Distribuito da Universal Pictures al cinema dal 21 aprile, The Northman è un viaggio visionario, un’epica odissea fra vendette, vichinghi semi-nudi e una notevole quantità di pathos. Un film difficile che Eggers ha saputo trasformare in qualcosa di assolutamente visionario e ambizioso, unendo in maniera magistrale un cast stellare – fra gli attori protagonisti Anya Taylor-Joy, Alexander Skarsgård, Nicole Kidman e Ethan Hawke – e la storia – già complessa – dell’Amleto shakespeariano in chiave norrena.
The Northman ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo con i suoi spettacolari paesaggi e la maniacale cura per i dettagli. Girata fra i ghiacci dell’Islanda, nella lussureggiante Irlanda e fra i resti celtici dell’Irlanda del Nord, la pellicola ha raggiunto un livello di accuratezza storica straordinario.
Indubbiamente, merito anche dell’attenzione del regista Robert Eggers, il quale si è guadagnato la reputazione di essere un pignolo per i dettagli a cominciare da The Witch del 2015 e The Lighthouse del 2019.
Ma cosa si cela dietro il successo di The Northman? Cosa lo ha reso così speciale? Oltre ad un cast a dir poco eccezionale, un enorme lavoro è stato fatto da tutti gli operatori che spesso si tendono a dimenticare guardando un film: gli scenografi, fotografi, addestratori, costumisti e tantissimi altri ancora.
Curiosità e accuratezza storica di The Northman
Guardando le due ore e mezza (più o meno) del film sembra di essere trasportati in un’epoca lontana in tutto sembra incontaminato e primordiale. Violenza e magia si intrecciano per decidere il destino di un uomo.
E poi capita di vedere una scena così dettagliata da far sorgere spontanea la domanda: ma sarà vero? Beh, la risposta non può che essere “il più veritiero possibile” data la passione per la storia del regista, senza contare che egli stesso in un’intervista ha detto:
Volevo poter essere in grado di vedere il loro mondo materiale con tutte le possibili similitudini e articolare la mente dei vichinghi sullo schermo senza giudizio. È stato laborioso ma divertente!
Un esempio? Basti pensare al primo piano della valchiria nel trailer di The Northman. Impossibile non notare qualcosa sui denti della donna: quello che a prima vista sembra un apparecchio, in realtà è un “tatuaggio” sui denti che i vichinghi facevano come ornamento.
La troupe di Eggers, infatti, si compone anche di archeologi, storici ed esperti di mitologia norrena che hanno affermato come i questi popoli fossero molto orgogliosi del loro aspetto e tenevano particolarmente alla cura del corpo. Scavavano, quindi, i loro denti in bande orizzontali sull’arcata superiore: attualmente la teoria più attendibile è che quei solchi fossero riempiti di smalto colorato, probabilmente si trattava sia di un simbolo di orgoglio sia di un modo per spaventare i nemici. William Fitzhugh, antropologo e direttore dell’Arctic Studies Center presso il Museo Nazionale di Storia Naturale Smithsonian di Washington, USA, ha spiegato:
Sappiamo che i Vichinghi erano orgogliosi del loro aspetto, si pettinavano i capelli e stiravano i loro vestiti con pietre calde. Se riempiti di pigmento, quei solchi avrebbero reso i guerrieri vichinghi ancora più terrificanti per i monaci cristiani e gli abitanti degli altri villaggi
Le scelte linguistiche
Vichinghi = popolo di bruti violenti. Muscoli, sangue e sesso sono le immagini che più di frequente ricorrono nell’immaginario comune degli spettatori profani. E invece no.
Lo stesso regista ha avuto modo di imbattersi e scoprire la meraviglia della loro poesia. Quella vichinga è una civiltà ricca e complessa, fatta di arte meravigliosa, fusione culturale e religiosa, tecniche evolute, costumi elaborati e codici di onore e giustizia: l’ambizione – forse – più grande di The Northman era il non voler essere “l’ennesimo” film sui Vichinghi, ma il film definitivo. È per questo che Eggers ha consultato il poeta e scrittore islandere Sjón.
Avrei voluto che il film fosse tutto nell’antica lingua norrena ma per motivi economici lo abbiamo dovuto realizzare in inglese. Abbiamo lasciato la lingua originale nelle parti relative ai rituali mentre gli schiavi parlano un proto-ucraino. Io e Sjón abbiamo cercato di utilizzare un’inglese che suonasse come una buona traduzione del linguaggio del tempo
Le scenografie di The Northman
Con un budget iniziale di soli 65 milioni di dollari – film costato poi fra i 70 e i 90 milioni – Robert Eggers ha fatto un pazzesco lavoro di ricostruzione minuziosa non solo della cultura, usi e costumi vichinghi, ma anche degli spazi in cui The Northman è stato girato.
Il team del film ha fatto di tutto per rendere i set il più autentici possibile. Sono stai realizzati da zero i cottage per i tessitori, una porcilaia, case esterne, alloggi per gli schiavi, l’esterno della longhouse, l’officina del fabbro – tutto basato sui riferimenti storici chiariti con gli accademici vichinghi e sotto l’attenta supervisione del set decorator Niamh Coulter.
Si trattava di un’enorme costruzione di case in erba per un insediamento a Knock Dhu, a circa 40 minuti da Belfast. Originariamente doveva essere girato a metà marzo, ma con la chiusura abbiamo finito per girare qui nel tardo autunno. Era un set incredibilmente impegnativo – una strada d’accesso molto ripida e ventosa, completamente remota, e un antico cimitero esistente con molte restrizioni per costruire, scavare, piantare, ecc. Il tempo era atroce in generale – nei giorni peggiori avevi bisogno di almeno due set di attrezzatura completa per la pioggia. Era squallido
Sfidando il meteo, l’impervio territorio irlandese e gestendo una fattoria. Tutti gli animali, infatti, che si vedono nel film avevano alloggi adiacenti al set per ridurre al minimo i loro spostamenti. Portati dall’addestratore di animali, Kenny Gracey, che nel corso di sei mesi ha anche addestrato un toro, Coolie, a tirare il carrello per l’arrivo a Hravnsey all’inizio del film.
A proposito delle scenografie di The Northman, Niamh Coulter ha commentato
Robert Eggers voleva che questo set fosse il più reale e grintoso possibile. Abbiamo fatto di tutto per ottenere la giusta quantità di fango. Questo è diventato un po’ un tema: il fango, la pioggia, lo sporco. Tutto ciò contribuisce alla struttura del film, anche se le condizioni di lavoro sono orribili. Per gran parte del set di Land of the Rus eravamo immersi fino alle caviglie. È l’unico film a cui ho lavorato in cui non abbiamo mai voluto le previsioni del tempo
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