Il 18 dicembre è stata trasmessa l’ultima puntata di The Mandalorian 2, sulla piattaforma streaming Disney+. Con la puntata intitolata “Il salvataggio”, la serie ideata da Jon Favreau e prodotta da Lucasfilm ha raggiunto (purtroppo) il traguardo finale.
Le avventure del tanto amato duo Mando (Pedro Pascal) e Baby Yoda sono terminate nel migliore dei modi, regalandoci, nel complesso, una seconda stagione davvero degna di nota. Già in un articolo precedente, vi avevamo parlato dei primi due episodi e di come la stagione fosse cominciata.
E sebbene la seconda stagione sia iniziata nel migliore dei modi, la restante parte delle puntate hanno costituito un ulteriore upgrade. The Mandalorian 2 è stata in grado di dosare con il giusto equilibrio nuove ambientazioni e avventure, un ottimo fan service mediante i vecchi personaggi (anche quelli presenti nell’universo Star Wars) e, soprattutto, speculazioni del tutto nuove.
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Inoltre, la stagione è riuscita a colmare quella delusione causata dalla nuova trilogia cinematografica che aveva diviso i cultori della celebre saga, scatenando le più accese reazioni. Insomma, il bilancio è più che positivo e noi siamo felici di mostrarvelo.
«The Mandalorian 2»: tempo, luogo, azione, ripeti
Le puntate di The Mandalorian 2 seguono un unico ritmo: Mando arriva su un pianeta per un’informazione; il contatto gli chiede un aiuto; comincia la missione che termina nel migliore dei modi; il protagonista parte per un nuovo pianeta. Apparentemente, questa struttura tripartita può suscitare qualche dubbio sull’autenticità della stagione. Per quanto possa sembrare stucchevole, in realtà è il punto attraverso cui, gioco-forza, la serie riesce a dare il meglio di sé.
La seconda stagione di The Mandalorian, infatti, tende a rinnovarsi, non offrendoci più quel calco western-fantascientifico a cui ci aveva abituati nella prima stagione. Solo la prima puntata, “Lo sceriffo”, tende a riprendere quella struttura primordiale, per poi notare come le restanti puntate tendono a rinnovare il tutto.
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Le avventure che portano Din Djarin a trovare lo/la Jedi che potrà prendersi cura del piccolo Yoda sono inserite in un piano narrativo semplice, ma ricco di contenuti. È grazie ai suoi viaggi, al suo vagabondare per i pianeti, che Mando conosce i mandaloriani superstiti della Grande Purga, come, ad esempio, Bo-Katan Kryze (Katee Sackhoff), Koska Reeves (Mercedes Varnado) e Axe Woves (Simon Kassianides).
Ma, soprattutto, ritroviamo un mandaloriano per eccellenza: Boba Fett (Temuera Morrison), visto come un villain nell’universo Star Wars, la cui figura tende a riabilitarsi quando decide di servire la causa del suo collega, confermando come, in tempi passati, sia stato solo un comunissimo cacciatore di taglie.
Se la serie perde da un lato, ne guadagna da un altro. Le parti action sono più presenti e alcune di loro tengono lo spettatore ancorato alla sedia (o al divano). Gli scontri via terra e via spazio sono una pietra miliare della stagione, mettendo in evidenza sia l’incredibile varietà mediante cui sono condotti, sia la vera forza che risiede nei mandaloriani.
Il meglio della seconda stagione
Ma vi è di più. È possibile notare la componente stealth che fa da padrona a buona parte degli episodi. Momenti in cui osserviamo il protagonista compiere varie incursioni, quasi sempre aiutato da alcuni alleati e dalla incapacità delle Stormtrupper, che terminano in veri e propri assalti.
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Tutto questo riesce a donare una forte carica emotiva, in grado di coinvolgere lo spettatore per i quaranta minuti di durata degli episodi, prescindendo dal grado di conoscenza che si ha del mondo Star Wars. È chiaro: vi sono vari rimandi ai film delle rispettive trilogie, ma molti di questi rimandi sono semplici, conosciuti anche da chi non possiede un alto grado di sapere sul tema. Ciò che conta è il momentum della puntata e il forte carico empatico che riesce a donare.
Non mancano, ovviamente, i vari colpi di scena: i già citati mandaloriani superstiti, i quali, tra l’altro, hanno come scopo quello di fondare una nuova Mandalore; il già menzionato Boba Fett (che, tuttavia, si intravede a conclusione della prima puntata). Ma, soprattutto, veniamo a conoscenza del vero nome di Baby Yoda: Grogu.
Quest’ultimo è dotato di una immensa forza e di una potente volontà. Inoltre, come si evince dall’incontro che Mando ha con Ahsoka Tano (Rosario Dawson), ovvero una delle poche Jedi rimaste, egli verrà condotto presso le rovine di un Tempio Jedi su Tython, così da far ampliare i propri poteri, dimodoché uno dei potenti Jedi rimasti possa prenderlo in custodia e addestrarlo.
L’importanza dell’ultimo episodio
È con l’ultimo episodio che The Mandalorian 2 raggiunge davvero vette molto alte. Il nostro Mando è pronto a fare i conti con il temibile Moff Gideon (Giancarlo Esposito), il quale, nella puntata che precede, era riuscito a rapire il piccolo Grogu. Din Djarin, insieme ai mandaloriani e Boba Fett, irrompe nella nave avversaria, fa piazza pulita dei nemici che vi abitano e riesce a catturare il temibile generale dell’Impero.
Ma un nuovo pericolo incombe: i terribili Soldati Oscuri, macchine da guerra micidiali, impossibili da scalfire e sconfiggere. Sebbene preparati e pronti a sfidarli, il gruppo è consapevole che soltanto un miracolo li può salvare. E simile a un deus ex machina, questo giunge a bordo di un caccia X-Wing della Ribellione. Il miracolo è lo Jedi (di cui non sveliamo il nome!) che aiuterà il piccolo Yoda a usare e controllare la sua forza.
Nell’ultimo episodio, Favreau decide di inserire tutto il corollario descrittivo della serie. Azioni, incursioni, suspense sono i punti di forza di buona parte della puntata, che poi, sul finale, lasciano il posto alla zona più emotiva e sensibile. Mando, infatti, è costretto a separarsi dal piccolo Yoda. La sua crescita emotiva ha ormai raggiunto una vera e propria maturità, tanto che preferisce togliersi il casco e dimenticarsi momentaneamente del credo mandaloriano, così da farsi vedere in viso dal cucciolo, in modo che lo possa riconoscere, chissà, in futuro.
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Tuttavia vi è di più. A conclusione dell’episodio, precisamente dopo i titoli di coda, abbiamo un piccolo spezzone con protagonista Boba Fett. Su Tatooine, sul vecchio palazzo di Jabba The Hutt, preso in possesso dai vecchi seguaci sopravvissuti, giunge Boba Fett che uccide Bib Fortuna e si riprende il suo trono.
A conclusione possiamo dire che la qualità in The Mandalorian è davvero ottima. I legami con la trilogia storica funzionano del tutto. La serie poggia tutta se stessa nella narrazione, la quale cerca di ricamare spazi anche mediante i collegamenti con le altre pellicole, senza l’utilizzo (quasi eccessivo) del fan service. Il risultato è senza alcun dubbio trionfale.
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