Mercoledì 25 dicembre è andato in onda su Sky Atlantic l’ultimo episodio di The Loudest Voice – Sesso e potere. La miniserie è tratta dal libro The Loudest Voice in the Room: How the Brilliant, Bombastic Roger Ailes Built Fox News – and Divided a Country (2014), biografia del fondatore di Fox News Roger Ailes, scritta dal giornalista Gabriel Sherman (cosceneggiatore e coproduttore della serie).
La serie può vantare un team di nomi illustri, nel cast (Russell Crowe, Sienna Miller, Naomi Watts), come nella produzione (primo tra tutti Tom McCarthy, premio Oscar nel 2016 per Il caso Spotlight) e si è aggiudicata due nomination ai prossimi Golden Globe: Miglior miniserie e Miglior attore in una miniserie.
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The Loudest Voice la trama
The Loudest Voice prende il via nel 1995, anno in cui il produttore e PR Roger Ailes (Russell Crowe) viene scelto dal proprietario della News Corporation Rupert Murdoch (Simon McBurney) per fondare un nuovo network: Fox News. La serie copre un lasso temporale di vent’anni, procedendo attraverso la narrazione dei punti chiave della carriera di Ailes, legati a doppio filo ad alcuni degli eventi più significativi dell’America contemporanea. Manipolatore di persone e di notizie, Roger Ailes falsifica, altera, fabbrica storie. Alla Fox eventi quali l’attentato alle Torri Gemelle, l’elezione di Obama, la campagna elettorale di Trump non costituiscono fatti da documentare, ma occasioni per influenzare l’opinione pubblica e giocare un ruolo attivo nel mondo del potere, soprattutto in quello politico. Secondo Ailes «la gente non vuole essere informata. Vuole sentirsi informata».
Le amorali logiche televisive arrivano così a sovrastare l’etica dell’informazione ed Ailes, consapevole che «in America sono i telegiornali a dettare legge», fa del potentissimo mezzo della televisione uno strumento a proprio uso personale, imbottendo i notiziari di una non velata ideologia conservativa, razzista e misogina.
È proprio a causa della sua feroce e bestiale misoginia che Ailes si vedrà strappare dalle mani tozze e sudice l’impero da lui creato. Nel 2016, infatti, la conduttrice Gretchen Carlson (Naomi Watts) lo denuncia per molestie sessuali e, dopo di lei, molte altro donne della Fox si faranno avanti, causando il licenziamento del CEO.
Me Too e Donald Trump
Trattandosi di un biopic, è stata data molta importanza all’aspetto del “trucco e parrucco”. Soprattutto Russell Crowe e Sienna Miller (che interpreta Beth Tilson, la moglie di Ailes) hanno subito una trasformazione che appare persino esagerata. L’espressività dei due ottimi interpreti talvolta soccombe sotto il peso di un insieme di make-up, parrucche e protesi decisamente ingombrante.
Nonostante ciò, l’attore australiano regala un’interpretazione convincente, cogliendo appieno l’aspetto più importante del personaggio: il suo essere spaventoso. “La voce più forte” è infatti quella di Crowe/Ailes, che fa della prevaricazione il mezzo per la propria inarrestabile ascesa. E in quei momenti in cui la prevaricazione è di natura sessuale, The Loudest Voice sembra voler parlare a quelli che, nei tempi del Me Too, si mostrano scettici e malfidenti nei confronti delle donne, invitandoli a rivedere le proprie convinzioni.
“Personaggio non ufficiale” ma senza dubbio centrale della serie è Donald Trump. La sua vittoria alle elezioni del 2016, infatti, viene presentata come un prodotto della Fox, risultato dell’avventatezza e della lungimiranza di Ailes, indiscutibilmente abile nel captare i desideri del pubblico americano («Diamo al pubblico quello che vuole, anche se non sa ancora di volerlo»). Negli ultimi tre episodi, l’oggi presidente degli Stati Uniti appare molto spesso tramite i video di interviste, conferenze stampa, comizi tra i più controversi. The Loudest Voice denuncia così le conseguenze potenzialmente disastrose della (dis)informazione, vedendone l’incarnazione nella realtà politica contemporanea.
Cosa manca a The Loudest Voice
The Loudest Voice dedica all’esposizione dei fatti un’attenzione documentaria che va a scapito dell’approfondimento e dell’introspezione che sarebbero state necessarie per renderla una serie completamente riuscita. Parlando della Fox, rimane un mistero come un canale all news tanto potente abbia potuto diffondere per anni fake news, volgari offese e una propaganda politica profondamente sleale. Per quanto riguarda Roger Ailes, poi, sarebbe stato sicuramente interessante scoprirne caratteristiche inedite, profondamente personali, così da ottenerne un ritratto in linea con quelli dei migliori villain contemporanei: eterogeneo, complesso e a suo modo accattivante.
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