L’esordio di Nicola Abbatangelo alla regia si chiama The Land of Dreams, uscito nelle sale il 10 novembre: un film musicale che punta in alto attraverso grandi elementi fantastici e una fotografia di respiro internazionale.
La trama di The Land of Dreams
The Land of Dreams ci riporta nella New York del 1922, dove i Roaring Twenties stanno contagiando tutta la città e la musica irrompe nelle strade, come un uragano. Il posto perfetto in cui contestualizzare un musical, in cui possiamo riconoscere il desiderio di alzare il volume e cominciare a cantare.
Qui, la nostra protagonista Eva Scagnetti (Caterina Shulha) lavora come lavapiatti e nella sua vita non trova spazio per sogni ed immaginazione: deve portare i soldi a casa per la sua famiglia. Ma i soldi mancano e il lavoro non paga abbastanza e per questo, in un attimo di intraprendenza, ruba un portafogli e scappa. Scappa e scappa lontano, fino a trovare rifugio in una casa apparentemente abbandonata.
Eva trova, nello strano mondo fantastico che la casa presenta, piena di oggetti antichi ricoperti di alberi e radici, un pianoforte. Al solo tocco di un tasto, Eva viene trascinata in un sogno dai confini sfuocati, immersa nel ricordo di una nave piena di persone e una bambina che la osserva. Ma il sogno finisce in fretta, Eva viene svegliata dalla consapevolezza che la casa non è abbandonata: lì ci vive qualcuno, ovvero Armie (George Blagden) e Owen (Kevin Guthrie), due fratelli reduci di guerra che rimangono confinati tra le mura della grande casa, senza voler contatti con il resto del mondo.
La presenza di Eva non è ben accetta, per questo Armie la invita gentilmente ad andarsene e dimenticarsi tutto ciò che ha visto. Eppure, questo non sarebbe l’inizio di una grande storia se Eva non tornasse da Armie una seconda volta, per scoprire cosa succede in quella casa.
Il bello dei sogni
Il punto forte di The Land of Dreams è sicuramente la fotografia e la capacità di rende visivamente i sogni che Armie riesce a portare in vita. Il modo in cui il suo potere modella la realtà e soprattutto la grande casa in cui vive con Owen è notevole per un film italiano e che sa, invece, di grande produzione americana a cui sicuramente si ispira.
Le canzoni e le coreografie sono godibili e abbelliscono la trama senza però prendere il controllo. Un po’ statici alcuni movimenti nel caso degli attori principali che mancano di basi fondamentali del ballo, meglio invece l’ensemble attorno a loro. Le canzoni di The Land of Dreams, inoltre, risultano ben girate e sicuramente affascinanti per la scenografia e l’uso delle luci che le accompagna, regalando il giusto sentimento che la canzone vuole provocare.
Una scelta facile
The Land of Dreamsl intreccia in sé due diverse trame che contribuiscono a creare una struttura che appare solida. Da una parte, l’idea originale della vita di Armie, chiuso nella sua grande casa, capace di portare in vita il più grande sogno delle persone; dall’altra, un’idea già rivisitata nel mondo dei musical della ragazza povera in cerca di fortuna sul palcoscenico.
Sarebbe stato più interessante e innovativo cercare di concentrarsi sull’idea che ha portato alla creazione del personaggio di Armie, approfondirlo meglio e mostrare in modo esaustivo come si sia evoluto e come sia arrivato all’uomo che è in The Land of Dreams. Porre l’idea originale ai margini di una storia d’amore cliché nell’ampio panorama musicale – soprattutto americano – è stata un’occasione sprecata. Il potenziale della capacità di Armie di ricreare sogni sarebbe dovuto essere centrale, base strutturale della trama e motivo profondo di cambiamento dei personaggi.
Invece, The Land of Dreams segue il desiderio di notorietà di Eva che da lavapiatti al famoso ChooChoo Train Club desidera diventare una cantante di successo come la donna che aveva sentito cantare su quella nave piena di persone che rivede nel suo sogno. Un Rock of Ages in salsa anni ’20 che avrebbe invece dovuto spingersi un po’ più lontano e “avere il coraggio di sognare“.
Un cast sfaccettato
The Land of Dreams presenta un cast di attori italiani e internazionali che hanno accettato la sfida di registrare tutto il film in inglese, tra l’ottobre e il dicembre del 2019.
Tra tutti, è George Blagden che riesce a illuminare lo schermo, grazie anche alla sua esperienza nei musical sia al cinema che a Broadway. Blagden ha preso parte a Les Misérables di Tom Hopper come Grantair e ha recitato in Company nel 2018. La sua capacità canora e la sua abilità di reggere il palco ha reso ancor più interessante l’idea più affascinante del film.
Spicca anche Edoardo Pesce nel ruolo dell’antagonista, per quanto poco approfondito. La sua recitazione, accompagnata anche da Paolo Calabresi come suo scagnozzo, è naturale anche se in una lingua diversa e riesce a dare più carisma al suo personaggio.
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