In una casa buia, ad un tavolo, delle ragazze conversano in irlandese – una lingua che non si sente spesso – e si zittiscono appena arriva un uomo. Diversa è Cáit, figlia di questa famiglia numerosa in cui un nuovo nascituro è in arrivo, sempre in silenzio e con lo sguardo basso. The Quiet girl, titolo originale An Cailín Ciúin e disponibile nelle sale italiane dal 27 febbraio, è il film d’esordio di Colm Bairéad ed è il primo film della storia in lingua irlandese candidato agli Oscar come Miglior Film straniero.
Tratto dal racconto Foster di Claire Keegan, il film racconta la storia di Cáit, una ragazzina trascurata dai genitori che passa l’estate a casa della cugina della madre e di suo marito per alleggerire il peso economico della sua famiglia di origine.
The quiet girl, la bambina invisibile
Il film è ambientato nell’area Gaeltacht, uno dei distretti dove si parla il gaelico irlandese, e gli anni 80’ sono un periodo chiave per questa zona dell’Irlanda povera, cattolicissima e profondamente patriarcale. Un racconto così particolare, data lingua e luogo, ma allo stesso tempo universale. Un’universalità che trova appiglio nell’atmosfera fiabesca del ritiro di Cáit e nella silenziosità del film. Bairéad si focalizza sul raccontare silenziosamente il dolore di due famiglie, un dolore narrato da immagini che rimangono impresse nella mente dello spettatore. Nella prima scena del film Cáit si nasconde nell’erba alta, è una persona invisibile che, nei momenti peggiori, non sa fare altro che correre via.
In Cáit si mostra una vulnerabilità che nessun compagno di scuola, sorella o genitore sembra voler raccogliere. Una vulnerabilità che troverà la sua ragione d’essere nella casa di Eibhlín e Séan: La donna la accoglie da subito, facendole indossare persino gli abiti del figlio scomparso, e costruisce con lei un’intimità che la bambina non aveva mai avuto con sua madre. Più difficile è il rapporto con Séan che ignora la ragazza, un indizio che le fa dubitare della coppia. C’è un segreto in quella casa pittoresca e colorata e il silenzio non lascia spazio alle spiegazioni, al perdono e alla commiserazione.
L’estate procede e Cáit rinasce completamente, è più felice e persino Séan abbassa la guardia. Il trio familiare è formato e niente sembra possa rompere questa delicata unione. All’improvviso la morte del figlio dei Cinnsealach viene svelata nel tepore della loro macchina, lì la bambina conosce il dolore dei suoi protettori in un momento delicato che non cambia il ritmo della storia. Un guizzo narrativo svelato attraverso gli occhi e le movenze dei personaggi, mai urlato e sempre messo in scena delicatamente. La bambina inizia a svelarsi, impara a camminare di nuovo e comincia a correre non per fuggire ma per tornare sempre alla fattoria che è diventata “casa” per lei.
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The quiet girl, una piccola grande storia
Le varie inquadrature dall’altezza di Cáit ci immergono nel mondo della ragazzina e nel modo in cui lei vede le cose. La semplicità e linearità della storia dà spazio agli sguardi e ai gesti della bravissima Caterine Clinch che con i suoi grandi occhi mostra una vulnerabilità fuori dal comune.
The quiet girl mette in scena una storia semplice con una morale tanto ordinaria quanto illuminante in tempi oscuri come questi: Si può trovare una famiglia in completi sconosciuti e non si deve mai perdere la speranza di avere e dare amore. Grazie anche alla scenografia dettagliata di Emma Lowney, i costumi di Louise Stanton e la fotografia di Kate McCollough, The quiet girl è una storia piccola che riguarda una persona piccola ma potente e che fa breccia nello spettatore.
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