fbpx
The Marvelous Mrs Maisel 4 Rachel Brosnham

The Marvelous Mrs Maisel 4, cronaca di una stagione che ha cambiato tutto

13 minuti di lettura

Chiamate un fabbro, hanno rotto Midge. La fantastica signora Maisel non funziona più. Episodi confusi, belli da vedere ma dedicati a comprimari resi protagonisti, mentre sul fondo si nasconde la più frizzante leader della tv. Tutto sotto controllo, “è solo una fase”. Forse la migliore, seppur ci obblighi a rinunciare per un po’ alla signora Maisel pronta a spaccare il mondo. Per un attimo, dopo il ritorno di The Marvelous Mrs Maisel 4 su Prime Video, abbiamo creduto che potesse essere tutto come prima. Ma sono stati due lunghi anni d’attesa, appesi a un finale di stagione senza precedenti. Ora manca qualcosa: il jazz sferzante di una battuta lanciata su piccoli schermi implosi nel colore. Ma questa serie non ha scuse, solo argomentazioni. E il suo finale è un valido motivo per capire che prima di ogni partita bisogna mescolare il mazzo. Andiamo con ordine. Dividiamo la quarta stagione in tre blocchi. La promessa, la smentita, il ritorno. Iniziamo, ecco perché The Marvelous Mrs Maisel doveva smettere di essere perfetta e rompersi un po’.

Leggi anche: The Marvelous Mrs. Maisel, dove eravamo rimasti? Il riassunto

La promessa di The Marvelous Mrs Maisel 4

Pochi minuti e sono già – di nuovo e meglio – gli anni ’60. Midge sul palco, Susie tra il pubblico. Poi la famiglia – gli strilli più esilaranti della tv moderna – con l’ex marito Joel alle prese con un nuovo amore, i suoceri e i figli abbandonati a un futuro certo di traumi e spese psicologiche.

I primi episodi della quarta stagione, sulla piattaforma dal 18 febbraio 2022, sono stati una follia televisiva. Un caos sotto controllo, un’overdose di pixel. Lo sketch della ruota panorama nel secondo episodio fornisce un modello: più che un ritratto, la quarta stagione è un nuovo numero di Where’s Wally?. Dov’è Midge? In mezzo a tutti, strattonata da vicende che la vedono per la prima volta come una buffa presenza o poco più. “I have a plan”, dice Midge mentre resta la più ferma delle figure in scena. Il padre Abe è ora critico teatrale, con i drammi e le sfide che ciò comporta, mentre Rose è impegnata in una scorsesiana avventura gangster contro il cartello delle matchmaker newyorkesi.

Siamo tornati all’inizio, all’appartamento che Midge era stata costretta ad abbandonare ma che con caparbietà (e i soldi del suocero) aveva riottenuto. Fino a qui, fino alla promessa, crediamo ancora alla svolta possibile. Questione di secondi, e Midge solcherà ancora i palchi di New York. La regia della Paladino torna a risplendere: mai così belli i piani sequenza, con scenografie più ridotte che in passato ma curate in ogni aspetto.

La smentita

Tutto bello, ma avete chiamato il fabbro? Davvero, hanno rotto Midge. La carta da parati e il virtuosismo amorevole della show runner Amy Sherman-Paladino sembrano non voler coprire più le crepe di una storia avviata alla fine.

Con la conferma di una quinta e ultima stagione, questi otto episodi sono la caverna più profonda mai affrontata da Midge. Il personaggio deve cadere, anzi: scomparire. E si sente, si vede! I colori e i contorni non elevano più la protagonista, bensì ne nascondono in ogni modo le sbavature di un trucco mai così posticcio.

Susie e Midge parlano sempre più per telefono, scelgono un’aggressività passiva al brio degli scontri precedenti. Abe e Rose aprono e chiudono archi narrativi, sopravvivendo a inchieste della CIA, poi litigando sul passato e infine tornando alle proprie questioni personali, come un ridente siparietto sitcom ma autonomo da Midge.

Anche se la tv ama farsi grande vendendosi al pubblico come cinema a puntate, la serialità ha regole e libertà: la prima impone il rispetto per il pubblico, la seconda invita a dimenticarlo. The Marvelous Mrs. Maisel 4 fa entrambe le cose. Dal terzo al sesto episodio Midge retrocede, avvolta nei panni multicolore che animano lo strip club illegale in cui ha deciso di esercitare illimitata libertà di parola. Ha un piano, un manifesto, un obiettivo. Alla prova dei fatti però scompare, e l’illimitata libertà di parola si esercita in un’inconsistenza di fatto che rende il personaggio mai così silenzioso.

Nel frattempo, a Susie muore un amico e decide di cambiare tutto (lei sì che si muove!), con tanto di ufficio a Manhattan e nuovi clienti. Quando la signora Maisel sembra tornare è solo per riproporre vecchi e abusati scontri. E quindi ecco il ritorno di Sophie Lennon, fantasma di una Midge superata, eppure ancora livorosa.

Viti e molle cadono sul tavolo, personaggio: rotto. Le premesse rivoluzionarie si disperdono tra la folla di personaggi più voraci di attenzione. Amy Sherman-Paladino cerca il limite. Scava nella fossa e prosegue decisa verso baratro. Raramente cade e, salvo qualche eccesso, questo esperimento in absentia di Midge funziona. Resta nell’ombra il sesto episodio, d’improvviso un goffo tentativo di rendere ogni personaggio metafora della condizione della donna. L’intera serie ha sempre abbracciato la questione con un’intelligenza silente, senza ricorrere mai a testi didascalici e ridondanti: in un eccesso di disequilibrio, la Paladino cede a un episodio più naive, puntellato da ridondanze superflue. Una piccola macchia in una sceneggiatura altrimenti sperimentale ma riuscita.

Il ritorno (con schiaffo)

Emblematico: sotto l’effetto della potente ipnosi indotta dal mago di Susie (personaggio tra il reale e l’immaginato) Rose ripropone per intero il nuovo spettacolo di Midge. La prima volta che lo sentiamo è per bocca di altri. Al personaggio è tolto tutto; persino la commedia. Le battute della Rose-Midge tornano a colpire la platea di amici e parenti, di nuovo turbati dalla sfacciataggine – indiretta – della standup comedian. Non abbiamo ricordi di una Née Lehman così perfetta. I tempi, le smorfie, il tono: è una Midge migliore dell’originale.

“Siamo tutti legati”, dirà poi la madre. Se Amy Sherman-Paladino si fosse fermata qui, la smentita indicherebbe nella sua interezza The Marvelous Mrs Maisel 4. Ma uno strappo tale dall’origine, con il protagonista espropriato d’ogni personalità, ridotto a comprimario, non può celarsi dietro gli escamotage della tv più piccola e meschina. Quella di The Marvelous Mrs. Maisel 4 non è stata un’indagine ai confini della storia, tanto per solleticare le ulteriori curiosità dei fan (chi non ha sempre sognato un po’ di Abe in più?). La sensazione, giunti alla fine, è invece che si sia voluto giocare a tal punto con la serie da mimetizzare gli episodi con la protagonista.

L’incontro romantico tra Lenny e Midge è un ritorno alla sceneggiatura affilata e intelligente: la comica si proclama e non si dichiara. Uno dei dialoghi migliori della serie, questo sì capace di accerchiare i temi cari a The Marvelous Mrs Maisel.

I need you to look me in the eye first and primise that you will never, ever forget, that I am very, very funny. I am serious Lenny.

La conferma arriva con ferocia all’episodio conclusivo. Bello, brutale, efficace. Amy Sherman-Paladino affonda le unghie: abbiamo assistito a una distorsione. Compare Lenny Bruce e soffia sulle falsità di Midge. Si stava nascondendo. E a questo abbiamo assistito, in un ribaltamento di equilibri che sottolinea ancora una volta come The Marvelous Mrs Maisel non sia un bel fermacarte lucidato a nuovo, ma una serie consapevole e solida, capace di giocare con il mezzo televisivo e di fare ciò che a pochi riesce: sfruttare i tempi lunghi a proprio favore. Tra una Midge assente e una confusa, i personaggi riportati al centro hanno sorretto il gioco con tenacia. Il dialogo tra Abe e Shirley è difficile e sofferto, possibile solo dopo una stagione così anomala.

Ora però bisogna tornare alla realtà, serve lo schiaffo. La caverna più profonda è stata scoperta, si torna in superficie. In piano sequenza seguiamo Lenny Bruce sino al palco del Carnegie Hall, dove Midge è costretta ad affrontare la fuga inscenata sino ad ora. Da questo punto di vista, lo strip club è un purgatorio, un luogo di attesa. D’altronde per la legge nemmeno esiste, le ricorda Lenny. Per un’ultima volta prova a scappare. Lenny la ferma: “Do not make this about me. This is about you”. La quarta stagione ci regala un Lenny libero dalla folla di amici e parenti sfruttati a mo’ di scudo da Midge, immune al meccanismo che per otto puntate ha imbrogliato anche noi.

Lenny: Don’t you want to be here? Don’t you wanto to know a thousand menta patients braved a fucking snowstorm to see you? That should be the goal.

Midge: How do you know it’s not?

Lenny: Because you’re not gonna get here hiding yourself away in a club that technically doesn’t exist.

Midge: I’m not hiding

Come una Scarlett Witch da Wanda Vision, Midge ha trasformato la serie in un mondo parallelo e ipnotico, dove le piccole vicende vincevano su di lei. Adesso osserva il teatro vuoto, poi esce e affronta al bufera. Migliaia di puntini bianchi la inseguono sino a nasconderla: il suo sogno realizzato. Rottura. L’abisso. Riemerge: è tornata. Davanti a lei un cartello urla “Go Forward”. Un altro finale perfetto.

Non poteva iniziare meglio la quinta stagione. Abbiamo superato il confine, non si torna indietro. Hanno rotto Midge. Fari puntati sulla nuova fantastica signora Maisel.


Seguici su InstagramTik TokFacebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club

Studente di Media e Giornalismo presso La Sapienza. Innamorato del Cinema, di Bologna (ma sto provando a dare il cuore anche a Roma)e di qualunque cosa ben narrata. Infiammato da passioni passeggere e idee irrealizzabili. Mai passatista, ma sempre malinconico al pensiero di Venezia75. Perché il primo Festival non si scorda mai.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.