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The House

The House: il film Stop Motion che vi turberà

5 minuti di lettura

È uscito il 14 gennaio uno dei primi film originali Netflix dell’anno: The House. Con la regia di Emma de Swaef, Marc Roels, Niki Lindroth von Bahr e Paloma Baeza, questo racconto animato dai toni dark sa centrare perfettamente il bersaglio.

Tre storie, una casa

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The House deve il suo titolo alla scelta narrativa di rendere protagonista la casa, fulcro dei tre episodi di cui si compone il film. Sebbene le storie abbiano poi ciascuna dei personaggi principali, è questa abitazione insieme affascinante e inquietante a tessere le fila delle trame.

Ambientati in tre epoche diverse, deducibili dall’arredamento che cambia insieme ai personaggi, gli episodi, della durata di 30 minuti circa l’uno, attraggono lo spettatore incantandolo. Si entra a far parte di un gioco quasi ipnotico che incolla lo sguardo allo schermo e apre una serie di domande che non sempre trovano risposta. Il fil rouge che lega passato, presente e l’immancabile futuro distopico è l’ossessione che i protagonisti hanno nei confronti della casa. Un’ossessione tale da far sfumare i contorni di ciò che li circonda, tanto radicata da impedire loro di vedere oltre queste quattro mura.

Gli episodi sono introdotti da un titolo che accompagna la riflessione sottesa a ogni storia: E dentro di me, si intesse una menzogna; Perduta è la verità che non si può vincere; Ascolta ancora e cerca il sole. Lette a posteriori, queste brevi introduzioni forniscono la sintesi dei significati da ricercare.

The House, un lavoro estetico senza pari

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Non bisogna dimenticare che The House è uno stop motion animato, “dettaglio” che sorge spontaneo tralasciare tanto impercettibile e fluido è il risultato finale. A predominare sono le atmosfere dai colori favolistici, che disegnano una cornice da ammirare e in cui immergersi, in netto contrasto con le trame fitte di mistero e i dialoghi intrisi di ironia sottile, di quella che lascia il riso amaro tipico delle situazioni inopportune. Perché ridere degli scambi di battute in The House risulta fuori luogo.

È tutto così perfetto dal punto di vista compositivo, un lavoro estetico senza eguali, affascinante e seducente, su cui lo sguardo scivola tanto è piacevole; ma è come se fosse sbagliato, come se si vedessero le crepe farsi largo in mezzo a tutta questa perfezione e come davanti al fuoco nulla si potesse fare se non restare fermi a guardare.

L’effetto che The House ottiene è un insieme di disturbante, visionario e ammaliante. In ogni episodio i protagonisti si trovano a fronteggiare loro stessi, le scelte che compiono e il sé che vorrebbero essere. È un gioco di specchi a doppio senso: aiutano a vedere dentro e fuori, a leggere meglio il “prima” e a capire meglio il “poi”. E al centro di tutto, la casa domina la scena.

Cosa aspettarsi da The House

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Nel primo episodio, a una famiglia povera un uomo misterioso regala, per tramite dell’Architetto, una casa nuova di zecca, con l’unica richiesta di trasferirsi lasciandosi tutto alle spalle. La storia è permeata di incertezza, di dubbi, di presenze inquietanti e labirinti che non si capisce mai fino in fondo se siano fisici o mentali.

Nel secondo episodio l’ossessione per la ristrutturazione della casa è affidata a un topo – non che abbia importanza la morfologia dei protagonisti, ma è comunque di impatto la scelta compiuta dai registi. Si tratta di un imprenditore indebitato che lotta contro ospiti indesiderati.

E infine, l’ultima narrazione ruota attorno a una proprietaria di casa, Rosa (che è un gatto), che persiste nel suo progetto di migliorare l’abitazione anche se un’alluvione sta lentamente distruggendo tutto.

Alla fine di tutto, una vera e propria fine non c’è. Non c’è una risposta, non si risale alle origini e non si svela alcun mistero: è un’epifania momentanea al di fuori di ogni contesto logico.

Guardare The House è un viaggio in punta di piedi sull’orlo della follia. Il cammino è dissestato, pericolante, disturbante e pervaso da inadeguatezza e spiacevolezza. Ma il quadro in cui si inserisce è un’opera d’arte.


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