Disponibile nelle sale italiane a partire dal 1 febbraio, e prodotto da A24, The Warrior – The Iron Claw è incentrato sulla famiglia Von Erich, storica dinastia nel mondo del wrestling, inserita nel 2009 nella WWE Hall of Fame. Scritto e diretto da Sean Durkin, il film vanta un cast d’eccezione, che comprende, oltre a Zac Efron, attori del calibro di Jeremy Allen White, fresco vincitore del Golden Globe per The Bear, Harris Dickinson, reduce dal successo di Triangle of Sadness, Lily James, Holt McCallany e Maura Tierney.
Tratto quindi da una drammatica storia vera, The Warrior – The Iron Claw ci mostra il volto oscuro dell’ossessione, tra successo, competitività, mascolinità tossica e un’incombente maledizione che pende come una scure sulle teste dei Von Erich. Dopo The Wrestler, di Darren Aronofsky, e il più recente Cassandro, con lo splendido Gael García Bernal, torna sul grande schermo una pellicola che, esattamente come le suddette, si serve del wrestling per concentrarsi in realtà su un racconto più intimo, mettendo al centro della narrazione i drammi interiori dei propri protagonisti.
The Warrior – The Iron Claw, tra wrestling e drammi familiari
Quella della famiglia Von Erich è una storia a cui si fa fatica a credere. Una storia la cui trasposizione sul grande schermo risulta inevitabilmente complicata, perché intrisa di un dolore così tangibile, di un destino talmente infausto, che la drammaticità, la tragicità della pellicola, rischia di sembrare esasperata. È comprensibile che, durante la visione di The Warrior – The Iron Claw, si insinui in noi questa sensazione, ma è altrettanto indispensabile, per comprendere nel profondo quel dolore che ci appare così amplificato, sapere che, in realtà, la trasposizione di Sean Durkin è addirittura edulcorata.
Sì, perché Fritz Von Erich, patriarca della famiglia e centro gravitazionale del film – nonostante non sia il protagonista -, di figli ne aveva sei. Kevin, Kerry, David e Michael fanno parte della storia raccontata da Sean Durkin, così come Jack Jr. – il maggiore -, scomparso prematuramente all’età di sei anni. Il sesto è Chris, che molto probabilmente il regista ha scelto di escludere temendo proprio la suddetta percezione dello spettatore.
Quattro figli, un padre ossessionato dalla competitività e il wrestling. Fritz è stato un infatti wrestler di tutto rispetto, e quella dei Von Erich è una dinastia che deve essere necessariamente portata avanti dai figli, per riuscire laddove il padre ha fallito: ottenere la cintura di World Heavyweight Champion. L’ossessione di Fritz diventa l’ossessione dei figli. Il desiderio di compiacerlo la loro massima ambizione. “Non avrai altro Dio all’infuori del wrestling”. Sarebbe questa la frase incisa sulla porta dei Von Erich. La porta per un imminente inferno.
E allora, uno dopo l’altro, Kevin, Kerry, David e Michael si avvicendano sul ring. Sognando finalmente di brandire quella cintura. Ma la competitività non è l’unica ossessione della famiglia. C’è qualcos’altro che attanaglia le loro vite. Una profonda oscurità che fa da contraltare alla luce dei riflettori. Una maledizione, che quel cognome porta con sé, e che anni dopo la morte del piccolo Jack Jr., torna a sconvolgere le loro esistenze.
Maledetta figura paterna
Come abbiamo sottolineato precedentemente, il fulcro intorno al quale ruota la narrazione di The Warrior – The Iron Claw, e chiaramente anche la storia della famiglia Von Erich, è proprio Fritz, nonostante la pellicola si sviluppi in realtà dal punto di vista di Kevin, interpretato da Zac Efron. È lui che, come un burattinaio, manovra le vite dei figli a proprio piacimento. Una figura ingombrante, ma paradossalmente assente, distaccata, disumanizzata.
Sean Durkin si serve del wrestling come espediente per raccontare in realtà una straziante storia familiare, tant’è che la componente sportiva non risulta mai particolarmente centrata, diversamente da quella umana. The Warrior – The Iron Claw trova infatti la propria linfa vitale all’interno delle dinamiche familiari, nell’affascinante ma malinconica introspezione dei personaggi, nella figura di Kevin, soprattutto, e nella sua crescente consapevolezza della voragine emotiva che il padre ha creato all’interno del nucleo familiare. E da questo punto di vista è necessario sottolineare non tanto l’impressionante trasformazione fisica di Zac Efron, quanto piuttosto lo splendido lavoro effettuato sulla caratterizzazione del personaggio.
Perché se il centro nevralgico della narrazione è Fritz, il cuore pulsante della storia è indubbiamente Kevin, ed è proprio su questa dicotomia che si sviluppa la seconda metà di The Warrior – The Iron Claw. Mentre il susseguirsi di tragici eventi che colpiscono la famiglia Von Erich conducono il film verso una ripetitività che porta con sé quella sensazione di esasperazione sopraccitata, è l’introspezione di Kevin la chiave di volta della pellicola. Immerso nel proprio dolore, sarà lui a comprendere quanto quella maledizione che lo ossessiona più di ogni altra cosa, non risieda in realtà nel cognome, ma abbia piuttosto un nome e cognome. “Tutti piangono papà”.
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