Su Netflix il racconto dolceamaro di una Londra immersa in un futuro distopico. Tra lotte di classe, un difficile rapporto padre-figlio e la previsione di un domani non così lusinghiera, The Kitchen porta sullo schermo una storia nuova e soprattutto al passo con i tempi.
Guardare al futuro per descrivere l’oggi, sembra questa la strada seguita dalla coppia di registi composta da Kibwe Tavares e Daniel Kaluuya (entrambi alla loro opera prima), che li ha portati a mettere in scena un lungometraggio tutt’altro che semplice. Ma, soprattutto, tutt’altro che banale.
I temi delicati del futuro (e di oggi) messi in scena in The Kitchen
In fin dei conti, lo spessore di questo film è sottolineato anche dalla sua vita precedente al debutto sulla piattaforma streaming, avvenuto solamente il 19 gennaio. Infatti, The Kitchen è stato presentato in anteprima al BFI London Film Festival lo scorso ottobre, è stato selezionato al Sundance’s Screenwriting and Directing Lab, e, ancor prima di tuffarsi nel grande e variegato calderone cinematografico della grande N, è stato anche proiettato in alcune (poche) sale selezionate del Regno Unito.
Inoltre, bisogna anche riportare la presenza di alcuni protagonisti del cinema contemporaneo e dell’arte in generale, come lo stesso Daniel Kaluuya (premiato con l’Oscar nel 2020 per Judas and the Black Messiah) e il rapper Kano (Kane Robinson), che qui interpreta uno dei due personaggi principali.
Londra, 2044. Una nuova disposizione urbanistica della metropoli dà vita a quartieri divisi per ceti sociali. A The Kitchen, zona periferica, vive Izi (Kano), in procinto di un trasferimento in una zona lussuosa della città. Il momento è delicato, il quartiere attende l’arrivo della polizia pronta a sgomberare gli appartamenti, e intanto si prepara alla difesa, a suon di pentole…
Benj, interpretato dal quattordicenne Jedaiah Bannerman (qui al suo primo ruolo in assoluto), da poco rimasto orfano di madre, si mette alla ricerca del suo vero papà, indicatogli dalla donna sul letto di morte. Ovvero, lo stesso Izi. Da questo momento prende vita un ritratto delicato di un inedito rapporto padre-figlio, sullo sfondo di agitazioni sociali, e non solo. Infatti, Izi ora dovrà decidere se allontanarsi dal suo passato e cambiare vita o rimanere tra la sua gente.
Il ritratto di una Londra futuristica e distopica non può far altro che riportare alla descrizione della Londra della provincia di Pista Uno descritta da George Orwell nel suo romanzo capolavoro 1984. Una comparazione inevitabile a dire il vero, e non solo per la città. I punti di contatto tra le due opere sono molti, eppure, la forza di The Kitchen sta proprio nella non-esagerazione di questo aspetto. Insomma Kibwe Tavares e Daniel Kaluuya, che tra l’altro sono anche i co-autori della sceneggiatura originale, hanno fatto di tutto per allontanarsi da questo confronto.
Un ritratto dissacrante, ma con una salvezza
Sicuramente in The Kitchen uno degli aspetti fondamentali è il ritratto della Londra del futuro, certamente una visione dissacrante del domani quella dei due registi/sceneggiatori, che hanno dato vita a una realtà che poco si allontana da quella odierna. Una sorta di esasperazione del presente, e forse non è un caso che le riprese del film si sono divise tra Londra, quella reale del 2024, e soprattutto Parigi, dove nelle cosiddette banlieue – le zone periferiche della capitale francese – in questi tempi sembrano viversi delle scene simili a quelle rappresentate nel lungometraggio. Inoltre, l’aspetto urbanistico di The Kitchen rivela anche una grande passione di Kibwe Tavares, laureato in architettura.
Al contrario di quello che si potrebbe pensare, non c’è traccia di alcuna cucina. Strano per un film che si intitola, tradotto, “la cucina”. Questa, però, si rivela in alcuni aspetti (poco) secondari nella trama. Infatti, gli abitanti del quartiere The Kitchen utilizzano delle pentole per far rumore, così da avvisare dell’arrivo delle autorità per gli sgomberi nella zona.
La città, dunque, vince sulla trama, o quasi. Infatti, The Kitchen si rivela essere un film solido, e con pochi punti deboli. Se la regia regge, la scenografia trionfa e le interpretazioni sorprendono. Tra queste ultime è necessario sottolineare la prova dell’adolescente Jedaiah Bannerman, il debuttante sul set. Jedaiah, infatti, si ritrova a essere fiondato nel suo primo lavoro attoriale ad appena quattordici anni, scelto attraverso una selezione condotta via Instagram.
In breve, l’opera prima dalla coppia Kibwe Tavares e Daniel Kaluuya riesce a convincere in questi suoi primi giorni di proiezione streaming. Un thriller distopico che cattura tra azione e sentimenti, ma soprattutto con un racconto del futuro che somiglia al nostro presente più di quanto si possa pensare.
Seguici su Instagram, TikTok, Facebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!