The Point Men

The Point Men, la regista Yim Soon-rye svela i retroscena del film

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Ospite del Florence Korea Film Fest è stata anche Yim Soon-rye, regista di film di successo come Waikiki Brothers (2001) e Little Forest (2018), quest’ultimo distribuito anche nelle sale italiane. Il suo ultimo lavoro è l’action movie The Point Men, che vanta nel cast il veterano Hwang Jung-min e Hyun Bin (noto protagonista di Crash Landing on You) e su cui la regista ha volentieri condiviso qualche aneddoto, sia durante una Masterclass che dopo la sua proiezione in sala.

La trama di The Point Men

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Quando un gruppo di ventitré missionari sudcoreani viene catturato dai Talebani in Afghanistan, il governo invia sul posto Jung Jae-ho (Hwang Jun-min) e altri diplomatici per negoziare i termini del loro rilascio. La precarietà della situazione richiederà l’intervento di Park Dae-sik (Hyun Bin), un agente speciale del NIS con alle spalle una significativa esperienza sul campo.

Qualcuno potrebbe definire The Point Men un’americanata, e con una serie di solide motivazioni a supporto. Prima di tutto, la trasposizione della solita dinamica conflittuale tra due agenti con diverso approccio e background che, col tempo, muta in stima reciproca e in amicizia; altra tematica ricorrente l’importanza di una singola vita rispetto alla reputazione di un paese intero, quesito scottante alla base di diatribe tra governi e non solo tra rappresentanti di controparti. Scontata anche la qualità degli effetti visivi della pellicola, che la rendono visivamente incontestabile come ogni altro action movie ben realizzato.

The Point Men, un’americanata parziale

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Tra i membri del cast, parlando di americanate, Hyun Bin sposta decisamente l’ago della bilancia: pur dimostrando di non essere solo il tipo da K-drama, l’attore fallisce nello staccarsi di dosso quell’etichetta a causa di una massiva commercializzazione del suo personaggio, non sono dal punto di vista della fisicità ma anche del modo di agire. Il suo è il classico bad boy con alle spalle un’esperienza traumatica, a cui si riserva un finale degno di un film commerciale di serie B al posto di una conclusione scioccante, ma più realistica, che avrebbe permesso a Dae-sik di fare il salto di qualità.

The Point Men in fin dei conti è un’americanata parziale, scenario di equilibri precari e operazioni diplomatiche largamente più tensive di una qualunque sparatoria. L’ultimo lavoro di Yim Soon-rye è un efficace strumento divulgativo di un episodio la cui conoscenza è imprescindibile, anche per chi con certe situazioni non ha nulla a che fare nel quotidiano; a svalutarlo contribuiscono certe dinamiche stereotipate e le scene d’azione degne figlie di un signor budget, ma fini a se stesse.

Il film di Yim Soon-rye è un buon prodotto mainstream ispirato a fatti realmente accaduti che purtroppo non rappresentano un caso isolato, e quindi simile a tanti altri per forza di cose; ma proprio come quei tanti il film resta necessario, vista la gravità degli eventi che racconta e la necessità di renderli noti su scala internazionale. Pur non potendosi dire eccezionale, The Point Men è efficace a livello mediatico e favorisce una presa di consapevolezza delle grandi masse; non tra i titoli che un cinefilo inserirebbe nella sua top 10, ma tra quelli che possono divertirlo la sera sul divano di casa, ed essergli utili per informarsi su ciò che accade nel mondo.

Yim Soon-rye parla di The Point Men durante la Masterclass

yim soon-rye masterclass

Nella cinematografia sudcoreana i ruoli secondari vengono spesso sacrificati. Io prediligo l’equilibrio tra gli attori, così come tra le diverse squadre della produzione.

Yim Soon-rye al Florence Korea Film Fest

Come la maggioranza delle pellicole incentrate su tematiche così delicate, The Point Men non è stato di semplice realizzazione; delle difficoltà incontrate durante le riprese la regista Yim Soon-rye non fa affatto mistero: “Abbiamo iniziato a girare più o meno all’inizio della pandemia, in Giordania, e sapevamo che accedere liberamente ai set sarebbe stato piuttosto complicato. Per fortuna la regina è una grande fan di Hyun Bin e ci ha concesso di girare dove più ci aggradava”.

Ma neanche una regina può controllare le temperature che, a quanto riferito dalla regista, mettevano a dura prova sia la troupe che gli attori: “Ci hanno consigliato di ingaggiare centocinquanta comparse per le scene che ne richiedessero solo cento, prevedendo che ne sarebbero svenute almeno cinquanta […]. Più volte Hwang Jung-min è diventato talmente rosso da essere fermato dalla polizia per sospetta ubriachezza”.

Anche il problema della lingua non è stato banale soprattutto per l’attore Kang Ki-young, volto dell’interprete, che ha dovuto esercitarsi intensamente con il pashtu. “The Point Men è ambientato in Afghanistan, ma noi abbiamo scelto di girare in Giordania dove non si parla nessuna delle due lingue ufficiali afghane”, ha dichiarato Yim Soon-rye, costretta a servirsi di attori di origine afghana residenti in America come il volto del capo dei talebani Fahim Fazli (comparso in Iron Man e G.I. Joe-La Nascita dei Cobra).

Proprio degli attori, in verità, il pubblico del Florence Korea Film Fest desiderava sapere di più. Con Hwang Jung-min la regista aveva già lavorato per Waikiki Brothers: “Non sarà molto di bell’aspetto, ma è un attore incredibile con energia da vendere”; con Hyun Bin, Yim Soon-rye ha collaborato invece per la prima volta, essendo perfettamente a conoscenza della sua reputazione da re dei K-drama: “The Point Men mostra un lato di lui mai visto, che non ha nulla a che fare con le storie romantiche […]. Tra l’altro credo che questo film sia il primo in cui non dice neanche una parolaccia”.

Proprio Hyun Bin è protagonista di molte scene d’azione ben realizzate la cui presenza in The Point Men, a detta di Yim Soon-rye, si deve al budget enorme stanziato per il progetto, più di quindici volte maggiore di quello avuto a disposizione per Little Forest: “Il budget è un fattore determinante per la definizione delle caratteristiche di un film […]; nel caso specifico di The Point Men, ho cercato di portare sullo schermo il tipo di azione che il pubblico si aspetta da una produzione di questo calibro”.

Un film che quindi vive dei suoi protagonisti, ma anche di ognuno dei suoi artefici. Per Yim Soon-rye il cinema è un organismo vivente dove ogni cellula è in continua comunicazione con le altre; non è un caso, insomma, se The Point Men, nonostante i suoi punti bassi, riesce a donare un intrattenimento universale in grado di accontentare qualsiasi tipo di gusto.


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Classe 1996, dottoranda in Ingegneria Industriale all’Università di Napoli Federico II, il cinema è la mia grande passione da quando ho memoria. Nerd dichiarata, accanita lettrice di classici, sogno di mettere anche la mia formazione scientifica al servizio della Settima Arte. Film preferito? Il Signore degli Anelli.

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