertico che brucia le carni e impedisce la creazione della vita, diventa lo spazio esoterico in cui espiare e lasciarsi andare ai piaceri del sesso. Brutale e incapace di perdonare, il Sahara è il terzo personaggio che accompagna la borghesia in The Forgiven, in sala dal 14 luglio, un viaggio mistico che la porta a guardarsi dentro.

Tratto dal romanzo Nella polvere di Lawrence Osborne il thriller sinistro di John Michael McDonagh, The Forgiven racconta il viaggio occulto di espiazione dei peccati del colonialismo contemporaneo.

Il ballo delle apparenze

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Lui (Ralph Fiennes), è un alcolizzato, lei (Jessica Chastain), una ex scrittrice di libri per bambini che non riesce più nemmeno a tollerarli i ragazzini. Le loro sono le promesse di un matrimonio fallace, fatto di corde che illudono di unire, oppure, se lo fanno, è al solo fine di mantenere quello status borghese, di cui hanno tanto bisogno per mantenere le poche certezze che hanno.

Jo e David Henninger sono una di quelle coppie che le guardi da fuori e li invidi: sofisticati, colti ed eleganti. Hanno l’odore dei soldi. Ma il piedistallo su cui poggiano è estremamente fragile, che anche solo un respiro soffocato può deflagrare un’esistenza fatta di balli d’apparenze. Invitati dal loro amico Richard Galloway (Matt Smith) in un esclusivo party a Tangeri nei pressi dell’Alto Atlante, la coppia si perde tra le aride lande del Marocco finendo per investire e uccidere l’ultimo degli ultimi, uno di quelli che ha fame e spera solo in una vita migliore. Il tragico incidente è l’innesco narrativo violento e primitivo per permettere a queste due esistenze fittizie di spogliarsi delle maschere di cera che indossano da sempre.

Trafficanti di fossili

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Come un moschino sul parabrezza di un’auto, l’esistenza del giovane trafficante di fossili viene spezzata dalla frenesia di andare alla festa di una coppia annoiata. I due borghesi credevano davvero di potersi togliere dalla coscienza il peso di questa morte come si farebbe con un moscerino spalmato sul vetro, con un po’ d’acqua. Leggermente scossi, come se avessero investito un gatto, i due posizionano il corpo esanime del ragazzo in macchina e arrivano alla lussuosa villa, quasi amareggiati che il loro divertimento sia stato spento ancor prima di arrivare alla festa. Ma c’è solo una certezza che ancora riesce a sorreggere le fila di un mondo imperfetto e non curante: i soldi non possono comprare tutto, tanto meno il dolore di un padre a cui è stato tolto il suo unico figlio.

Abdellah Taheri (Ismael Kanater), pretende rispetto per la perdita subita e si reca nella mega villa per prendere il corpo morto del suo ragazzo. Non vuole soldi e non pretende risarcimenti, almeno non monetari, e vuole fare in modo che questa morte abbia un peso anche per i suoi colpevoli. David viene così costretto dal padre della vittima a lasciare champagne e piaceri della super villa per seguirlo nel deserto dove avrà luogo la sepoltura del giovane.

The Forgiven, tra funerali e orge

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A partire da questa premessa The Forgiven si divide in due filoni narrativi ben separati e distinti: il percorso di espiazione di David e l’appagamento sessuale di Jo. Un percorso obbligato quello di David, che per salvare lui e sua moglie dall’intromissione delle forze dell’ordine, asseconda infastidito le richieste della famiglia. Ad attenderlo un viaggio nell’inferno in terra, il luogo dove il sole che genera vita diventa l’esattore intransigente di vite ridotte all’osso.

Due sconosciuti, difficoltà linguistiche e un cadavere che giace di fianco, saranno per David l’innesco di un’umanità ritrovata, ma non c’è pace e non c’è perdono per l’uomo bianco, il senso di colpa finirà per divorarlo lentamente, il male fatto dovrà essere restituito e gli scarafaggi, poveri o ricchi che siano alla fine muoiono sempre con il petto rivolto al sole.

Nella villa di Galloway, come su di una terrazza sorrentiniana, ma senza la personalità discorsiva de La grande bellezza, gli invitati riempiono la bocca e il tempo con discorsi di politica e filosofia ingordi di saccenza. Conversazioni colme di classismo e incapacità di comprendere vite che si consumano fuori dalla villa, il gruppo di bianchi agevolati sguazzano in bagni cocaina, autocompiacimento e razzismo immutabile, ad accompagnarli l’odore del sesso. I presupposti dei dialoghi di The Forgiven sarebbero potuti essere terreno fertile di analisi ma finiscono per perdersi in conversazioni solo apparentemente dense di significato poiché effettivamente prive di un reale peso specifico che possa davvero stimolare lo spettatore.

Parole in sovrabbondanza, frasi ampollose e artefatte, saturano la calda atmosfera del Marocco fino a farci avvertire, anche nel buio della sala, quell’asfissia da calura soffocante che impedisce di restare concentrati. A questo punto, smaniosi di restare svegli, non desideriamo altro che tornare sul piano dell’azione, con la speranza che ci dia la forza di arrivare ai titoli di coda. Spazientiti oltre ogni limite non riusciremo davvero ad essere appagati perché la vicenda viene del tutto, o quasi, ignorata.

The Forgiven si divide presto in due film, diversi e un po’ lontani. Ma le due vicende parallele – da un lato il deserto con Ralph Fiennes, dall’altra il piacere riscoperto da Jessica Chastain – non riescono a confluire l’una nell’altra, a eccezione del preludio e nell’approdo all’epilogo.

Residui del deserto

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The Forgiven è l’estremizzazione dell’incomunicabilità di due mondi divisi, idealisticamente e visivamente da un lungo e lussuoso muro di cinta che circonda la villa di Galloway. Abiti dalle tonalità chiare che invocano candore, sono quelle indossate come schermo protettivo d’apparenza le mise dei ricchi in villa.

Scuri, laceri e insozzati sono invece gli stracci umili di un popolo che ha imparato ad adattarsi, come gli scorpioni del deserto, alle condizioni d’esistenza di una terra che non perdona. Come gli insetti del deserto che scavano nella sabbia alla ricerca di riparo, gli abitanti di un mondo ingiusto cercano nella grande madre terra le tracce di un passato lontano milioni di anni.

Infatti il deserto marocchino è uno dei siti più gettonati dai cercatori-trafficanti di tesori della paleontologia, quindi le comunità povere del posto pur di assicurare il pane alla propria gente, depreda la sua stessa terra natia per vendere illegalmente ai turisti occidentali i preziosi fossili.

Nel dramma, tutto sommato, raffinato ed esigente di The Forgiven, a mantenere il tono alto del film sono due componenti straordinarie: la brillante e iper-saturata fotografia che omaggia la luce del deserto africano e l’affinità attoriale, per la seconda volta sul grande schermo, di Ralph Fiennes e Jessica Chastain.


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